Nella città senza squadra, l’indolenza affonda il dito nella piaga. È quella di chi, in sette mesi, non ha mai rimosso dal display mobile del segnale di divieto di sosta il cartello giallo, ormai sbiadito, che illustra il motivo e il periodo del divieto in vigore: 30 aprile 2017, zona rimozione su tutta la piazza per partita di calcio Modena-Mantova. Siamo all’ingresso di piazzale Tien An Men, il parcheggio antistante lo stadio Braglia di Modena, e un paio di quei cartelli accolgono chi vi fa ingresso. Chiaramente il divieto, momentaneo, non è più in vigore, e del resto da allora le cose sono radicalmente cambiate nel calcio cittadino: quel Modena-Mantova risaliva alla penultima partita del campionato di Lega Pro 2016-2017, e da quella domenica la squadra gialloblù non ha più disputato una partita in casa. Perché l’ultima gara della scorsa stagione era in trasferta e perché, nel nuovo campionato, lo stadio al club - moroso nelle rate del mutuo - non è mai stato aperto, così la squadra ha giocato a Forlì e, quando ormai le deroghe utilizzabili erano terminate, è rimasto chiuso fuori. Di più: oggi il Modena nemmeno esiste più, radiato con ignominia due settimane fa dopo 105 anni di storia, in attesa dell’apertura della procedura fallimentare e nella speranza che un esercizio provvisorio consenta al settore giovanile di sopravvivere sino a fine stagione.
Nella città senza squadra, dal 30 aprile al Braglia non si è giocata più una partita ufficiale. Ieri però il pallone ha ripreso a rotolare sul prato dello stadio. Lo ha fatto con una gara del campionato di Eccellenza grazie alla Rosselli Mutina, società del quartiere modenese Buon Pastore che porta il nome della via in cui è nata (via fratelli Rosselli) e quello latino della città, Mutina. Maglia rossonera e, per l’occasione, gialloblù - «ma nessuno vuole sostituire il Modena, che ha tutt’altra storia e tutt’altro prestigio rispetto alla nostra società», nelle parole del presidente della società, Franco Cosmai - e, in campo, qualche ex canarino, il 34enne Giuseppe Greco e Mattia Spezzani, anni 25 e una manciata di presenze in B con i gialli. «Rosselli Mutina rende omaggio ai 105 anni di storia incancellabile del Modena FC», recitava lo striscione con cui la squadra è entrata in campo ieri, battendo 3-0 i ferraresi del Sant’Agostino. 2.500 euro a partita il costo dell’affitto dello stadio, ed ecco l’apertura della sola tribuna centrale e circa 500 spettatori. Così il calcio è tornato nell’impianto che, nemmeno troppi anni fa, ha persino ospitato una partita della Nazionale, oltre ad essere stata più recentemente anche la casa del Sassuolo in B e del Carpi in Serie A. E a breve anche il Castelvetro (altra società provinciale, iscritta alla Serie D) affitterà il Braglia per le proprie partite, così il Comune potrà rifarsi un minimo della dolorosa escussione della fidejussione sul mutuo in capo al Modena effettuata dal Credito Sportivo.
Ma nella città senza squadra non è la stessa cosa. Non lo è tra gli avventori del Bar Stadio, di fronte alla curva, non lo è per tutte le attività e gli operatori che ruotano attorno all’evento-partita, non lo è sulle pagine sportive dei giornali cittadini, non lo è per i tifosi dalla passione sospesa, costretti loro malgrado ad impegnare in altre faccende una routine improvvisamente spezzata. Perché sì, il calcio giocato al Braglia è tornato. Ma per rivedere il Modena c’è ancora da attendere.
Nella città senza squadra, dopo la radiazione dello storico club, ci pensa la società che milita in Eccellenza a tenere alto l’orgoglio dei “canarini”
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