Beppe Severgnini e Rai 3 hanno avuto paura del
Commissario Montalbano. Ma la scelta di spostare l’esordio e tutta la seconda serie de
L’erba dei vicini dal lunedì al venerdì e di cambiare pure il Paese del confronto iniziale (la Russia al posto della Grecia) non li ha premiati quanto forse si aspettavano. La serata del 25 marzo ha registrato poco più di ottocentomila telespettatori con uno share sotto al quattro per cento. Peccato (ovviamente con tutto il rispetto per la contemporanea
Via Crucis del Papa su Rai 1 e su Tv2000 per la quale abbiamo tifato), perché Severgnini, come dicevamo in occasione della prima serie, è bravo, pur non essendo un televisivo naturale, e il programma ha superato le incertezze che mitigavano la reale novità di un format finalmente fatto in casa e non importato, che ogni settimana propone un confronto tra l’Italia e un altro Paese su alcuni grandi temi specifici. Il pistolotto d’apertura è stato ridotto all’essenziale. L’auricolare dispettoso della precedente edizione è stato sostituito dal gobbo elettronico (Sanremo docet). Il ritmo è molto migliorato e il noto giornalista nel racconto del viaggio di nozze in Transiberiana con le impreviste compagne di viaggio russe che parlano l’inglese ha rasentato il comico di qualità. Lo stesso nel duetto con Pupo, cantante famosissimo in Russia. Anche se tra gli ospiti della serata vanno citati soprattutto l’astronauta Samantha Cristoforetti e lo scacchista Garri Kasparov. Sul fronte della stretta attualità, Severgnini ha parlato di “nuovi nazisti religiosi che ci hanno dichiarato guerra”. L’aggettivo religiosi non ci piace perché questi non hanno niente a che vedere con la religione. Uccidere in nome di Dio è una contraddizione in termini. A parte questo, condividiamo la sottolineatura dell’incapacità degli europei a rispondere uniti: «Cinquecento milioni di persone libere si fanno spaventare da una setta di fanatici. I vicini si allontanano, i lontani si avvicinano. Obbligati ad allargare lo sguardo. Non ci sono più affari esteri e affari interni. La cronaca ce lo dimostra. Tutto quello che succede in giro ci riguarda». Per questo la nuova serie de
L’erba dei vicini arriverà fino in Cina, anche se resta uno dei pochi programmi meritoriamente dedicati all’Europa: «Un programma un po’ Erasmus», come lo ha definito il conduttore ricordando le ragazze morte in Spagna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA