Un fotogramma di “Nour” - -
Quattro anni fa, anche grazie al film Fuocoammare di Gianfranco Rosi, tutto il mondo ha conosciuto l’infaticabile dottor Pietro Bartolo scoprendo il suo straordinario impegno sull’isola di Lampedusa, dove ha salvato e accolto migliaia di migranti provenienti dal nord Africa sfidando anche le autorità in nome di un’umanità che non può mai essere calpestata, neppure dalla legge. Ora la sua storia è un film, Nour, diretto da Maurizio Zaccaro, prodotto da Donatella Palermo ed Elisabetta Olmi, dedicato a Ermanno Olmi, presentato alla 37ª edizione del Torino Film Festival e nelle sale cinematografiche con Vision dal 10 al 12 agosto, per poi approdare su Sky. La storia, tratta dal libro Lacrime di sale dello stesso Bartolo, ora parlamentare europeo, è quella di una ragazzina di dieci anni, Nour, che fuggita dalla Siria e separata da sua madre in Libia proprio al momento di imbarcarsi, affronta da sola il viaggio verso l’Europa attraverso il Mediterraneo. Bartolo se ne prende cura in modo particolare, la porta a casa sua, le si affeziona come a una figlia e cerca in tutti i modi di ritrovare sua madre. Il film, la cui uscita a marzo è stata rimandata a causa della pandemia, arriva in un momento cruciale – l’intensificarsi degli sbarchi di migranti, il voto del Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere per Matteo Salvini in merito al caso Open Arms, le recenti prese di posizione del sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello – e riaccende la riflessione su una tragedia umana sempre più allarmante e fuori controllo.
«Il percorso umano di Pietro è talmente formidabile – ha dichiarato Sergio Castellitto – che si racconta da solo. Il mio compito come artista è quello di consegnare al pubblico una parabola quasi evangelica, la storia di un uomo che allunga una mano e salva altri essere umani mettendo al centro della propria esistenza l’idea utopica di svuotare il mare con un cucchiaio. In questo gesto apparente inutile risiede la sua profonda necessità. Con la sua poesia il film ci fa capire quello che la politica non riesce a farci comprendere. La bambina forse è un’orfana, ma lo è anche Pietro, perché lo sono tutti davanti a quel mare. E non dimentichiamo che noi italiani siamo stati un popolo di migranti: l’Europa ci ha deriso e l’America ci ha tenuto in quarantena. Non siamo mai stati dei colonizzatori e anche in questo risiede la nostra capacità di essere generosi». «Nonostante tutto – aggiunge Bartolo – Lampedusa rimane un’isola sempre accogliente, ma l’insofferenza comincia a farsi sentire anche a causa di una narrazione brutale e menzognera di chi ha trasformato tutto questo in un cavallo di battaglia politico. Ma la migrazione non è un problema, è un fenomeno che nasce con l’uomo, che non scomparirà e che bisogna saper affrontare. La politica, quella vera, nobile e importante, deve fornire risposte giuste e umane, e deve poter cambiare le cose. Quello che accade nel Mediterraneo è vergognoso e disumano. Quando tutto sarà finito, le generazioni future ci chiederanno: ma voi dove eravate? Se queste persone scappano, la responsabilità è anche nostra: lasciano tutto quello che hanno perché non ci sono altre possibilità. Eppure l’Africa è il continente più ricco di materie prime, ma noi l’abbiamo scambiato per un ipermercato dove poter prendere tutto gratuitamente». E continua: « Nour è un film importante per svegliare dal torpore le coscienze di chi si gira dall’altra parte. Io non mi vergogno di usare la parola “amore”, perché stiamo parlando dei nostri bambini. Quante volte ho pianto prima di aprire le cerniere dei sacchi che contenevano i loro corpicini morti. Davanti a quelle scene di orrore ho a volte pensato di lasciare, ma poi sono tornato indietro e ho chiesto scusa a quei piccoli, come dovrebbe fare l’Europa intera. Non mi piace essere definito eroe, io faccio il medico e salvare le persone è mio dovere, mentre la società in cui viviamo ha trasformato questo gesto di umanità in un reato».