Una edizione della Corsa dei Santi a Roma
Questa è una sfida che viene da molto lontano. «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa…», scriveva alla fine della sua vita Paolo di Tarso al suo fedele discepolo Timoteo. Duemila anni dopo i dipendenti vaticani hanno preso alla lettera la metafo ra podistica dell’Apostolo delle genti e non hanno esitato a scendere in pista. È nata così l’Athletica Vaticana, una squadra formata da laici e prelati, uomini e donne, “capitanata” da monsignor Melchor Sánchez de Toca y Alameda, responsabile della sezione sport del Pontificio consiglio della cultura. Dopo la nascita nel 1972 della Rappresentativa calcistica dei dipendenti della Santa Sede con regolare campionato a squadre e tanto di Coppa e Supercoppa Vaticana, adesso è la volta dei runners.
Spagnolo, 50 anni, con una laurea in Filosofia all’Università Complutense di Madrid e il Dottorato in Teologia alla Gregoriana di Roma, Sánchez de Toca non ha mai appeso al chiodo le scarpe da corsa: «Ho praticato sport sin da bambino, soprattutto sport invernali e alpinismo. Non sono calciofilo, per quanto mio nonno sia stato tra i rifondatori dell’Atletico Madrid nell’immediato dopoguerra. Ho fatto pentathlon moderno e in seminario ho continuato a correre. Qui in Vaticano ci sono prelati semiprofessionisti che hanno partecipato anche alla maratona di New York e comunque il podismo a livello amatoriale è molto diffuso. Abbiamo deciso di mettere in comune questa passione ed è venuta fuori l’idea di un gruppo riconosciuto oggi anche dalla Segreteria di Stato». Pronti via, ed è stato subito boom: «Da quando i mezzi di comunicazione hanno diffuso la notizia abbiamo avuto così tante richieste che siamo stati costretti a bloccare le iscrizioni. Siamo già a 36 corridori e dobbiamo ancora trovare la formula giuridica migliore per configurare il gruppo. Nessun dubbio sul nome in latino perché lingua ufficiale della Santa Sede». All’interno le professioni più disparate: «Abbiamo archivisti, custodi, vigili del fuoco, giornalisti dell’Osservatore Romano, dipendenti delle fattorie pontificie di Castelgandolfo… E anche un buon numero di guardie svizzere: la Federazione italiana atletica leggera (Fidal) ci è venuta incontro per farle gareggiare anche in Italia essendo loro cittadini del Vaticano oltre che svizzeri. L’età media è sui 35-40 anni. Il “senatore” del gruppo è il tipografo che ha 59 anni. Ma la punta di diamante è Michela Cipretti, la farmacista, che ha vinto di recente anche la mezza maratona notturna di Roma».
Li hanno subito ribattezzati i “maratoneti” del Papa: «Ci chiamano così, ma questa non è un’iniziativa istituzionale. Siamo in fondo solo un gruppo di amici, aficionados della corsa che si ritrovano nel dopolavoro. Ognuno si allena dove può. Io sfrutto i parchi vicino alla mia parrocchia, qualcun altro il Lungotevere. Il nostro unisco scopo è quello di divertirsi e testimoniare dei valori profondi. Non è un caso se non pochi pontefici abbiano colto giustamente nello sport il grande potenziale che ha per lo sviluppo e la crescita integrale della persona». Già papa Leone XIII aveva inserito lo sport tra i nuovi strumenti di comunicazione di massa e papa Pio X ne fu un convinto sostenitore. Memorabile il suo discorso ai giovani italiani l’8 ottobre 1905: «Ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l’alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, i concorsi e le accademie, alle quali vi dedicate; perché gli esercizi materiali del corpo influiscono mirabilmente sugli esercizi dello spirito; perché questi trattenimenti richiedono pur lavoro, vi toglieranno dall’ozio che è padre dei vizi; e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi una immagine dell’emulazione dell’esercizio della virtù». Per non parlare dei Papi sportivi e “praticanti”, dalle scalate alpine di Achille Ratti (poi papa Pio XI) al polisportivo Giovanni Paolo II in kayak o sugli sci. «Ma anche Benedetto XVI da cardinale aveva scritto dei saggi molto interessanti sul calcio e sullo sport - spiega Sánchez de Toca - Del resto i grandi santi educatori si son serviti dello sport come mezzo principale per evangelizzare: pensiamo a san Leonardo Murialdo o a san Giovanni Bosco. Ma soprattutto in Italia esiste l’oratorio, una realtà unica al mondo». Il debutto dell’Athletica Vaticana sarà domenica alla “Rome Half Marathon Via Pacis” la prima mezza maratona interreligiosa, con partenza e arrivo da piazza San Pietro e passaggio davanti alla moschea, alla sinagoga e alle chiese valdese e ortodossa per un messaggio forte di fratellanza e amicizia: «Il Salmo 34 dice cerca la pace e “perseguila”, un verbo che fa implicitamente riferimento alla corsa».
Poi il calendario è tutto da definire: «Ma non parteciperemo alle Olimpiadi». Anche perché si corre per qualcosa di più grande di una medaglia: «Papa Francesco dice: “Mettetevi in gioco nella vita come nello sport”. Ed è significativo come le Scritture usino spesso la metafora della corsa o dello stadio soprattutto san Paolo. Nella Lettera ai Filippesi scrive: “Corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”. È un’immagine molto bella per esprimere la vita del cristiano come una lunga e appassionante corsa dietro a Gesù».