martedì 3 marzo 2009
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Nel 1920, un distinto monsieur scende dalla lucente vettura ed entra da un rivenditore francese di pneumatici. Osserva il luogo e poi resta impietrito davanti a un dettaglio: un libretto rosso incastrato sotto il piede di una vecchia scaffalatura traballante. Il monsieur esce di colpo, schiumando rabbia come forse mai gli era capitato. Poi lancia una sentenza: «L’uomo rispetta solo ciò che paga». Ventiquattro anni più tardi, nel giugno 1944, i soldati alleati sbarcano in Normandia. Nei loro zaini c’è un libro stampato a Washington su ordine dello Stato maggiore. Eppure il prezzo del volume, in bella mostra sulla copertina rosacea, è stranamente espresso in franchi francesi. Un errore tipografico? Per quanto incommensurabili possano apparire fra loro, le due situazioni hanno qualcosa in comune. Anzi, si tratta delle tappe più emblematiche nella storia di un unico oggetto che avrebbe fatto col tempo il giro d’Europa e non solo: la «Guida rossa Michelin», oggi autentica bussola per milioni di viaggiatori buongustai. L’istituzione festeggia quest’anno la centesima edizione, fra grandi squilli di tromba in Francia, dove la guida nacque all’inizio del Novecento su iniziativa dell’omonimo fabbricante di pneumatici. Per l’occasione, un centinaio di copertine speciali sono state commissionate ad altrettanti artisti. E molti degli indirizzi gastronomici o alberghieri citati nell’ultima edizione non mancheranno di sottolineare l’evento. La guida apparve per la prima volta un po’ più d’un secolo fa, nel 1900 per l’esattezza; ma non verrà edita negli anni dei conflitti mondiali. Le prime edizioni furono gratuite, anzi «offerte gratuitamente ai conduttori», come recitava la scritta in copertina. In origine si trattava soprattutto di un repertorio di officine meccaniche e di una sorta di guida pratica per la manutenzione delle automobili. Solo nel 1920 la guida verrà messa in vendita. A quell’anno risale appunto l’aneddoto del monsieur, cioè Michelin in persona, che esce inorridito dopo aver visitato un rivenditore decisamente irrispettoso verso la preziosa guida. Grazie alle sue precise carte topografiche cittadine, la Michelin verrà scelta dalle truppe statunitensi come strumento operativo durante i convulsi mesi dello sbarco in Normandia e dell’avanzata verso Parigi. Si trattava di una versione americana «solo per un uso ufficiale» della guida del 1939. E quell’edizione dal sapore così storico, andata in gran parte perduta, è oggi forse la più ricercata dai collezionisti. Solo nel dopoguerra la guida s’imporrà man mano come un punto di riferimento della cultura della tavola, anche grazie all’invenzione delle celebri e controverse «stelle», attribuite ai locali di maggior qualità gastronomica. Dopo aver colonizzato l’Europa, la guida è poi sbarcata, con specifiche edizioni, anche negli Stati Uniti, in Giappone e in Cina. Nel 2008 ne sono state vendute 1,2 milioni di copie, nonostante la concorrenza di Gps e Internet. Ma per stare al passo coi tempi, d’ora in poi con 14 euro sarà possibile scaricare su iPhone la selezione di alberghi e ristoranti in Europa. Le polemiche sui criteri di scelta per l’attribuzione delle «stelle» dunque proseguiranno anche nell’era dell’elettronica; ma si tratta solo dell’inevitabile prezzo di un successo ancora tutto da smentire. L’ultima edizione della «Guida Michelin»
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