venerdì 8 novembre 2024
Esce “Passo_01”,il primo album da cantautore del paroliere di Guccini, Mina, Mengoni, Ranieri e autore del testo di “Occidentali’s Karma” di Gabbani
Il cantautore Fabio Ilacqua

Il cantautore Fabio Ilacqua - Riccardo Bellei

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«Lavorare la terra ti fa capire la vita vera e come cambia il mondo a partire dal clima. Bisognerebbe che tutti venissero in campagna ». Fabio Ilacqua, cantautore, paroliere, arrangiatore e pittore, è uno che non ama i riflettori, coltiva la sua terra in un paesino in provincia di Varese, ama la vita semplice, la filosofia, le buone letture davanti a un bicchiere di vino e non ha il cellulare. Quindi se lo vuoi intervistare o sali al paese o lo cerchi al fisso. «Sono un uomo del Seicento, vado di persona a parlare con i miei amici, non ho il cellulare, non ho sovrastrutture – spiega Ilacqua ad Avvenire –. Non sono snob, è che non riesco ad avere a che fare con certi meccanismi, piuttosto cerco di avere un contatto con le persone. Dipende da che visione del mondo pretendi». Una visione che il cantautore letterato ha ben espresso nel suo testo di maggior successo, quello di Occidentali’s Karma, canzone scritta con Francesco Gabbani che vinse il Festival di Sanremo 2017 (e chissà che la coppia non tenti il bis a febbraio all’Ariston...). Tutta la profondità e l’ironia del “poeta contadino” come lo chiamano, emerge anche in altri successi come Amen sempre di Gabbani o Lettera di là dal mare, ballata sulle migrazioni che portò a Massimo Ranieri il Premio della critica Mia Martini a Sanremo 2022. Tema riaffrontato con Marco Mengoni per cui Ilacqua aveva scritto The damned of the heart (I dannati della terra) perché «io stesso, figlio di migranti da Sicilia e Calabria andati al nord per lavoro, da ragazzino ho vissuto quel tipo di razzismo ». Senza contare le collaborazioni con Francesco Guccini («un punto di riferimento come si legge Socrate» dice), Ornella Vanoni, Loredana Berté, Mina, Adriano Celentano.

Ora però Fabio Ilacqua, a 49 anni, è pronto a debuttare con la sua opera prima, Passo _01, un album di 9 tracce che è un viaggio cantautorale introspettivo tra venature pop, rock ed elettroniche, in uscita venerdì 11 ottobre per Bmg. Un’opera ricca di significato e di qualità musicale, in cui la voce calda e ruvida di Ilacqua (che ha scritto, arrangiato, suonato e coprodotto l’album) esplora le sfumature dell’uomo. « Passo_01 è una tecnica di ripresa cinematografica che fotografa un oggetto spostato a ogni cambio di posizione, in modo che la proiezione in sequenza delle immagini dia l’illusione del movimento» racconta Ilacqua: «Mi piace immaginare ogni brano di Passo _01 come un fotogramma a sé a formare una sorta di cortometraggio che tutti li contiene: una storia fatta di tante piccole storie».

Il brano manifesto dell’album è L’uomo bidimensionale, nato dalla lettura dell’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini di Furio Colombo. «L’omologazione culturale di cui parlava era riferita al sistema consumistico, lui aveva già previsto l’Italia di oggi 50 anni fa – ci spiega –. L’Italia che naufraga in una deriva illiberale, in cui la democrazia di democratico ha solo la facciata. E tutto questo senza che ci sia una vera, coesa protesta. Nel brano la figura di Lazzaro diventa metafora di rivolta, di presa di coscienza, un invito al dissenso, all’opposizione, alla lotta non violenta». Per Ilacqua la letteratura è compagna di vita: «Leggo tantissimo dalla letteratura alla poesia alla saggistica, soprattutto sull’antropologia: la letteratura non ti dà delle risposte, però ti prepara a quello che ti accadrà e a gestire le emozioni – ci racconta –. Gli scrittori sono amici, non sono mai solo in studio. Amo Conrad, Jack London, Hemingway, John Fante, e poi Celine e Simenon con la sua scrittura meravigliosamente puntuale. Tra gli italiani Bufalino e Pirandello». Scorrono personaggi ricchi di umanità in Passo _01, a partire dall’istrionico protagonista di Vino e serpenti che apre l’album, dedicata a un cugino scomparso. «Natale Bruzzese o meglio Natalino, che era mio cugino, proverbiale bevitore, un impasto di ironia, canzoni sgangherate e racconti surreali. Una persona che aveva una straordinaria capacità di raccontare le cose nella loro essenzialità». Un brano molto libero che prende corpo tra fiati e orchestra, come pure la circense e ironica Un bel morir pensata per Paolo Conte. Si passa dalla nostalgia delle estati trascorse durate l’adolescenza nella paterna Calabria in Un amore di meno, al fascino di una ragazza misteriosa in Farfalla nera sino alla donna che ha sposato l’uomo sbagliato ne I fianchi.

Mentre la vita scorre sotto lo sguardo di chi lavora ai bordi delle strade ne Il sogno di uno stradino, il riscatto sociale riappare in Un giorno da cani. «Ho letto parecchio tempo fa Quel pomeriggio di un giorno da cani di Patrick Mann, colpito dal film – spiega –. È la storia vera di una goffa rapina finita male: tre compari disadattati assaltano una banca di Brooklyn nell’agosto 1972. Il mio protagonista è osannato dalla folla accalcata fuori da una banca a Milano. Eroe suo malgrado, simbolo di riscatto delle masse popolari, nell’eterna divisione fra classi abbienti e classi povere». Infine La parte pone «le domande filosofiche che ognuno dovrebbe farsi sul proprio ruolo nell’esistenza».

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