Emmanuelle Riva a Cannes nel 2013 per il film “Blood Ties” (Ansa/Epa/Guillaume Horcajuelo)
La sua fama sul grande schermo resterà legata ai ruoli in due film cronologicamente molto lontani, ma accomunati da una stessa parola, «amore». Emmanuelle Riva, l’interprete francese di Hiroshima, mon amour (1959), di Alain Resnais, e di Amour (2012), di Michael Haneke, è scomparsa venerdì all’età di 89 anni, dopo una lunga malattia.
La sua longevità artistica suscitava ammirazione. Negli ultimi mesi, aveva girato ancora per il cinema e la scorsa estate si era prodotta in uno spettacolo a Roma, a Villa Medici. Nonostante una carriera lunga e fortunata, costellata da decine di film di primo piano, Emmanuelle Riva era un’antidiva per eccellenza, dedita a coltivare passioni segrete come la poesia, con varie pubblicazioni di raccolte al suo attivo, dalle quali traspare anche la sua forte attenzione alla spiritualità.
A Venezia, era sta premiata nel 1962 con la Coppa Volpi per Il delitto di Thérèse Desqueyroux, di Georges Franju, tratto dal romanzo di François Mauriac. Un’interpretazione cardine di una carriera segnata da altri ruoli di donne complesse e misteriose. Paulette Riva, questo il suo vero nome, era nata fra i Vosgi, nell’estremo Est francese, in una famiglia di ceto operaio d’origine italiana. In una recente intervista pubblicata in Francia, ha affermato di sentirsi ancora «una contadina, un’operaia, un’artigiana», difendendo tutta la ricchezza affettiva delle proprie origini familiari modeste.