Massimo Stano, medaglia d'oro nella 20 km di marcia uomini,sul podio. Per 14 giorni di fila gli atleti azzurri sono saliti sul podio, anche questo è un record - Reuters
Un record fantastico da storicizzare. Sebbene manchino ancora due giornate alla fine delle gare, non c’è dubbio che la spedizione italiana ai Giochi di Tokyo sia già trionfale sul piano qualitativo e su quello quantitativo.
Gli ori conquistati da Palmisano, Busà e dalla 4x100 lo certificano ulteriormente. È stato così superato il record di 36 medaglie raggiunto sia nel 1932 che nel 1960. Si tratta di un primato straordinario che però va necessariamente contestualizzato. A Los Angeles ’32, infatti, gli eventi che assegnavano medaglie erano solo 117, a Roma ’60 erano 150, mentre a Tokyo ben 339. In Giappone il Coni ha inviato il contingente più numeroso di sempre: 378 atleti, mentre a Roma gli azzurri erano 280 e a Los Angeles 112. A due giorni dalla chiusura, però, le 38 medaglie valgono il settimo posto nel medagliere non ufficiale per nazioni, mentre a Roma gli azzurri chiusero al terzo posto e a Los Angeles addirittura al secondo.
Queste considerazioni però non devono minimamente togliere valore al trionfo azzurro a Tokyo. La Guerra fredda e la decolonizzazione hanno contribuito a far aumentare significativamente la concorrenza sportiva al di fuori dell’Occidente e oggi le Olimpiadi sono un fenomeno pienamente globale. Inoltre a Roma gli azzurri avevano beneficiato del “fattore casalingo”, mentre i Giochi di Los Angeles 1932 furono pesantemente influenzati dalla crisi del ’29. Per ridurre i costi, molte delegazioni europee si presentarono in California con squadre ridotte all’osso, mentre l’Italia a fini propagandistici arrivò con numeri imponenti. Il regime fascista voleva dare un’impressione di normalità e far credere agli altri paesi che nella Penisola non si stessero subendo gli effetti della crisi economica. In quell’occasione il contingente azzurro fu addirittura l’8% dei partecipanti totali contro il 5% di Roma e il 3% di Tokyo.
A partire dai Giochi intermedi di Atene 1906, i primi che videro una delegazione ufficiale organizzata da un Comitato olimpico seppur provvisorio, l’Italia ha saputo affermarsi come una media potenza sportiva, che solo eccezionalmente riesce a raggiungere il podio, ma anche che raramente esce dal lotto delle prime dieci nazioni al mondo. Il merito è probabilmente anche dell’originalità del sistema sportivo italiano, molto orientato alla conquista delle medaglie olimpiche. Nel secondo dopoguerra, infatti, Giulio Onesti, grazie a una sostanziale delega statale, strutturò il Coni non solo come un comitato olimpico e una federazione di federazioni, ma anche come un Ministero dello sport sui generis.
Allora si manteneva grazie agli introiti del Totocalcio, oggi grazie a una sinergia sempre più strutturata con i corpi sportivi militari, da cui provengono 34 delle 38 medaglie azzurre. Per quanto anacronistico (era un escamotage sviluppato quando le Olimpiadi erano riservate ai dilettanti che permetteva agli atleti di allenarsi da professionisti senza essere considerati tali) e non privo di limiti, quello dei corpi militari si dimostra quindi un modello ancora efficace per vincere medaglie olimpiche, perché permette ad atleti e allenatori di sviluppare una carriera in discipline che altrimenti non sarebbero in grado di sostentarsi.
Le medaglie conquistate dagli azzurri fino a 6 agosto