A che in ambito cardiologico la medicina rigenerativa, che si basa sulla possibilità di rigenerare un tessuto danneggiato, «si pone obiettivi ambiziosi». Eppure era convinzione diffusa che il tessuto muscolare cardiaco fosse costituito da cellule non più in grado di riprodursi, insomma "terminali"...«Ma ora sappiamo che non è così – spiega Maria Frigerio, direttore del dipartimento Cardiotoracovascolare "A. De Gasperis" dell’Ospedale Niguarda di Milano –, anche se il potere di rigenerazione spontanea non è sufficiente in molti casi di grave danno, ad esempio dovuto a un infarto esteso».
E allora cosa bolle in pentola per il futuro?Primo obiettivo è limitare il danno nel momento in cui si verifica, per esempio in caso di infarto acuto.
Dove interviene la riprogrammazione cellulare?Alle procedure di angioplastica, si vorrebbe poter associare altri trattamenti, in grado di bloccare la distruzione del tessuto cardiaco e la dilatazione per stiramento dell’area danneggiata e di stimolare la produzione e la differenziazione, nel senso di ricostituzione del tessuto cardiaco, da parte di cellule totipotenti del paziente (staminali emopoietiche, ovvero precursori delle cellule del sangue), o di cellule riprodotte "ad hoc" in laboratorio. Altro obiettivo è ricostituire il tessuto del cuore in condizioni di danno cronico stabilizzato.
Quali sono le linee di ricerca più promettenti?Dopo anni di speranze eccessive seguite da un certo scetticismo, si affacciano, come detto, alcune potenzialità soprattutto nella limitazione del danno nell’infarto acuto. Ma non solo. La ricostituzione di un tessuto cardiaco prevede non solo la differenziazione delle cellule in senso del miocita (cellula muscolare cardiaca) ma anche la loro disposizione e organizzazione in modo tale da poter realizzare i collegamenti elettrici che consentano di sviluppare la forza necessaria a far circolare il sangue in tutto l’organismo. La ricerca si sta inoltre impegnando nella identificazione e sperimentazione di sostanze in grado di reindirizzare quella che potremmo definire la "operatività" dei miociti, nel senso del recupero della capacità di produrre energia anche in caso di danno ischemico o di altra natura.
I tempi?La natura non fa salti ma la scienza a volte ci offre scoperte incisive in tempi più brevi del previsto.