Next-Level, un momento del progetto a Torino
Un progetto sta coinvolgendo un migliaio di studenti delle scuole medie di tre quartieri di Torino: Aurora, Lucento e Barriera di Milano. Tre aree fragili della città. Si chiama 'Next-Land'. È un percorso complesso, costruito attorno alle materie 'Stem': science, technology, engineering and mathematics. Le si esplora tramite l’arte, ma non solo, anche l’economia, l’architettura, la frequentazione dei laboratori del Politecnico. E con l’aiuto di un potente immaginario narrativo, quello di Flatlandia, inventato nel 1884 dal reverendo Edwin Abbott Abbott. Un lunedì mattina siamo con una classe che va al Mao, il Museo di arte orientale. Il laboratorio si chiama: 'Nulla è come sembra, nemmeno i colori'. Ragazzi e ragazze indossano le magliette blu del progetto. Tutti hanno la mascherina. Passano davanti al termoscanner. Si igienizzano le mani. Sono attenti a ogni indicazione. Le referenti della didattica del Mao li invitano a sedersi di fronte al Giardino Giapponese. Una dottoranda del Politecnico parla di colori. Spiega che la percezione del colore è soggettiva e si basa sull’esperienza. Finita l’introduzione saliamo al piano superiore. I ragazzi lasciano gli zaini nell’atrio: il museo è tutto per loro. È una bella sensazione avere un museo tutto per sé. Divisi in gruppi usano un colorimetro per misurare il colore esatto della pietra usata per scolpire una testa del Buddha, che, a naso, definiremmo rosso mattone. Loro trovano una sigla fatta di molti numeri e la confrontano con una tabella: è quello il nome esatto del colore. Il tema della percezione e dei punti di vista dell’osservatore sono l’elemento di connessione con Flatlandia, l’universo piatto creato dal reverendo Abbott che Next-Land usa come base narrativa. Abbott voleva mettere il lettore di fronte a questo quesito: E se oltre alle tre dimensioni che l’uomo percepisce ce ne fosse una quarta? Lui parlava di Dio, ovvio. Era un uomo di chiesa. Ma le escursioni in altri mondi, come quello a due dimensioni immaginato nel romanzo, o quelli sperimentati scomponendo la luce, mettono i ragazzi di fronte a ogni tipo di mistero, anche al mistero della scienza.
«Il nostro primo progetto – racconta Caterina Corapi, Presidente di Next-Level, a cui fa capo il progetto – è stato Proud of you, a Scampia. Un campo estivo tra musei, parchi e mare per imparare la matematica e l’italiano. In quella occasione abbiamo conosciuto la Fondazione Vodafone, che ci ha chiesto di progettare un intervento analogo, ma sulle discipline 'Stem', con una attenzione particolare alle ragazze e al gender gap». Mentre Next-Level muoveva i primi passi a Napoli, Mariachiara Guerra, futura project manager di Next-Land, iniziava a lavorare a Torino con i bambini di Aurora, Lucento e Barriera di Milano. «In questi quartieri c’è la riserva aurea della città – dice – perché qui c’è la maggior concentrazione di bambini e ragazzi. Molte famiglie giovani, con genitori migranti e figli nati in Italia». Ragazzini che come diceva Danilo Dolci per crescere hanno bisogno di essere sognati. Ma non soltanto dalle famiglie, o dalla scuola. Dalla società intera. Che deve farsi carico della propria missione educativa a ogni livello. Alcuni giorni dopo, un sabato mattina, incontriamo alcuni ragazzi che hanno preso parte al progetto. Giulia, David, Nada e Priscilla. Dodicenni di origini composite, Romania, Marocco, Gana, Italia, con la meraviglia negli occhi. David vuole fare ingegneria aerospaziale: uno degli esperimenti che gli è piaciuto di più è stato quello allo Spazio 211, che aveva a che fare con i buchi neri. Nada è rimasta colpita dal Museo del risparmio: «Ho scoperto che la matematica può anche essere divertente» dice. Giulia non ha dubbi: «Mi sono divertita molto al Parco d’arte vivente e al Politecnico, dove abbiamo fatto degli esperimenti di chimica». Priscilla invece ricorda il lavoro sui colori fatto al Mao. Non ha deciso quale scuola frequentare alle superiori, ma mettendo insieme i pezzi, chiacchierando, capiamo che forse, un giorno, una cosa tipo architettura potrebbe interessarle. Si sono divertiti. Se ti diverti, se ti appassioni, sei più attento e più disponibile ad apprendere. Ogni attività, ogni esperimento di Next-Land è pensato come un gioco o come una sfida. Ma ad avere di fronte una sfida sono i ragazzi con la scuola e la società intera. La sfida è liberare l’apprendimento dalla dimensione penitenziale aprendolo, come diceva Abbott, alla quarta. Che secondo Giulia e i suoi compagni, è chiaramente la gioia.