Heinrich Tessenow, Istituto della danza ritmica a Hellerau (1912) - .
Heinrich Tessenow fu una “scoperta” italiana, o meglio una riscoperta, perché in realtà, dopo un lungo oblio, conseguente forse alle epurazioni della cultura tedesca in sede europea per le colpe accumulate nella Seconda guerra mondiale, fu grazie a due italiani se nei primi anni Settanta la figura dell’architetto tedesco riguadagnò il posto che gli spettava nello sviluppo dell’architettura cosiddetta moderna. Per primo, nel 1970, su “Casabella” Bruno Reichlin a “risvegliare” Tessenow dal suo letargo. Cinque anni dopo, Giorgio Grassi, tradusse e curò l’edizione degli scritti compresi in Hausbau und dergleichen( reso col titolo Osservazioni elementari sul costruire). Ma nel frattempo era ripartita la ricerca su Tessenow, e nel 1976, centenario della sua nascita, Gerda Wangerin e Gerd Weiss diedero alle stampe una corposa monografia su di lui e, quindici anni dopo, un altro volume dello storico dell’architettura Marco De Michelis accompagnava la mostra allestita alla Biennale di Venezia e al Deutsches Architekturmuseum di Francoforte. Oggi, lo studioso che segue il caso Tessenow più da vicino, e ormai da molti anni, è Martin Boesch, che ha curato l’ampia retrospettiva sull’architetto tedesco in corso a Mendrisio (fino al 17 luglio), suddivisa sui vari piani del Teatro dell’Architettura secondo tre aggregazioni tematiche: Costruire nel paesaggio; Progetti per la città; e La grande casa e la piccola casa; mostra corredata anche da una voluminosa monografia (Map edizioni).
Berlino, la Neue Wache trasformata in memoriale della Grande Guerra (1931) - .
Ho accennato alla colpa tedesca, non perché Tessenow abbia collaborato attivamente alla macchina nazista (Albert Speer, che fu allievo e praticante nel suo studio per qualche tempo, divenuto un gerarca del regime forse gli consentì di partecipare a qualche concorso, ma Tessenow non ha mai prodotto architettura nazista). Basterebbe ricordare, quanto alle sue doti d’architetto, che nel 1931 vinse il concorso per riadattare la Neue Wache di Schinkel a Berlino come Memoriale della Grande Guerra, costringendo al secondo e terzo il grandissimo Mies van der Rohe e Hans Poelzig: Tessenow ideò una sorta di cappella votiva con un occhio che dall’alto faceva entrare la luce, due lampade ai lati del basso monolite attorno a cui era deposto un letto di foglie cadute e, alla sommità, una corona d’alloro. Un luogo spoglio e «antieroico », che gli valse parecchie critiche ma certamente lontano dall’enfasi nazionalsocialista.
L'ingresso alla mostra di Mendrisio con la grande foto-ritratto di Tessenow - .
La moralità di Tessenow non nasce su fondamenta ideologiche (avrà sicuramente avuto le sue convinzioni politiche), ma dalla visione pratica e da un senso civile del compito dell’architetto. Cominciò col padre carpentiere, lavorò come falegname e non seguì un corso normale di studi. Pur senza titoli accademici, riuscì a insegnare e a esercitare come architetto realizzando anche urbanizzazioni di piccole e medie città per ventimila abitanti o più. Altri tempi, la burocrazia di oggi scoraggia le menti geniali e gli outsider: siamo una società di legulei. Nota Martin Boesch, che la sua idea d’insegnamento aveva basi riformiste. E per questo fondò anche un corso d’architettura. Tutto sta nel sapere, nel saper fare, secondo un artigianato aderente alla soluzione dei problemi e non in una logica romantica del fatto a mano che sarebbe potuta piacere a Ruskin e Morris. Una mentalità semplice, non esornativa, certo spartana: potrebbe far pensare ad Adolf Loos ma non arriva mai a “ornamento è delitto”, come forse piaceva a Muthesius. I suoi quartieri di case non seguono semplici rettilinei, anzi assumono talvolta una movenza esterna come spazi barocchi. Elaborò tipologie di case per operai, per artigiani e impiegati, ma anche per i borghesi.
Il progetto di Tessenow per il centro balneare a Prora (Penisola di Rügen, Mar Baltico, 1936) - .
Assai più schematico e brutale di lui, Hermann Muthesius (che venne accusato di fare case che sembravano capanne, qualcuno le paragonò a quelle tristemente note di Auschwitz) aveva definito Tessenow l’architetto che sa costruire piccole case per operai «estremamente semplici ed economiche, ma al tempo stesso belle e funzionali». Sembra un sogno ancora da realizzare, se consideriamo alle nostre case popolari né belle, né semplici, né funzionali: e costruite lesinando sul budget. Il primo libro di Tessenow, uscito nel 1909, era intitolato La costruzione della casa: non concedeva molto al fascino della scrittura, ma seguiva passo passo come realizzare i singoli ambienti che la compongono. In quello stesso anno Tessenow giocò la sua prima carta importante: una città-giardino a Hellerau, vicino a Dresda. Come spiega Boesch, si coglie la costante ricerca dell’essenzialità: fabbricati disadorni, ma ben equilibrati nelle proporzioni, facciate lisce con finestre montate quasi a filo, tetti a falde (anche se poi non disdegnerà il tetto piano), e quando realizza case a schiera introduce tra l’una e l’altra un pergolato. È l’inizio per una nuova edilizia sociale.
In questa località Tessenow mette in pratica anche le sue idee riformiste dell’educazione, tema che gli era molto caro (e lo dovrebbe essere anche a noi oggi: una società può reggersi soltanto su un’adeguata educazione scolastica): l’occasione fu l’incarico che gli offrì il musicista e pedagogo ginevrino Émile Jaques-Dalcroze per costruire l’Istituto di ginnastica ritmica (oggi noto come Festspielhaus): un luogo che Tessenow rese magico con l’uso della luce artificiale. Boesch ha raccontato la sua prima esperienza in questi spazi dove centinaia di lampade inondavano di luce non soltanto il palcoscenico ma tutto l’ambiente dello spettatore. Una soluzione che attirerà l’occhio di architetti all’avanguardia come Mies van der Rohe. Ma Tessenow era osservato e studiato anche da Taut, Gropius, Le Corbusier... Quel luogo di mistica armonia musicale e teatrale, sposandosi con la natura, ricorda per certi versi anche il Monte Verità. L’esperienza di Tessenow si allarga. Mentre sta per scoppiare la Grande Guerra va a Vienna a tenere corsi e, finita l’orrida macelleria, realizza case per reduci di guerra.
In Engadina costruisce Casa Böhler a St. Moritz, strana abitazione che sembrava alzarsi dalle rocce come un frutto sorgivo della terra, in rapporto quasi simbiotico col paesaggio (fu demolita nel 1989, purtroppo). Nella prima metà degli anni Venti insegna all’Accademia di Dresda, continua a realizzare case per lavoratori, ed entra nell’associazione d’avanguardia Novembergruppe. Tra il 1925 e il 1927 costruisce una scuola statale per 252 studenti dove può mettere a frutto la sua esperienza in ambito educativo e organizzativo (ricorda Boesch, che anche questa scuola ebbe grande influenza sugli architetti moderni successivi). Fino agli anni Trenta Tessenow insegna alla Technische Hochschule e all’Unione delle scuole statali per le arti liberali e applicate di Berlino; continua a progettare case, scuole – come quella per il quartiere africano di Berlino.
Indubbiamente, gli anni Trenta sono molto pieni per lui: l’Esposizione internazionale d’arte per le Olimpiadi di Berlino del 1936; case e progetti d’urbanizzazione; e l’imponente progetto del Kraft-Durch-Freude Bad, un complesso balneare per ventimila persone collocato lungo il litorale di Prora, sulla penisola di Rügen, Mar Baltico. Qui il genio di Tessenow immagina uno spazio aperto anziché chiuso, una foresta di colonne pensata per essere un «salone delle feste» attraversato da luce, aria, pioggia, e dove potevano persino volare i gabbiani. Lungo gli anni Quaranta e fino al 1950 (quando muore) realizza varie Siedlungen – quartieri residenziali per alloggiare da duemila a ventimila persone: piccole città o «città in miniatura, con tanto di scuole, chiese, luoghi di ritrovo, negozi, officine ». In questi progetti, sia pure con criteri più moderni, forse Tessenow può aver messo a frutto anche le teorie di Camillo Sitte per la costruzione delle città.
Tra i suoi sogni colossali c’è anche il Centro amministrativo di Braunschweig (1941) con un Salone comunale per venticinquemila persone sovrastato da una cupola alta duecento metri. All’epoca il Reich chiedeva spazi per le adunate, Tessenow gli offre un edificio che, mai realizzato, guardava forse più ai miti tedeschi del medioevo e al popolo tedesco, anzché alla retorica nazista. Tessenow fu un “riformatore” dell’architettura che partì dal basso; alcuni lo accusano oggi di ingenuità e di poca fantasia; era sì spartano, e tuttavia non privo di eleganza, e con Muthesius fu un modello per tanti che cercavano l’essenzialità. Purtroppo da loro escono anche “disegnatori” come Aldo Rossi, ricchi forse di fantasia, ma senza quel sapere costruttivo che fa la differenza fra un pittore e un architetto.
Berlino, la Neue Wache trasformata in memoriale della Grande Guerra Heinrich Tessenow, Istituto della danza ritmica a Hellerau (1912) Il progetto di Tessenow per il centro balneare a Prora (Penisola di Rügen, Mar Baltico, 1936)