mercoledì 16 maggio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
In una strana notte, non magica, John Burroughs perde la famiglia: rimangono uccisi sul colpo, per un incidente in macchina, il figlioletto e la moglie incinta. Si erano fermati ad ammirare un puntino blu apparso nel cielo scuro, mentre Rhoda, studiosa di astrofisica e promettente carriera, anche lei guidando con gli occhi rivolti all’insù, non si aspettava certo di diventare la causa della tragedia. Quel puntino è Terra 2, ossia Another Earth – sugli schermi da venerdì prossimo – un pianeta identico al nostro, che avrebbe da quel momento cominciato ad incrinare la millenaria sincronizzazione, permettendo ai nostri doppi di proseguire una vita autonoma.Parte dalla premessa filosofica della "grotta di Platone" e da poche migliaia di dollari di investimento il primo, bellissimo film di Mike Cahill, da lui anche scritto, prodotto, fotografato e montato, e che si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival, un gioiello di fantascienza interiore, ibrida e romantica, molto vicino alle opere maggiori di Tarkovskj e Kieslowski. «La genesi del film – conferma il trentaduenne americano – nasce da due diverse suggestioni: la visione della Doppia vita di Veronica, uno dei capolavori del regista polacco, e la mia passione per il cosmo e l’infinito. L’idea era quella di immaginare cosa sarebbe successo alla vita di tutti noi se un duplicato della Terra fosse entrata in contatto con la nostra realtà. Ci siamo domandati: cosa proverebbe qualcuno se incontrasse un altro se stesso? Vorrebbe conoscerlo? Riuscirebbe l’altro a perdonare, se qui sulla nostra terra il suo simile non ne ha avuto la forza? Il risultato è che un intero mondo è costretto a confrontarsi con un altro pianeta identico a sé, senza sapere quale saranno le conseguenze per entrambi». La fantascienza sembra più un pretesto: «Non ci sono astronavi, ma un dramma umano che avviene qui e forse trova soluzione là». È la tragedia che vive Rhoda dopo l’incidente: cerca il perdono del padre sopravvissuto e la possibilità di una redenzione: «Il suo desiderio, non trovando pace, è quello di andare sull’altra terra e domandare al suo doppio: hai fatto qualche cosa di sensato nella tua vita o l’hai sprecata come ho fatto io?».L’attrice Britt Marling nel film è un viso ricolmo di dolore, di forza. Elogia lo spunto di partenza del film e aggiunge: «Viviamo in città che hanno perduto il contatto con le stelle, non ci soffermiamo più a riflettere sulla nostra piccolezza paragonandola all’infinito che ci è sconosciuto. Il film risveglia in noi questo senso di finitudine e di mistero, legandolo al dolore di Rhoda, alla sua necessità di essere perdonata». L’attrice ha voluto partecipare alla scrittura del film «perché – sottolinea – era importante l’idea di parlare di ciò che non conosciamo senza guardarlo direttamente. È come per i concetti della metafisica o le realtà dell’universo. Così succede nel film: avvengono fatti molto umani e dolorosi tra due persone, ma sono raccontati dentro un mistero molto più grande». Rhoda intuisce che soltanto su Terra 2 troverà forse una risposta, se non la pace: «È vero. Spinge John ad andarci per scoprire se lì la sua famiglia esista ancora. Se lì ci sia stato il perdono. E che fine lei abbia fatto. Il mondo intero deve riflettere su se stesso come fa lei. Tutti corriamo nella vita con un paraocchi senza sapere esattamente che cosa facciamo e cosa ci sia al nostro fianco. Another Earth è, in fondo, una metafora: alza uno specchio su di noi come persone, per riflettere dove siamo nel mondo». Finale apertissimo, quando Rhoda incontrerà Rhoda. Non sappiamo su quale Terra.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: