Massimiliano Gallo è il protagonista del film di Alessandro Gassmann presentato alla Mostra del cinema
«Tutto è cominciato con una chiacchierata con Maurizio De Giovanni, che è venuto a trovarmi in una pausa delle riprese della seconda stagione di I bastardi di Pizzofalcone. Gli avevo detto che secondo me doveva scrivere una delle sue storie misteriose, che emozionano e fanno sorridere, ambientata in una famiglia fuori dal comune, come lo è stata la mia. È nato allora un testo partito da un’idea comune, che Maurizio ha sviluppato con la scrittura e io successivamente con la regia teatrale, sottolineandone il tono ironico e visionario». Così racconta Alessandro Gassmann, che ha deciso di portare sul grande schermo la pièce Il silenzio grande, presentato ieri alle Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia e dal 16 settembre nelle sale con Vision Distribution, affidando nuovamente il ruolo del protagonista a Massimiliano Gallo, questa volta affiancato da Margherita Buy, Marina Confalone, Emanuele Linfatti, Antonia Fotaras.
Gassmann torna dunque dietro la macchina da presa con la storia ambientata a Villa Primic, un tempo lussuosa, oggi scricchiolante dimora appena messa in vendita. Una decisione presa dalla signora Primic, Rose, in accordo con i figli Massimiliano e Adele. A non essere contento però è il capofamiglia, Valerio, che insieme alla domestica Bettina protesta contro questa scelta troppo dolorosa. Le cose però non sono come sembrano. «Inizialmente Il silenzio grande doveva restare in palcoscenico – spiega Gassmann - ma poi con l’avanzare del Covid, della violenza e della rabbia sempre più presenti nella nostra società volevo portare anche al cinema una storia che fosse una carezza per me e per lo spettatore, che ci accogliesse con un’Italia diversa, quella degli anni Sessanta, come ce la ricordiamo o come ce l’hanno raccontata i nostri genitori».
L’invito allo spettatore è quello di osservare attentamente la complessa geometria di sguardi dei protagonisti in vista di un colpo di scena finale che non possiamo svelare (chi ha visto lo spettacolo a teatro lo conosce benissimo), ma che vi lascerà a bocca aperta. Una messa in scena che ha richiesto un grande lavoro soprattutto da parte di Gallo, qui impegnato in un’altra delle sue performance che non si dimenticano. «Massimiliano ha coraggiosamente azzerato il lavoro fatto a teatro costruendo un personaggio diverso, perché quello del cinema è un altro linguaggio. È una persona fantastica, un attore di enorme duttilità, capace di diventare continuamente altro, con tante frecce al proprio arco. Era inoltre l’attore giusto per questo film anche perché, come me, è nato e cresciuto in una famiglia con un padre ingombrante. È la miccia che accende le anime altrui. Abbiamo spesso eliminato durante le prove le battute di risposta di chi ascolta per far vivere i monologhi di chi parla. Marina Confalone, grandissima attrice, è un’amica, mentre non conoscevo Margherita Buy che a Rose regala eleganza, fragilità, malinconia».
Con Il silenzio grande Gassmann prosegue il suo percorso cominciato un paio di anni fa. «La straordinaria commedia all’italiana che mi vede partecipe e che ha fatto la storia del cinema mondiale ha vissuto una lunga agonia che non ha permesso alle generazioni immediatamente successive di trovare la propria strada. Ho 56 anni, faccio l’attore da quando ne avevo 18 e ho deciso di cambiare un po’ il passo. C’è una tendenza a ripetere quello che funziona e a non rischiare, anche se mi pare che le cose stiano cambiando: il pubblico ha voglia di vedere altro, comincia a chiedere più qualità, differenza, coraggio. Non rinnegherò mai quello che ho fatto, ma un certo tipo di comicità oggi mi diverte molto meno. Durante il lockdown sono rimasto con me stesso studiando, riflettendo, leggendo, e ora ho voglia di fare quello che non ho ancora fatto fino a oggi».