Una scena de "La Cripta dei Cappuccini" al Teatro Verdi di Gorizia con Natalino Balasso - Foto www.phocusagency.com
Una antica giostra gira incessantemente, come un carillon, mentre gli uomini salgono, scendono e cambiano travolti dal movimento incessante della Storia. In mezzo a loro c’è l’impacciato viveur, Francesco Ferdinando Trotta, di cui seguiamo l’adolescenza dissoluta nella Vienna di inizio Novecento fino all'annessione nazista dell’Austria nel 1938, attraverso la Grande guerra, il crollo dell’impero e un mondo irriconoscibile che cambia velocemente.
Come dice all’Avvenire il regista e direttore di Mittelfest Giacomo Pedini «racconta lo stravolgimento di un mondo attraverso lo stravolgimento delle persone» La Cripta dei Cappuccini”, lo spettacolo tratto dal romanzo scritto nel 1938 dall’austriaco Joseph Roth già in esilio, che ha debuttato in prima assoluta sabato scorso al Teatro Verdi di Gorizia inaugurando il progetto “Inabili alla morte/Nezmožni umreti”. La Cripta dei Cappuccini è il primo spettacolo della trilogia ispirata al capolavoro di Roth creata per Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della cultura 2025.
Il progetto, commissionato a Mittelfest dalla Regione Friuli Venezia Giulia e inserito da “GO! 2025” come evento ufficiale di Capitale Europea della Cultura 2025, si dispiegherà tra maggio 2024 e novembre 2025, a cavallo tra Gorizia e Nova Gorica (la parte slovena della città), con rappresentazioni teatrali e radiodrammi in entrambe le lingue, una pubblicazione editoriale, un documentario e un podcast. Questo primo spettacolo, che vede la regia di Giacomo Pedini - ideatore dell’intero progetto - e la produzione di Associazione Mittelfest, è tratto direttamente dall’omonimo romanzo, con la riduzione di Jacopo Giacomoni.
La corposa messa in scena teatrale, che sarà replicata durante il Mittelfest di Cividale del Friuli a luglio, è affidata a un eccezionale cast di attori. Calzante nei panni del protagonista Natalino Balasso, attore, comico e autore, che ci restituisce con sfumature drammatico grottesche lo sguardo di Trotta, dilapidatore e gaudente rampollo di famiglia nobile slovena, accompagnato da una galleria di amici, cugini, madri, moglie e fidanzate, avventurieri, millantatori, soldati e nobili decaduti, con cui ci viene mostrata la frantumazione dell’impero sovranazionale, inghiottito nel gorgo della Grande Guerra, e di un Novecento alle soglie del nazismo. Trotta si ritroverà travolto all’improvviso dalla Prima guerra mondiale, andrà al fronte insieme al cugino caldarrostaio Branco, tornerà ritrovando la moglie Elisabeth (il giovane talento Camilla Semino Favro) che tenta la strada dell’emancipazione femminile nei ruggenti anni 20, non senza incappare in trappole. Lo stesso Trotta, ormai diventato povero, deve difendere da investitori truffaldini l’anziana madre (una Ivana Monti strepitosa) nobile austera sempre più debole e invecchiata, proprio come l’Austria postimperiale esangue e pronta a cadere nelle fauci del nazismo. Un uomo smarrito, Trotta che cerca di capire qual è il suo posto in questo nuovo mondo che non capisce e il cui unico desiderio “ribelle” è quello di scendere ad omaggiare il defunto Francesco Giuseppe nella Cripta dei Cappuccini, dove sono sepolti tutti gli imperatori asburgici. Le musiche originali, commissionate al compositore pordenonese Cristian Carrara, sono eseguite e registrate dalla FVG Orchestra. Per questo primo capitolo, la trasmissione radiofonica su Rai Radio3 è prevista l’8 giugno alle ore 22, con un’ulteriore riduzione del testo a cura di Giacomo Pedini e Jacopo Giacomoni.
«La Cripta dei Cappuccini non è il racconto della fine di un mondo, né l'elegia nostalgica di chi lo ha perso: è una storia di smarrimento, di una solitudine mangiata dagli eventi. Assomiglia a un'infernale e grottesca discesa in fondo al Cocito – spiega Pedini -. È la discesa di Trotta, che mentre sprofonda racconta, come Dante, la sua catabasi, inseguendo non la salvezza, ma il desiderio sornione di chiarirsi a sé stesso. Non si tratta di ritrovare la via, ma di riconoscere la strada che, volenti o nolenti, sinceri o menzogneri, è capitato già di percorrere». Dopo questo primo lavoro arriveranno due nuove commissioni letterarie, una slovena allo scrittore Goran Vojnovic (in scena a novembre 2024) e una italiana allo scrittore e drammaturgo Paolo Di Paolo (settembre 2025), che immaginano di proseguire la saga dei Trotta nel mondo a venire. «Si parte con la dissoluzione del mondo asburgico per passare agli anni Sessanta, alla cortina di ferro e ai muri, e finire agli anni Novanta con la guerra nei Balcani, con le illusioni ambigue di una pace e una prosperità perpetue – aggiunge Pedini -. Nel frattempo le tre storie rispecchiano frammenti dell’Europa di oggi, alle prese con altre incognite e i residui di un passato lento a mutarsi». Una trilogia che diventa ancora più significativa se raccontata su questa tormentata e bellissima linea di confine ricca di storia: da cuore pulsante d’Europa a muro divisorio con la Jugoslavia fino al 2004, riattivata oggi per fermare i migranti della rotta balcanica
Natalino Balasso, ci spiega come ripercorre la vita di questo personaggio fra il 1913 e il 1938: « Trotta è un personaggio estremamente negativo, è uno che non prende decisioni, è uno che lascia fare agli altri. Ma Roth ha la capacità di fare dire cose giuste anche ai personaggi negativi, quindi il personaggio sfugge al giudizio. Noi non abbiamo vissuto allora, non possiamo davvero sapere che cosa sentissero. I giovani del 1913 non appartenevano a un’epoca che li vedeva come protagonisti. L’unico momento in cui potevano esserlo era la guerra, e potevano esserlo in quel caso solo i maschi. Oggi i giovani sono molto più protagonisti, anche se - mette in guardia l’attore - fra le due storie vedo dei grandi link culturali. Specie da parte dei giovani c’è un precipitoso assuefarsi. Adesso, come dice il filosofo Byung-chul Han, non è più la società dello spettacolo dove il potere dà spettacolo di sé, ma è la gente che dà spettacolo sui social. E la gente oggi si deve sentire controllata». Nell’attesa della tournée , l’attore veneto nella prossima stagione riprenderà il suo Ruzante mentre a settembre debutterà al Bellini di Napoli ne La grande magia di Eduardo con la regia Gabriele Russo.