Marcell Jacobs medaglia d'oro nei 100 mt agli Europei di atletica
C’è una Freccia azzurra che illumina la notte dentro l’Olympiastadion, ma non è quella del Sud. Eppure 44 anni dopo l’impresa di Mennea a Praga, un altro italiano, Jacobs, si accomoda sul trono continentale dei 100 metri. A Pietro Paolo da Barletta, segue Marcell Lamont da Desenzano del Garda. Il bresciano è il terzo velocista ad accoppiare in successione il trionfo a cinque cerchi e l’oro europeo. Prima di lui c’erano riusciti il sovietico Valery Borzov (1972 e 1974) e il britannico Linford Christie (1992 e 1994). A loro c’erano voluti due anni, al gardesano ne basta uno, strascico di quel Covid che ha spostato più in là l’Olimpiade. Avrebbe voluto salire anche sul tetto del mondo, il ventisettenne poliziotto, ma il fisico non gliel’ha consentito. Un mese fa a Eugene si era comunque presentato ai blocchi di partenza, ma era uscito malconcio dalla batteria. La lesione al grande adduttore della coscia destra avrebbe potuto precludergli la stagione, invece lo staff sanitario è riuscito a rimetterlo in sesto per l’appuntamento con l’Europa.
Tutto in due ore, toccata e fuga per ribadire che il numero uno dello sprint è ancora lui. Il crono stampato in semifinale, 10"00, era già il suo primato stagionale, migliorato poi in finale fino a 9"95, record dei campionati eguagliato. In Oregon lo statunitense Fred Kerley si impose in 9"86, Jacobs non è ancora a quei livelli, anche sul piano muscolare: lo dimostra il taping tricolore che gli copriva la gamba sinistra. Partenza buona, lanciato efficace, parte finale non brillante. Tanto basta comunque per battere i britannici Hughes (9"99) e Azu (10"13). Per la terza volta nella storia, dopo il 1966 e il 2010, nell’atto conclusivo dei 100 metri europei c’erano due azzurri, considerando che Chituru Ali - mamma nigeriana e papà ghanese, cresciuto ad Albate, quartiere a sud di Como, affidato alla famiglia Mottin - ha chiuso ottavo in 10"28, dopo aver corso il personale di 10"12 in semifinale.
Il gemello diverso di Marcell Jacobs è Gimbo Tamberi, ieri alle prese con la qualificazione dell’alto. Missione compiuta senza patemi da parte dell’olimpionico, cui è servito un modesto 2.21, superato tra l’altro al secondo tentativo. «Nel riscaldamento ho avuto ottime sensazioni, sono contento perché ero arrivato con molti dubbi, che ho fugato. Ora testa alla finale (in programma domani, ndr) dove ci sono saltatori forti, ma altalenanti, quindi per le medaglie il discorso è aperto, sperando che non piova. È la prima gara dell’anno in cui mi son sentito fisicamente al 100 per cento. Il problema della gamba è stato risolto paradossalmente grazie al Covid, perché quei dieci giorni a casa mi hanno aiutato», racconta Tamberi, che al termine del salto ha mostrato un messaggio di incoraggiamento a Greg Paltrinieri, impegnato in contemporanea a Roma.