Il cinema italiano salvato dal tax credit. Lo dimostrano i dati 2012 sull’industria cinematografica nazionale presentati ieri a Roma, durante la conferenza stampa di Anica e Ministero per i Beni e le Attività culturali. Ammonta a 87 milioni di euro la somma delle agevolazioni fiscali utilizzate per la produzione di ben 79 film italiani sui 166 prodotti nel 2012, 11 in più rispetto ai 155 del 2011. Una notizia positiva anche per lo Stato: lo conferma una ricerca che l’Anica, l’associazione che riunisce le industrie cinematografiche italiane, ha elaborato in collaborazione con la Luiss. Il gettito fiscale per lo Stato è pari a 1,5 euro per ogni euro di tax credit investito. Un incremento quindi per le casse dell’erario, ma anche un incremento dal punto di vista del settore occupazionale. Ai dati positivi si sommano ancora però annunci non positivi: «Nel 2013 il Fus, il fondo generale per lo spettacolo – ha dichiarato Nicola Borrelli, direttore generale per il Cinema del Mibac – potrebbe ulteriormente essere abbassato, rispetto alla somma pari a 24,4 milioni nel 2012». Una notizia pericolosa per la nostra produzione ha sottolineato Angelo Barbagallo, presidente dei produttori italiani perché, come ha spiegato Riccardo Tozzi, presidente Anica e produttore per Cattleya «la quota del Fus non permette più di fare cinema d’autore». Una miopia economica, quindi, tenendo conto che il cinema italiano è un’industria che genera occupazione e cultura. Ancora di più se si analizza che la quota dei nostri film è considerevole (il 33% del mercato totale). Da notare, però, come la cinematografia nazionale nel primo trimestre 2013 ha registrato una perdita del 5% del box office: rispetto al 2012 (che già segnava un -10%) la flessione del nostro cinema in sala continua a esserci, soprattutto se si compara al 2011, anno però "straordinario" che aveva registrato il successo di
Che bella giornata, il film di Checco Zalone che aveva incassato ben oltre 41 milioni di euro. «Un dato non allarmante – ha sottolineato Richard Borg, presidente dei distributori – ma occorre puntare ad una miglior collocazione dei film durante l’anno». Tra i nemici del cinema in sala la pirateria: «La perdita – spiega il produttore Aurelio De Laurentiis – è di 2,5 miliardi di euro l’anno. Servono subito una legge sul modello francese e fare una class action contro lo Stato, chiedendo il rimborso di una parte». Da non sottovalutare, però, anche l’analisi della quota del cinema nazionale in televisione. In generale nelle reti generaliste aumenta la programmazione di cinema italiano con una quota di 156 film in prima serata, soprattutto grazie a Canale 5 (41 titoli), Rai 3 (38), La7 (28). I nostri film restano invece i grandi assenti nelle due reti principali della Tv di Stato: Raiuno presenta 6 titoli, Raidue solo due. «Le televisioni, trasmettendo meno cinema, abbassano il valore economico ai film stessi», ha sottolineato Tozzi. «La tv in Italia ha il maggior numero di talk show in prima serata; gli altri spazi, quindi, vanno difesi e sfruttati al meglio per il cinema». Uno spazio che forse sarà salvato dal nuovo decreto che regolamenta le quote di cinema italiano che le tv sono obbligate a destinare alla produzione e programmazione.