Possiamo anche girare la testa dall’altra parte. Dire: i soldi vanno dati prima agli italiani. Ma poi, avverte la rivista Lancet, ne pagheremo le conseguenze. E saranno pesanti. Sul piano economico e sociale.
L’allarme è serio. Tanto più che viene lanciato da una delle più importanti riviste medico scientifiche internazionali. Un’”istituzione” fondata nel 1823.
Secondo lo studio pubblicato da Lancet, coordinato da 25 esperti e condotto in un centinaio di Nazioni,
“in due terzi del mondo si muore anche per un’appendicite”.
Il motivo? “
Cinque miliardi di esseri umani non hanno accesso a strutture chirurgiche decenti e - nell'impossibilità di essere operati - continuano a morire per patologie ordinariamente curabili in occidente come l'appendicite o per banali complicazioni di parto”.
Continua Lancet: “
Nell’Africa sub-sahariana il 93% della popolazione non può accedere nemmeno alle cure chirurgiche di base”. Una parte del problema è causato dallo scarso numero di medici e di strutture e una parte importante dall’impossibilità delle persone di pagare le cure.
Secondo lo studio di Lancet,
“un terzo di tutte le morti censite nel 2010 è stato causato da condizioni trattabili con interventi di chirurgia di routine: una percentuale superiore a quella dei morti per aids, tubercolosi e malaria
messi insieme”.
Tanto per capirci. In Gran Bretagna, negli Usa, ma anche in Brasile – spiega Lancet – ci sono 35-36 chirurghi specialisti ogni 100.000 abitanti; mentre in Sudafrica ce ne sono solo
7, in Bangladesh 1,7 e nella Sierra Leone (prima dell'emergenza ebola) addirittura 0,1.
La soluzionePer Lancet serve un investimento globale della comunità internazionale di 430 miliardi di dollari.
“Se non si interviene – scrive la rivista - il costo stimato di questa strage per l'economia del mondo potrebbe toccare i 12 trilioni di dollari da qui al 2030”.