Nel suo commovente documentario, Vado a scuola, in arrivo questa settimana nelle nostre sale, il francese Pascal Plisson racconta la quotidiana avventura di quattro bambini che per raggiungere la propria classe devono affrontare ogni giorno un lunghissimo viaggio non privo di pericoli. L’idea gli è venuta quando, realizzando un documentario sui giovanissimi guerrieri Masai, uno di loro gli ha confessato di voler cambiare vita, di non voler più combattere, ma andare a scuola. Da qui la voglia di cercare in altre parti del mondo altri bambini disposti a enormi fatiche e sacrifici pur di arrivare a scuola in orario. Jackson ha dieci anni e vive in Kenya. Ogni mattina insieme alla sorellina percorre a piedi quindici chilometri nella savana schivando pericolosissimi elefanti. L’undicenne Zahira, sulle tortuose montagne dell’Atlante, in Marocco, dove la temperatura d’inverno scende a 25 gradi sotto zero, impiega addirittura un giorno intero per arrivare alla meta, un collegio dove poi alloggerà per tutta la settimana. Samuel, un ragazzino del Sud del-l’India, non può camminare, ma i suoi fratelli lo spingono fino a scuola per otto chilometri su una malconcia sedie a rotelle. Carlito infine percorre a cavallo con la sorella venticinque chilometri attraversando sterminati altopiani della Patagonia, in Argentina.
Per poter filmare questi piccoli eroi con naturalezza e cogliere i momenti fondamentali della loro impresa, il regista si è piazzato ogni giorno sul loro cammino, senza modificare le loro abitudini, suggerire dialoghi o inserire la voce di un narratore fuori campo. Ciò che colpisce del documentario non è solo il fatto che questi bambini rischiano quotidianamente la vita per poter usufruire di un loro diritto, ma sono estremamente consapevoli di quanto la scuola abbia un ruolo fondamentale per il loro futuro. Vogliono diventare medici e piloti, vogliono fare qualcosa non solo per la propria famiglia, ma per il paese in cui vivono e lottano con i denti per raggiungere il loro obiettivo. Le scritte in coda al film ci raccontano che le cose stanno procedendo per il meglio. Jackson, ad esempio, grazie a una borsa di studio, alloggia un in collegio e non deve più temere gli elefanti. E un giorno forse potrà volare in aereo su tutta l’Africa, come sogna da sempre.