Lo studio, coordinato dal gruppo di ricerca del prof. Silvestro Micera, dell’École Polytechnique Fédéral di Losanna e dell’Istituto di BioRobotica del Sant’Anna di Pisa e finanziato dalla Commissione Europea, ha lo scopo di mettere a punto e di testare una protesi di mano particolarmente evoluta, in grado cioè di “dialogare” con il paziente in maniera non invasiva.
In pratica, la mano sarà mossa in modo volontario dal paziente, attraverso gli stimoli derivanti dai muscoli residui del braccio e la protesi, a sua volta, trasmetterà alle terminazioni nervose del braccio una serie di stimoli, incluso la percezione della presa e altre sensazioni tattili, proprio come se l’arto non fosse stato amputato. Tutto questo, senza alcun intervento invasivo, ma con una trasmissione di impulsi che avviene a livello epidermico.
Una delle innovazioni più importanti sta proprio nella capacità della protesi di trasmettere le sensazioni della mano al paziente e questo è un aspetto fondamentale per il controllo del dolore nei pazienti con “sindrome dell’arto fantasma”.
Messo a punto un prototipo di protesi, la fase di sperimentazione clinica sarà curata nei laboratori della Fondazione Don Gnocchi di Firenze, dove nei mesi scorsi è stato messo a punto con successo un sistema di protesi e ortesi per restituire il cammino alle persone amputate a livello transfemorale (Progetto Cyberlegs).