L’Arena di Verona con il palco rosso per gli artisti - Ennevi/Fondazione Arena
Silenzio sul finale del Va’ pensiero del Nabucco di Giuseppe Verdi. Una nota che il coro tiene con un fiato lunghissimo, facendola poi svanire nell’aria attraversata da fasci di luce che si perdono nel cielo. E qualche lacrima bagna le mascherine. Perché l’emergenza Covid non è finita – lo dicono i dati dei contagi – e la parola d’ordine deve essere ancora prudenza. «Ma arte e vita vanno devono ripartire» racconta Cecilia Gasdia, sovrintendente dell’Arena di Verona che sabato sera ha inaugurato quella che il soprano veronese definisce una «straordinaria stagione straordinaria ». Nel senso che tutti si augurano che non tornino più le circostanze che in questo 2020 hanno costretto i teatri prima a chiudere, cancellando spettacoli e concerti, e poi a reinventare, per rispettare le regole sul distanziamento, le stagioni. «Ad aprile eravamo convinti che per quest’anno il pubblico non sarebbe entrato in Arena. A maggio abbiamo cancellato tutta la stagione spostandola al 2021. Poi, con il miglioramento della situazione e qualche spiraglio per gli spettacoli dal vivo, abbiamo progettato cinque diversi cartelloni e steso altrettanti bilanci. Oggi finalmente ripartiamo ».
L’Arena ha riaperto con Il cuore italiano della musica, serata lirica dedicata agli operatori sanitari. «Stasera ne abbiamo invitati più di cento e in tutti gli spettacoli abbiamo riservato per loro biglietti al prezzo simbolico di 10 euro » racconta la Gasdia guardando le gradinate dove, adeguatamente distanziate, ci sono duemila persone. «Le attuali misure ci permetterebbero di avere tremila e 100 spettatori a sera, ma per ora ne abbiamo messi in vendita duemila. Vedremo come risponderà il pubblico». Spettatori sulle gradinate di pietra, artisti sul grande palco rosso fuoco costruito in mezzo all’Arena. «Un sogno, quello degli spettacoli al centro dell’anfiteatro, che inseguiamo da tempo. Quest’anno ci è sembrata la soluzione ideale per far fronte alle regole di distanziamento ». Orchestra dove un tempo c’era la platea, coristi distribuiti lungo il perimetro dell’Arena su pedane, anche loro rosse. Quattro i direttori che si passano il testimone (la bacchetta) sul podio: Riccardo Frizza, Francesco Ivan Ciampa, Marco Armiliato e Andrea Battistoni. Ventidue i cantanti che si alternano sul palco proponendo ciascuno un’aria: Roberto Frontali attacca il Prologo de I pagliacci di Leoncavallo (che, insieme a Cavalleria rusticana di Mascagni avrebbero dovuto inaugurare la stagione con il debutto nella regia lirica di Gabriele Muccino), Michele Pertusi affronta l’Ella giammai m’amò del verdiano Don Carlo, Fabio Sartori intona l’E lucevan le stelle da Tosca, Francesco Meli canta l’Ah sì ben mio dal Trovatore, Daniela Barcellona l’O mio Fernando da La favorita di Donizetti mentre Leo Nucci chiude con l’immancabile Cortigiani dal Rigoletto. In mezzo il Capriccio n.24 in la minore di Paganini con il violino di Giovanni Andrea Zanon e il Patria oppressa da Macbeth: «S’alza un grido e fere il ciel/A quel grido il ciel risponde/quasi voglia impietosito/propagar per l’infinito/ patria oppressa, il tuo dolor» canta il coro evocando quello che molti hanno vissuto in questi mesi.
«Per tutte le vittime del coronavirus il 31 luglio eseguiremo il Requiem di Mozart, pagina che risuonerà per la prima volta in Arena. E con nostra grande sorpresa è la serata più richiesta, più dei gala con le star della lirica, segno che le persone cercano un conforto e una risposta a ciò che sta vivendo nell’arte e nelmiliari la fede» dice la Gasdia. Ad ascoltare Mozart (con la bacchetta di Marco Armiliato e le voci di Vittoria Yeo, Sonia Ganassi, Saimir Pirgu e Alex Esposito) ci saranno alcuni fa- di vittime del Covid e il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, per il quale «quella sera l’Arena diventerà una chiesa a cielo aperto per commemorare i defunti non solo veronesi, ma di tutto il mondo. Sarà un’occasione di comunione e raccoglimento per tutte le vittime che hanno lasciato questo mondo senza il calore dell’affetto dei propri cari». Undici i concerti della stagione 2020 intitolata Nel cuore della musica. Il 1 agosto cantano Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, l’8 un Gala Verdi con Eleonora Buratto, Francesco Meli e Luca Salsi, il 14 un Gala Rossini con Lisette Oropesa, Marina Viotti, Levy Sekgapane e Alessandro Corbelli, il 21 Gianni Schicchi e il 22 un Gala Puccini con Maria José Siri, Marcelo Alvarez e Piero Pretti; finale il 28 agosto con Placido Domingo.
«In attesa del prossimo anno, quando inaugureremo con Aida diretta da Riccardo Muti e riproporremo gli allestimenti cancellati quest’anno, ci affidiamo all’opera in concerto perché non potevamo pensare di mandare in scena spettacoli che ogni sera vedono impegnate, sul palco e dietro le quinte, mille persone e non ci sembrava nemmeno giusto fare le cose in ristrettezze », spiega la sovrintendente che ha messo in cartellone anche una serata dedicata a Richard Wagner, il 7 agosto, con il soprano Ricarda Merbeth e la bacchetta di Gustav Kuhn. «Dal 1963 non si ascolta in Arena un’opera del compositore tedesco: iniziamo con un gala, ma tra il 2022 e il 2023 metteremo in cartellone un titolo wagneriano con Jonas Kaufmann» dice la Gasdia che vede partire la stagione con qualche ombra che si allunga sulla sua gestione. La deputata del Movimento cinque stelle Francesca Businarolo ha presentato un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini per chiedere quale sia il ruolo delle agenzie artistiche nella programmazione delle stagioni dell’Arena. Una richiesta che arriva dopo il caso dell’inchiesta aperta dalla Procura di Torino per favoritismi avvenuti al Teatro Regio nei confronti di un’agenzia che avrebbe ottenuto un numero eccessivamente elevato di ingaggi per i propri artisti. Un meccanismo che riguarderebbe anche altri teatri lirici. I Cinque stelle chiedono chiarezza. «Ad oggi non ci sono inchieste che riguardano l’Arena. Se ce ne saranno la magistratura farà il suo corso e noi collaboreremo. Mi dispiace constatare – conclude la Gasdia – come spesso la politica parli senza conoscere nel dettaglio la gestione di un teatro ».