All’incirca seimila chilometri di rete ferroviaria dismessa e in pressoché totale abbandono. Da un capo all’altro dello Stivale linee chiuse – soprattutto tra la metà degli anni Sessanta e e i Novanta del secolo scorso – e sino a non molto tempo fa rimaste quasi tutte ' armate', ossia con i binari. Molte di esse ancora oggi nascondo, sotto una fitta vegetazione, traversine in legno ' cotte' dall’incedere del tempo e binari arrugginiti che, a un occhio esperto, svelano l’età ( alcuni del primo Novecento) e la fonderia di provenienza. Un quadro desolante generato prima dall’avvento dell’autobus, poi dalla politica del taglio dei cosiddetti ' rami secchi', linee secondarie all’apparenza poco redditizie. All’apparenza appunto, perché proprio alcuni recenti casi di riattivazione, come vedremo più avanti, dimostrano l’esatto contrario. Gli ultimi quarant’anni del Novecento sono stati devastanti per la rete ferroviaria: non solo in Italia, basta allungare lo sguardo oltre confine e si scopre che, negli stessi anni, in Francia, Spagna, Portogallo e Belgio, solo per fare qualche esempio, accadde la stessa cosa. Con una sostanziale differenza: in Francia – quasi un’isola felice – si pensò da subito a una ' conservazione' delle ferrovie dismesse. La tutela ha fatto sì che ora vi siano decine e decine di ferrovie turistiche, funzionanti nei fine settimana della bella stagione, con treni storici. A vapore o con automotrici diesel, diventano richiamo per appassionati e gitanti che vogliono passare una domenica diversa, a contatto con la natura. E se il treno non ' sbuffa' più, perché magari tratti del sedime sono stati inglobati da un nuovo nastro d’asfalto a miglioria della viabilità stradale, nelle rimanenti parti si può pedalare sui binari: appositi ' velorail', veicoli a pedali che possono trasportare due o più persone a seconda del modello, consentono di percorrere molti chilometri all’aria aperta e fare… un po’ di sport! La tutela è passata anche attraverso un altro tipo di operazione, quella della trasformazione del sedime in pista ciclabile. Sono nate le ' vie verdi', percorsi per una pedalata o una più facile passeggiata. Ma torniamo nel nostro Paese, giusto per una fotografia che serve a dare un’idea di questa ricchezza tutt’altro che considerata. Ricchezza in quanto le ferrovie abbandonate non sono solo e semplicemente il tracciato, ma anche le stazioni, i magazzini merci, i caselli, i ponti e le gallerie. Spesso siamo davanti ad opere d’arte lasciate nella più totale incuria, oggetto dei vandali e dei ladri o del degrado legato al passar del tempo. Partiamo però, in questo viaggio su carta che è metafora di un viaggio nel sogno, dal positivo: le ferrovie che sono state recuperate.
RINNOVATE CON SUCCESSO Ci sono linee tornate di recente, A o che stanno tornando, a una nuova vita. Esempi concreti che un’affrettata e controversa dismissione non fu scelta azzeccata e ' politicamente corretta'. Parliamo della Bologna- Vignola ( in origine Casalecchio- Vignola), linea riaperta nel 2003 dopo essere stata completamente ristrutturata. Parliamo della Merano- Malles, sessanta chilometeri in Val Venosta riattivati dal maggio 2005 dalla provincia di Bolzano: un intervento che dovrebbe servire da ' apripista' per altre linee. 1° giugno 2009: secondo la società Ferrovie del Gargano questa è la data per la riapertura della Foggia- Lucera. Dopo quarantadue anni moderni convogli elettrici torneranno così a percorrere i ventun chilometri di tracciato: in attesa dell’auspicabile prolungamento in direzione Campobasso. Riapertura sui generis è quella che riguarda l’ex ferrovia della Val Seriana, nelle valli bergamasche. Qui al posto di una linea a binario unico
TURISMO: CHI CE L’HA FATTA... Qui andiamo a ricollegarci all’esempio francese di cui parlavamo sopra. Funzionano soprattutto nei week- end tra primavera e fine estate. Con treni a vapore e littorine. Pochi esempi di un recupero sostenibile e possibile ci vengono dalla ferrovia della Val Morea ( tra la svizzera Mendrisio e Malnate, nel Varesotto); dalla PalazzoloParatico Sarnico ( la ferrovia che va a baciare il lago d’Iseo); la Asciano- Monte Antico ( che corre tra le ' crete' senesi). E poi le ferrovie a scartamento ridotto: un salto in Sardegna, sul Trenino verde per un lento viaggio, magari, sulla Mandas- Arbatax o sulla Nulvi- Tempio- Palau. Tornando sul continente, in Friuli si registra un recupero, ma solo in parte avviato, della CarniaTolmezzo come ferrovia turisticomuseale. Sempre in Friuli sino a poche settimane fa era possibile calpestare i binari ottocenteschi della ferrovia asburgica Cervignano- Aquileia- Belvedere di Grado. Adesso, rimosso l’armamento, partiranno i lavori per una pista ciclabile. Per gli amanti dell’ingegneria ferroviaria vale la pena di fare una passeggiata sulla Norcia- Spoleto: chiusa nel 1968, ardita opera di ingegneria con viadotti e gallerie elicoidali. Il primo intervento di messa in sicurezza del tracciato, da Spoleto a Borgo Cerreto, consente di riaprire ai pedoni un pezzetto di linea. E la stazione di Spoleto è stata restaurata. ...
E CHI CE LA STA PER FARE Due ipotesi, uno al nord l’altro al sud, di recupero a fini turistici o stagionali: la Busca- Dronero, nel Cuneese e la Noto- Pachino, nel Siracusano. Entrambe armate, la prima è ' caldeggiata' da una locale associazione di appassionati e dal Museo ferroviario piemontese. La seconda deterrebbe, nel caso di un ritorno all’attività, il primato di ferrovia più a sud d’Europa. Tra l’altro con ventisette chilometri di bellezza paesaggistica, sul mare, nell’attraversamento dell’oasi di Vendicari e la vicinanza alla grotta di Calafarina. La Sicilia meriterebbe uno spazio tutto suo: nell’isola non è stata salvaguardata neppure una delle tante linee delle Ferrovie dello Stato, a scartamento ridotto, realizzate dal governo fascista. Nel deposito di Castelvetrano marciscono da oltre trent’anni le littorine che correvano su quei binari a non più di cinquanta orari! E vi sono interessanti tratte a scartamento ordinario, come la Motta Santa Anastasia- Regalbuto e la Taormina- Alcantara- Randazzo che sono state chiuse pochi anni fa. Dopo interventi di ristrutturazione… A proposito di conservazione storica. Non è stata preservata neppure una linea a corrente alternata trifase – non più utilizzata dal 25 maggio 1976. Sarebbe troppo chiedere di rimediare a un errore storico ripristinando una breve linea come, per esempio, la CevaOrmea, in Piemonte, che l’elettricità la ' conobbe' proprio con il trifase? A volte la messa a riposo è stata poco lungimirante, come mostrano le redivive Bologna-Vignola o Merano-Malles: successi che fanno scuola, e che si tenta di replicare sulle antiche tratte Mantova-Peschiera, Fano-Urbino o Civitavecchia-Orte. Si sono buttati sul turismo storico e paesaggistico sulla Mandas-Arbatax, in Valle Morea o sulla spettacolare Norcia-Spoleto. E tanto resta da fare di Paolo Pittaluga è in fase di ultimazione una moderna tranvia a doppio binario che da Bergamo giunge ad Albino. La poesia della vecchia ferrovia per Clusone è ormai solo un ricordo: a vantaggio, però, di un moderno trasporto pubblico.
LAVORI IN CORSO Questo potrebbe essere un capitolo dedicato ad inguaribili ottimisti. O forse no. Sognano i sostenitori della Fmp, la Ferrovia Mantova- Peschiera che da anni si battono per il ritorno del treno lungo una tratta dismessa in fretta e furia. Ed esiste un progetto completo curato da un esperto del settore, l’ingegnere Italo Cremasco. Anni di dibattiti e convegni, al momento, non hanno dato le risposte auspicabili. La curano con una passione encomiabile. Sono i soci della Ferrovia della Valle Metauro che vorrebbero la riapertura della Fano- Urbino. In attesa di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, i volontari si dedicano alla pulizia della linea che è interamente armata. Seimila chilometri di rete dismessa, in totale abbandono: sono le linee chiuse fra gli anni Sessanta e i Novanta, ma fino a poco tempo fa ancora «armate». Dopo decenni di incuria, si sviluppano opere di tutela e alcune tratte addirittura tornano in funzione. Altre diventano piste ciclabili, itinerari nella natura Qualcosa potrebbe muoversi, invece per la CivitavecchiaCapranica- Orte: in passato sono stati eseguiti tanti interventi di ristrutturazione, ma il sedime rimane un sentiero. Adesso però c’è la disponibilità di un finanziamento europeo: chissà. Finanziamenti per il recupero paiono disponibili anche per la Sicignano- Lagonegro degli Alburni. Era stata chiusa per lavori di elettrificazione nel 1987. Da allora non è arrivata la corrente, è cresciuta la vegetazione e l’incuria. E pensare che da Lagonegro partiva la spettacolare linea per Castrovillari- Spezzano Albanese a scartamento ridotto e cremagliera: chiuso per i danni arrecati dalle calamità naturali, il suo tracciato conserva la memoria di una ferrovia di montagna inserita in un contesto paesaggistico straordinario. Infine la lieta notizia: tornerà a funzionare, nel 2010, la FormiaGaeta grazie a un finanziamento di ventisei milioni di euro della regione Lazio.