mercoledì 5 febbraio 2020
Il figlio di Alessandro e nipote del grande Vittorio al debutto nelle Nuove proposte con “Vai bene così”: «Il prof di filosofia mi ha cambiato la vita»
Leo Gassmann all'Ariston

Leo Gassmann all'Ariston - Ansa

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In origine fu il suo prof di filosofia. «È lui la persona che più mi ha cambiato la vita», racconta Leo Gassmann, 21 anni e un cognome che farebbe tremare chiunque ma non lui. Mancavano poche ore, ieri, al suo esordio al Festival tra le nuove proposte, ma il giovanissimo artista sfoderava una calma olimpica: «Augurerei a tutti di avere un docente così, credeva in ogni singolo ragazzo e quando cadevi ti spronava al riscatto». È proprio il senso di Vai bene così, il brano con cui ieri sera Leo, figlio di Alessandro e nipote di Vittorio Gassmann, ha fatto il suo ingresso e passato anche il turno (superando Fadi) nel tempio dell’Ariston. Leo è uno degli otto prescelti tra i 1.500 giovani che si erano proposti.

«Solo tu sai quanto fa male sentirsi l’ultimo… ». Così inizia la sua canzone, un alternarsi di parole amare e incitamenti a non mollare mai.

L’ho scritta di getto a maggio un giorno in cui avevo bisogno di sentirmi dire che andavo bene così come sono. Avevo avuto un confronto aspro con una persona che non credeva in me, quindi è nata come sfogo, ricordo che mia mamma era in cucina e cuoceva la pasta, io sono andato in camera e l’ho buttata giù. Mesi dopo io e Matteo Costanzo abbiamo studiato un arrangiamento molto sanremese, abbiamo fatto un provino e lo abbiamo mandato. È indescrivibile la nostra felicità quando ci hanno scelti.

Suo padre Alessandro e sua madre Sabrina Knaflitz, entrambi attori, come hanno reagito?

Sono fieri di me, tanto più che il mio è un percorso che si distacca del tutto dal loro. Ho due genitori di grande cuore, mi hanno insegnato tanto e soprattutto mi hanno dato la possibilità di fare le mie cadute. Che in realtà non sono poi molte, sono stato fortunato: sono un semplice ragazzo di 21 anni che non ha dato problemi, ho letto molto, ho portato a casa bei voti al liceo classico, ora all’università studio Comunicazione e Psicologia… L’importante però è avere grandi maestri. Quando il nostro prof venne a mancare, la chiesa era affollata di studenti e accadde una cosa bellissima, uno di loro che era stato in comunità per droga salì sull’altare e lo ringraziò: il prof lo aveva salvato semplicemente credendo in lui.

E lei chi vorrebbe salvare?

Mi piacerebbe lasciare il mondo un po’ meglio di come l’ho trovato, e con la mia voce vorrei ispirare quei ragazzi che non credono in niente. Ma ovunque c’è qualcuno che ha bisogno, c’è solo l’imbarazzo della scelta… Faccio parte del Centro nazionale contro il bullismo e spesso le vittime sono i disabili, stasera (ieri, ndr) canterò anche per loro.

Una laurea in tasca e un futuro da cantante. Qual è la sua strada?

Senza dubbio la musica. Venerdì uscirà il mio primo album intitolato Strike, il colpo di bowling che abbatte tutti i birilli. Vedo la mia vita come questa boccia, che gira, gira e va verso i birilli… e spero di arrivare il più tardi possibile ai birilli, perché per me è nel percorso che risiede la vera gioia, nell’attesa di raggiungere l’obiettivo più che nel risultato finale. Io mi sento felice adesso, prima di salire sul palco dell’Ariston, in questo sono un po’ leopardiano.

In epoca di narcisismi, apparenze e reality poco edificanti, pensa di poter incidere con messaggi positivi?

Fin da piccolo non capivo perché bisognasse per forza apparire diversi da quello che si è, sembra che per essere qualcuno devi odiare e aggredire. Certamente è più difficile abbracciare l’ostacolo e il nemico, ma alla fine ti premia. Avendo partecipato a X-Factor, poi, ho centinaia di migliaia di follower, ma questo mi dà una responsabilità in più.

Lei porta nel viso i tratti inconfondibili di suo nonno Vittorio.

È morto quando avevo solo 4 anni e me lo sono “ricostruito”, mi raccontano che era pazzo di me. È un onore immenso sapere che il suo sangue scorre nelle mie vene, lo dico sia come nipote che come suo grande fan. È uno dei miei “angeli custodi”.

Nel suo album affronta anche il tema della morte, con il brano dedicato a Peter Fonda.

Io credo nell’aldilà e nell’anima, è un tema che mi ha sempre attratto e la morte di Fonda, grande attore di Hollywood e amico di famiglia, è stato un dolore profondo. Ho frequentato un liceo cattolico e mi sento molto vicino al pensiero cristiano, ma anche ai messaggi di pace del Dalai Lama.

Certo spera di vincere. Ma quanto ci crede?

Io la mia vittoria l’ho avuta, mi hanno dato l’opportunità di cantare al Festival e voglio vivermi il mio sogno. Ho portato il mio brano alla faccia di chi diceva che non ce l’avrei mai fatta e canterò guardandoli negli occhi… Ma intanto li perdonerò, altrimenti farei il loro gioco: il perdono è il modo migliore per dimostrare di cosa sei capace nella vita.

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