La parata di Donnarumma in Milan-Napoli 0-0 (2017-18)
L’innocenza dello sguardo dei bambini sulle regole può apparire fuori luogo in tante attività dei grandi, ma quando si parla di gioco qualcosa da imparare c’è. E che cos’è il calcio se non il gioco assoluto, per un piccolo che sta cominciando a districarsi tra la raccolta delle figurine e le partitelle su campi di periferia?
Così proviamo ad ascoltare cosa vuol dire questo figlio che di fronte a un risultato di «0-0» chiede: «Papà, allora sono zero punti?». E no! No – argomenti dottamente – nel calcio il punteggio è così: chi perde zero punti, chi pareggia un punto, chi vince tre. Dunque con uno «0-0» è un punto a testa. Lo dici estraendo dal borsone le scarpine infangate, caricando calzettoni maglia e pantaloncini nella lavatrice, ma quello stupore negli occhi smuove i pensieri: zero a zero... zero punti... Perché no? Cosa accadrebbe se si cambiasse la regola? La proposta ha una sua logica: perché uno «0-0» deve premiare come un «3-3»?
Ok, torniamo coi piedi per terra. Se non altro per rispetto al grande Gianni Brera che considerava lo «0-0» il punteggio ideale, la sintesi massima di una tensione sportiva capace di produrre nell’equilibrio delle forze e nell’assenza di errori la «partita perfetta». Verissimo. Ma quello era un calcio al ralenti . E le regole si sono sempre adattate alle stagioni. I tre punti per la vittoria hanno esordito in serie A solo nel 1994. Che dire poi dei calci di rigore per risolvere le finali, del golden gol ai supplementari, del fuorigioco e via dicendo?
Dunque proviamo a dare retta a questo bambino che dopo una domenica con il record di «0-0» si stupisce di fronte al punto concesso anche a reti inviolate. Cosa succederebbe con zero punti per zero gol? Forse qualcosa di ancora più rivoluzionario e intenso rispetto a quanto accaduto con l’introduzione dei tre punti a vittoria. Meno equilibrio in campo, minore controllo del risultato, tensione alle stelle, squadre che anche dal fondo della classifica si scoprono e partono all’assalto cercando di segnare almeno un gol, o che dal vertice cercano l’assedio all’area per non perdere il treno-Champions, fasi d’attacco esasperate, fasi difensive allenate alla costruzione e ai ribaltamenti di fronte, l’ansia che lascia il sonno del terzino e incomincia a tormentare le notti del centravanti. La quasi certezza per gli spettatori di vedere almeno un gol. E chissà.
Parlino gli esperti, meglio. Poi ovviamente i maligni diranno che zero punti per zero gol produrranno infiniti di pareggi per «1-1» maturati dopo il 90°. Può darsi. Ma queste non sono più cose da bambini. Zero gol, zero punti?
P.S. L'idea di non concedere punti a fronte di un risultato di 0-0 è stata avanzata nel 2016 dall'ex allenatore di Bayern Monaco e Wolfsburg, nonché ex calciatore dell'Amburgo, Felix Magath, ma non ha avuto grande seguito.
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