Orbassano, Carlo Maria Martini ragazzo
Un viaggio dentro le pieghe inedite e gli aspetti più domestici di un “Carlo Maria Martini minore” e che ci consegnano l’immagine di un cardinale che con il suo “sguardo umanissimo” non dimentica mai i legami con la sua Torino e con la sua famiglia a cui deve in fondo anche la fede, l’educazione al bello e l’aver imparato proprio tra le mura della sua casa di via Cibrario a compiere quegli atti di carità non ostentata che hanno contraddistinto da sempre il suo stile. Tutto questo è ciò che racchiude il volume “L’ infanzia di un cardinale” (Àncora editore, pagine 168, euro 16,50) il racconto su Carlo Maria Martini (1927-2012) immortalato negli occhi e condensato nella penna della sorella Maris, con la presentazione di Marco Garzonio e la postfazione dell’arcivescovo di Chieti Vasto Bruno Forte. Un «librino» come lo definisce l’autrice che ci riporta all’infanzia, del futuro arcivescovo di Milano e a un lessico famigliare dove il protagonista è riconosciuto da tutti con il nome di “Carluccio”; il volume ci riconduce quasi per mano alla Torino degli anni 30 e 40 , a quella scuola elementare di stampo deamicisiano Scolpis (la stessa frequentata dal coetaneo Guido Ceronetti) al prestigioso Istituto Sociale dove il futuro padre Martini dà già buona prova di sé come studente modello. Ma c’è molto di più tra queste pagine: si scoprono i sogni del padre Leonardo - ingegnere e costruttore - che per quel figlio un po’ gracile ma tanto talentuoso negli studi già vedeva un futuro da luminare della medicina o ritrovare il piccolo Carluccio intorno al 1941 intento a gettare nel Po i romanzi di Balzac della biblioteca paterna dopo la scoperta che quei volumi figuravano nell’Indice dei libri proibiti. Come è naturale il volume si sofferma sull’anno cruciale della vita di Martini il 1944 con il suo ingresso da novizio nella Compagnia di Gesù. Questa pubblicazione ci aiuta a scoprire le impressioni degli altri membri della sua famiglia: il padre Leonardo, la madre Olga Maggia con la sua autentica fede mariana, il fratello Francesco e ovviamente la testimone e depositaria di questo patrimonio di ricordi la sorella Maris. Che confida proprio qui la «sensazione di essere venuta al mondo per testimoniare» e di aver tenuto fede a quell’impegno preso con la madre Olga: «Prenditi cura di lui (Carlo), quando sarà anziano». Questo piccolo libro costruito quasi in controluce anche sulle impressioni della stessa Maris sull’ultimo docu-film (2017) di Ermanno Olmi dedicato a Martini “Vedete, sono uno di voi” simboleggia soprattutto il tentativo riuscito di restituire l’immagine di un Martini non più «monumento vivente» dei media ma come un uomo timido e capace di farsi prossimo con ciascuno (proprio come lo fu da giovane studente al Sociale) che si accostava a lui anche nel suo modesto appartamento all’interno dell’infermeria dei gesuiti all’Aloisianum di Gallarate. Non sorprende che la sorella in queste «pagine che sanno di vissuto» come le definisce Bruno Forte ci riveli, per esempio, quanto sia stato importante nella sua vita di esegeta la pubblicazione di un documento conciliare come la Costituizione dogmatica Dei Verbum; in questo lungo amarcord Maris non dimentica, tra gli altri, due gesuiti rimasti nel cuore di padre Martini : Lyonnet e il cardinale Bea. Ovviamente lungo queste pagine si parla di Roma, Milano, di Gerusalemme e di quell’incontro con la morte che tanto interrogava il cardinale. Ma su tutti campeggia forse il ritratto grato di Carluccio per l’amata Maris nel giorno del suo 50esimo di Messa a Torino nel 2002: «Ringrazio mia sorella per la sua precisione e tenacia».