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Duecento anni non sono uno scherzo, specie per una casa editrice che non ha mai preso alla leggera la propria missione. Trattati teologici, libri liturgici, manuali scolastici, e poi la grande filosofia del Novecento, la nuova letteratura, il dialogo tra le religioni e delle religioni con la contemporaneità: sono due secoli fittissimi di titoli e di impegno quelli di Marietti 1820. La data (presente nel marchio già da qualche tempo) fornisce un’indicazione quanto mai opportuna nei giorni in cui prendono il via le celebrazioni per il bicentenario, destinate a culminare tra ottobre e novembre in un’importante mostra storica presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, la città dove ha oggi sede la casa editrice. Fondata a Torino nel 1820, appunto, e trasferitasi a Casale Monferrato nel 1946, Marietti ha transitato per Genova e per Milano prima di essere acquisita, nel dicembre del 2017, dal Centro Editoriale Dehoniano. «In un periodo segnato dalla crisi del libro religioso – spiega l’amministratore delegato Michele De Lillo – la varietà e la qualità del catalogo di Marietti 1820 ci sta permettendo di sperimentare percorsi che consideriamo molto innovativi e che i lettori stanno già dimostrando di apprezzare. Ci muoviamo al confine tra mondo cattolico e cultura laica, in una logica che per certi aspetti può essere definita da boutique: testi preziosi e nello stesso tempo accessibili, scoperte e riscoperte che ampliano gli orizzonti e suscitano il dibattito».
Rimodulato sulla sensibilità degli anni Venti appena cominciati, questo è in sostanza il profilo che Marietti assume già a partire dal 1980, quando la direzione editoriale viene assunta da don Antonio Balletto. «È il momento di maggior discontinuità – sottolinea l’attuale direttore editoriale Roberto Alessandrini –. Per oltre un secolo e mezzo Marietti è un’impresa familiare, con una produzione quasi e- sclusivamente di tipo religioso. Il cambio di passo avviene grazie a don Balletto, che si circonda di collaboratori molto qualificati, da Claudio Magris a Paolo De Benedetti, per fare solo un paio di nomi. In un certo senso, anche il lavoro che stiamo cercando di fare adesso si colloca nella scia di quella trasformazione. Anche noi, insomma, siamo alla ricerca di lettori forti che vogliano appassionarsi a libri insoliti».
All’origine di tutto, però, c’è la Marietti dei Marietti. Il fondatore Giacinto, in primo luogo, che apre la sua libreria sotto i portici di via Po nel fatidico 1820, nel 1825 le affianca una tipografia con attrezzature d’avanguardia e intanto pubblica le opere di Daniello Bartoli e le meditazioni di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Della sovranità di Jacques-Bénigne de Bossuet (è il titolo più antico, datato 1822) e molti, moltissimi libri scolastici. I Marietti sono editori intraprendenti, ma è grazie all’eccellenza nella stampa che ottengono i risultati più significativi. Nel 1851, in seguito alla patente pontificia rilasciata da Pio IX, l’impresa assume la denominazione di Editrice Tipografica della Santa Sede e della Congregazione dei Riti. Dieci anni più tardi Pietro Marietti – subentrato al padre, morto nello stesso 1861 – viene chiamato a Roma per dirigere la Tipografia di Propaganda Fide, futura Tipografia poliglotta vaticana. L’azienda torinese continua a passare di padre in figlio, fino al traumatico bombardamento del 1942, che provoca la distruzione dello stabilimento tipografico celebre per i messali, i breviari, i libri scolastici.
Lo spostamento della sede a Casale Monferrato fa da preludio a una delle imprese più ambiziose varate dai Marietti, vale a dire l’edizione latina dell’opera omnia di Tommaso d’Aquino, purtroppo interrottasi nel 1969. È uno dei segnali del fatto che il contesto sta cambiando. Le nuove modalità di produzione dei testi liturgici, in particolare, accentuano le difficoltà finanziarie e nel 1980 un gruppo di imprenditori subentra alla famiglia, che però continua a essere molto attiva in editoria: basti pensare al percorso imprenditoriale di Pietro Marietti, fondatore di Piemme nel 1992 e di Atlantyca nel 2007. Nel 1986, intanto, Marietti si è stabilita Genova e la squadra di consulenti convocata da don Balletto (ne fanno parte Massimo Cacciari, Gianni Vattimo, Pier Cesare Bori e molti altri) è in piena effervescenza. Il risultato sono libri su cui si è formata un’intera generazione: opere di Hans Georg Gadamer, Paul Ricouer, Italo Mancini, Emmanuel Lévinas. Alcuni titoli, come Come fare cose con le parole di John Langshaw Austin e Introduzione allo studio di sant’Agostino di Etienne Gilson non hanno mai smesso di essere adottati nelle università.
Sono gli stessi anni in cui Marietti entra con successo nel campo della narrativa, valorizzando l’inesauribile patrimonio delle letterature del Mitteleuropa e patrocinando l’esordio di autori come Carmine Abate e Giorgio Pressburger. «Anche questa è una strada che vorremmo tornare a percorrere», ribadisce Alessandrini, che annuncia per l’autunno La barba del Manzoni, estrosa riscrittura dei Promessi Sposi firmata da Roberto Piumini. Prima di approdare a Bologna, fra il 2002 e il 2013 Marietti si sposta tra Genova e Milano, con novità e riproposte che insistono sui territori della filosofia, degli studi ebraici e islamici. Tutti elementi che restano riconoscibili nel catalogo attuale, in gran parte ridisegnato ma del tutto coerente rispetto alle premesse che guidano il rilancio del marchio. «In poco più di un anno abbiamo avviato l’edizione integrale delle opere del padre della sociologia italiana, Franco Ferrarotti, e portato in libreria inediti di Giuseppe Pontiggia, Luigi Santucci, Paolo Poli, Alexandre Koyré e Roland Barthes», elenca Alessandrini. Altre sorprese sono in arrivo nei mesi prossimi: una versione inedita della classica Fiaba delle api, questa volta nella stesura di Émilie du Châtelet, l’elegante scrittrice che fu compagna di Voltaire; le avventure di Sindbad il marinaio restituite alla lezione che ne diede nel 1701 il primissimo traduttore francese delle Mille e una notte, François Pétis de La Croix; per finire, le 241 tavole della Bibbia illustrata da Gustave Doré, commentate per l’occasione dal cardinale Gianfranco Ravasi. Sarà un’impressione, ma un’edizione come questa sarebbe piaciuta molto anche al patriarca Giacinto.