Jovanotti sulle strade fra Cile e Patagonia per Rai Play
«La strada e la natura hanno sempre le risposte e la capacità di riempirmi il cuore, di mettermi a confronto con la parte più profonda di me». Questo il senso più profondo del viaggio che Jovanotti tra i paesaggi mozzafiato del Sudamerica estremo, tra Cile e Argentina, in una pedalata in solitaria di 4mila chilometri, durata un mese e mezzo. Un viaggio effettuato da Lorenzo Cherubini tra gennaio e febbraio e che ora una avventura condivisa su RaiPlay da venerdì 24 aprile. Da Santiago del Cile a Buenos Aires, attraverso deserti, coste oceaniche, parchi nazionali, le Ande, le pampas, i villaggi sperduti e la grande città. In totale 16 brevi episodi, ognuno di circa 15 minuti, suddivisi per chilometri, in cui il cantante con l’aiuto di Michele Lugaresi e Federico Taddia ha riassunto 60 ore di girato con un telefonino e una telecamerina. Ogni puntata ha il titolo di una poesia, che Jovanotti recita alla fine. Anche il titolo Non voglio cambiare pianeta è tratto da Neruda.
L’artista ha presentato oggi il progetto in videoconferenza via web alla stampa insieme all’ad della Rai Fabrizio Salini e la direttrice di RaiPlay, Elena Capparelli. Che hanno ribadito l’importanza strategica che la piattaforma Rai sta assumendo, anche sulla spinta dell’emergenza: basti pensare che ieri, 21 aprile, Rai Play ha sfiorato le 6 milioni di visualizzazioni. Lo ha confermato lo stesso Salini: «Questo è il ruolo della Rai in questo periodo drammatico: la Rai non si è fermata, RaiPlay non si è fermata, mettendo in campo nuovi progetti, innovazione, sperimentazione, rischio».
«Avevo bisogno di staccare dopo l’immersione della folla del Jova Beach Party. E sono partito per pedalare in solitaria in Sudamerica, luogo che amo molto. All'inizio - ha spiegato Jovanotti - non immaginavo di fare questa cosa con RaiPlay. Facevo le riprese per me, con l'idea poi magari di metterle sui miei social. Ma poi quando sono tornato ho visto che avevo molto materiale e subito mi è venuta in mente RaiPlay». Anche perché la situazione era drasticamente cambiata. «Dopo un mese e mezzo di grande felicità - ha raccontato Lorenzo -, quando sono tornato mi hanno puntato un termometro addosso a Fiumicino. Ho capito che bisognava fare qualcosa subito e ho pensato a RaiPlay. La Rai produce cultura, sono cresciuto con una Rai fatta di sperimentazione. E RaiPlay dispone di un patrimonio culturale enorme: pensate solo alle Teche» .
Dal 24 aprile potremo così pedalare insieme a Jovanotti in terre sconfinate, in un viaggio che non è solo sport o turismo, dove l’artista ci accompagna con i suoi pensieri solitari, incontri speciali, una colonna sonora inedita scritta da lui, e tanto ottimismo. Un viaggio di formazione, perché, come spiega Jovanotti «anche se io ho 53 anni, la formazione non finisce mai. E io ai giovani dico sempre che per formarsi devono leggere e viaggiare». Lorenzo Cherubinii, da sempre appassionato di viaggi, di percorsi in solitaria in bici ne ha fatti già tanti in giro per il mondo. In qualche modo, portando su due ruote l’attitudine dei grandi cammini spirituali?
«Per me ogni viaggio è un allontanarsi da Roma e dal Vaticano, dove sono nato e di cui ho l’imprinting nelle cellule, e al tempo stesso un modo per ritrovare Roma - racconta Jovanotti, figlio di un dipendente della Città del Vaticano – Quando entro nelle chiese dei posti più sperduti del mondo, e incontro l’iconografia che mi è familiare, questa sensazione mi colpisce sempre. Quando mi sono ritrovato nella piccola chiesetta di San Pedro de Atacama, ho pensato a San Pietro davanti a cui dove sono nato. Uno degli incontri che più mi ha colpito è stato durante un viaggio in bici in Pakistan, a Islamabad. Entrai in una chiesetta e chiesi al prete se era una chiesa cattolica e lui mi rispose abbracciandomi “La chiesa è di Cristo e davanti a lui siamo tutti uguali”. E poi nei viaggi in bici – aggiunge - c’è questa immersione totale nella natura. La natura è la cosa più sovrannaturale che c’è. La stessa parola natura ha nella sua radice l’idea del futuro. L’importante è non farne una ideologia».
E Jovanotti di chilometri, in quest’ultimo viaggio, ne ha fatti tanti, circa 4mila, sempre pedalando nella natura e quasi sempre da solo. «Tranne sulle Ande: lì mi ha raggiunto un mio caro amico, Augusto Baldoni, che ha un negozio di bici a Forlì. Ci siamo incontrati nel nord del Cile e abbiamo fatto le Ande, anche fino a 5mila metri».
Il viaggio è anche un segno di speranza in un momento difficile, che viene trasmesso a ridosso del 25 aprile. «Questo 25 aprile sarà particolare, ci mette di fronte alla Liberazione – riflette -. Oggi esercitiamo la nostra libertà in modo anomalo: dobbiamo fare quello che ci dicono e fidarci, e non possiamo dire “faccio come mi pare”. Ma non possiamo perdere l'occasione di imparare qualcosa». Ma l'attesa per il ritorno alla normalità è forte: «Io sono così a mio agio negli assembramenti che questo rinunciarvi mi fa vivere su una sorta di montagna russa di emozioni. Il futuro della musica dal vivo non può essere limitata a uno schermo retroilluminato. Ora si fa per necessità, ma un giorno torneremo a far scorrere l’energia della musica dal vivo».