Nel centenario dalla nascita di Carlo Ludovico Ragghianti (Lucca 1910-Firenze 1987) si inaugura domani (fino al 9 Gennaio 2011) presso la Fondazione Ragghianti a Lucca la mostra
Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo (V-XI secolo). Un’idea nata precocemente e maturata negli anni dal lungimirante e acuto pensiero storico critico tipico di Ragghianti. Lo stesso sguardo, libero da preconfezionate griglie di valutazione e accresciuto di segno con nuovi studi, con cui oggi si torna a riconsiderare sei secoli di produzione artistica lucchese, dalla fine del mondo antico alla nascita dell’alto medioevo, riscoprendone inediti scorci sull’onda delle relazioni dinamiche tra opere d’arte e circostanti fenomeni su scala europea. Tornano dunque qui in primo piano alcune delle tematiche che a Ragghianti stettero più a cuore: dalla diffusione del linguaggio classico fino al processo di dissolvimento dell’organicità ellenistico-romana sfociato nell’astrazione tardo-antica prima di aprire all’avventura medievale vera e propria.Uno sguardo lungo ben undici sezioni per oltre cento opere che a ragion veduta apre sul registro numismatico. Proprio Ragghianti, sulla scia di Riegl e Schlosser, aveva assegnato alla monetazione il ruolo privilegiato di "illuminante sintesi" dello sviluppo artistico (
Denaro argenteo per Carlo Magno e per Ottone II, Zecca di Lucca). Non meno rari e preziosi nell’arte tardo-antica, gli avori d’elefante: materiale celebrato dalle fonti greco-latine e persino dalla Bibbia come «legato al cuore stesso del nuovo impero cristiano» (
Avorio Barberini del Louvre). Ai
rariora occultati nei secoli sottoterra o all’ombra dei tesori ecclesiastici, appartengono invece la
Pisside di Livorno e il genere dei dittici consolari e imperiali: quello di Basilio (480), diviso tra Firenze e Milano, in cui domina la figura umana, e quello più tardo di Aerobindo, incentrato sui motivi decorativo-ornamentali a carattere simbolico, il cui uso liturgico traspare dagli inventari dei sacri arredi della Cattedrale di Lucca. Vero e proprio trionfo del simbolismo in seno al cosiddetto avvento dell’arte astratta celebrano le oreficerie (VI-VII secolo), ornamento elettivo di vestiario (le due
Fibule a disco e a staffa) così come di armi: il
Frontale d’elmo con l’Apoteosi di Re Agilulfo spicca quale
exemplum di varietà tecnica nel reciproco adattamento di diverse tradizioni culturali (romanità e germanesimo). A tradire il forte ascendente esercitato dall’oreficeria sulle altre arti è la tecnica "degli alveoli", giocata sulla combinazione geometrica di elementi colorati, "imitata" nel frammento di lastra esposta in mostra. Ascendente confermato dai motivi di grande portata simbolica come la Croce, che dall’ornamento personale si trasferisce sugli arredi scultorei degli edifici ecclesiastici, non di rado integrata a motivi vegetali ed animali ispirati all’iconografia paleocristiana. E come l’oreficeria si rapporta all’abito, l’eterogenea raccolta di sculture in pietra (colonne, pilastrini, capitelli, architravi, transenne e timpani) si relaziona con l’architettura (VII-X secolo) toccando i suoi apici di raffinatezza (
Lastra con Croce di Aquileia). Il periodo è fertile per il culto delle Reliquie dei Santi, su scala monumentale con le tombe dei martiri ma anche con i Reliquiari mobili, scrigni di custodia dei sacri resti talora di sorprendente libertà artistica (la cassetta reliquiario della Cattedrale di Sarzana). E mentre il mondo del libro, con l’epopea della miniatura e delle connesse arti suntuarie avvia quella "rinascita carolingia" (Codice 490 della Biblioteca Capitolare lucchese) destinata a coinvolgere tutte le «arti diverse» (il Santo ad affresco del San Vincenzo al Volturno), le stoffe hanno molto da raccontare sull’enorme fortuna dei modelli in seno alla decorazione monumentale nonché sulla circolarità concreta di quei manufatti che chiamano direttamente in causa il lontano Oriente, eletto dal Medioevo «terra di sogno» sulla scia del fascino esercitato dall’eccellenza artistica bizantino-islamica: l’acquamanile a
falco in bronzo ne è un’esemplare testimonianza quanto l’intrigante affinità iconografica tra l’anta di dittico costantinopolitano (Gotha) e il Volto Santo di Lucca. Così sul filo dell’intensa circolazione di oggetti esotici, in un variegato intreccio tra continuità e innovazione di respiro europeo, ci si sporge fin verso l’età comunale (XI), là dove già si pregusta il sequel tutto Romanico che ci dà appuntamento al 2012.