La squadra di pallavolo Modena Est
Spingere il masso sino alla vetta, solo per vederlo poi rotolare giù e ricominciare daccapo; e ancora, ancora: sono giocatori di volley non per professione ma ben lontani dall’essere amatori, eppure potrebbero essere in realtà la moderna versione di Sisifo, mito pagano condannato a scalare inutilmente con il suo masso una cima il cui approdo sfuma inesorabilmente ad un passo. È la storia recente della squadra di pallavolo maschile della società Modena Est, che da due anni consecutivi vince la Serie B1 (nel 2016 contro Lagonegro, pochi giorni fa contro Macerata) ottenendo la conseguente promozione in A2, ma in entrambe le occasioni ha deciso di rinunciare all’iscrizione al campionato di categoria superiore, sacrificando la gioia per il risultato ottenuto e le eventuali ambizioni sull’altare della necessità, vitale, di contenere le spese. Così, per l’allenatore Roberto Bicego e i vari Bartoli, Astolfi, Raimondi, Cassandra, Lodi, Bonetti e Catellani, solo per citare i giocatori sempre presenti, niente da fare.
Nello sport, principalmente dove vige il dilettantismo e a maggior ragione in un contesto economico generale tutt’altro che florido, a volte non si vince nemmeno... vincendo. «La A2 è un bagno di sangue, non riusciamo nemmeno quest’anno, così come non siamo riusciti l’anno scorso»: Gianni Fanton, presidente e sponsor della società, con queste parole ha amaramente chiuso il capitolo di una promozione che non diventerà realtà. Per affrontare una A2 dignitosa, puntando solo al mantenimento della categoria, è impensabile investire meno di 150-160 mila euro, e ciò significa di fatto raddoppiare i costi della B. Ecco allora che il mecenatismo applicato allo sport - fondamentale quando si parla di club dilettantistici - non basta più, perché quando si è chiamati salvaguardare il progetto societario (tanto più per i club che curano con profitto anche l’attività giovanile, presidio territoriale per la crescita umana dei ragazzi più giovani) l’obiettivo rimane quello di non indebitarsi più del dovuto inseguendo sogni di gloria, e per evitare il rischio fallimento a qualcosa si finisce per rinunciare.
Accade a Modena, città che del volley è di fatto la capitale italiana e per questo fa più rumore, considerando anche la reiterazione della rinuncia, ma esperienze del tutto simili sono sparse per l’Italia e attraversano diversi sport. Rimanendo alla pallavolo e occupandoci solo di società che hanno ottenuto la promozione, risale a pochi giorni fa anche la rinuncia alla A2 del Volley Lodi femminile, mentre sono diverse le società che hanno scelto di non iscriversi pur avendo mantenuto sul campo la categoria. Le due promozioni di fila non godute da Modena Est hanno un precedente nell’hockey in line, dove i Raiders Montebelluna nel 2014 e nel 2015 sono riusciti a trionfare solo per il gusto di farlo, senza vivere poi l’esperienza nel torneo superiore, e mentre nel 2012 Parma Pallamano ha rinunciato al massimo campionato maschile (era la stagione dell’unificazione di Elite e A1: Parma aveva il titolo per disputare il nuovo torneo), qualcosa di simile accade anche nel calcio quando si tratta di passare dalla D alla Lega Pro, dal dilettantismo insomma al professionismo, con annessi oneri finanziari e giuslavoristici. L’emblema, giusto un anno fa, fu lo Sporting Bellinzago, piccolo prodigio di provincia promosso tra i “pro”. Rinunciò per le troppe spese. E, per lo stesso motivo, rinunciò anche la prima delle potenziali ripescate, la Caronnese.