Pietro Canonica, “Beatrice” (1910) - -
Il rapporto tra un artista e le ispirazioni dantesche, un progetto che permette di riscoprire il talento di uno scultore di fama internazionale, una soluzione intelligente per valorizzare un museo attraverso un percorso tematico nelle sue collezioni: una piccola e raffinata mostra mette in luce il dialogo tra Pietro Canonica e Dante individuato in alcune opere della sua affascinante casa- museo nel parco di Villa Borghese a Roma. La mostra “Dante nelle sculture di Pietro Canonica”, a cura di Carla Scicchitano con Anna Gigante e Fabiola Polsinelli (fino al 27 febbraio), è stata infatti pensata come un attraversamento di alcune opere di Canonica (Moncalieri 1869Roma 1959), scultore che ai suoi tempi ha avuto un immenso successo come ritrattista e come autore di monumenti pubblici, in commissioni che lo hanno visto attivo per le maggiori famiglie aristocratiche del mondo, dalla Russia all’Argentina. Canonica è stato interprete e testimone di un’epoca che doveva essere cancellata dalle guerre e dalle rivoluzioni e di cui aleggiano gli spettri nella seducente e inattuale atmosfera di un museo che merita di essere ancora più conosciuto dal grande pubblico. La mostra ha dunque il merito di rivelare la preziosità e il mistero che si celano nella maestria di Pietro Canonica, artista che rappresenta un tassello centrale per comprendere un gusto e uno stile che ha avuto un’estensione internazionale. L’esposizione mette in luce l’importanza di Dante per Canonica, un riferimento che emerge nelle memorie dell’artista e viene evidenziato in un itinerario fatto anche di strumenti multimediali, di foto e di documenti. Le ricerche hanno permesso così di ipotizzare ad esempio che l’opera L’Abisso (1909) potrebbe alludere alle tragiche figure di Paolo e Francesca, così come La Veglia dell’Anima( 1920) potrebbe riferirsi ad alcuni versi del canto XVIII del Purgatorio. Ma possiamo anche trovare un omaggio esplicito al Sommo Poeta nel gesso di Beatrice (1910). Un valore speciale ha poi la presenza di Dante nel complesso bozzetto per il Monumento a Vittorio Emanuele II, ideato, ma non realizzato, da Canonica per l’Altare della Patria. In quest’opera lo scultore inserisce infatti Dante che indica la dea Roma ai bersaglieri che hanno attraversato la Breccia di Porta Pia. Appena accennato con un’incisione nel gesso, rappresenta così un cardine dell’opera nel suo gesto proiettato verso la figura che rappresenta la nuova capitale e, in prospettiva, l’Italia stessa, allusione alla sua visione profetica di una nazione unita e al suo ruolo di padre ideale della Patria.