INVIATA A CHAMBÉRY Italo Calvino si racconta attraverso il circo contemporaneo. Cosimo, il giovane Barone rampante che rifiuta le regole e decide di vivere sugli alberi, oggi si chiama Bachir, alter ego nordafricano del coreografo e atleta circense Mathirin Bolze. La sua ribellione alle costrizioni della società lo porta ancora a vivere sospeso dalla terra, ma stavolta grazie a una pedana elastica che lo fa volare e spezzare le convenzioni del palcoscenico per conquistare uno spazio tridimensionale. Diverte i più piccoli per atletismo e affascina gli adulti per densità di significati questo
Barons perchés (“I baroni rampanti”) di Mathurin Bolze e Karim Messaoudi, applauditissimo al Théatre Scarabée di Chambéry, nella Savoia francese. Una produzione della “Compagnie les mains, les pieds et la tête aussi” di Lione, che sarà uno degli spettacoli di punta del Torinodanza Festival, promosso dal Teatro Stabile di Torino. In realtà gli spettacoli ispirati al
Barone rampante di Torino sono due. Quindi alle Fonderie Limoni di Moncalieri il 10 e 11 settembre si vedrà il primo
Fenêtres, del 2001, dove inizia l’avventura “volante” di Cosimo/Bachir, più aderente al testo di Calvino. Mentre in
Barons perchés, dal 15 al 18 settembre a Torinodanza, il protagonista è cresciuto e non è più solo. «Dopo aver letto
Il sosia di Dostoevskij ho cominciato a lavorare sul concetto di doppio» ci spiega Bolze, che con il suo primo spettacolo ha fatto compiere un ulteriore scatto in avanti all’evoluzione del circo contemporaneo, che oramai diventa arte nuova, unendo le coreografie della danza, la fascinazione della performance artistica e l’intensità mimica del teatro. Ora Bachir non è più solo, una misteriosa presenza lo scruta, lo osserva, lo sorregge, litiga con lui. Chi è? Un’ombra di se stesso, un alter ego immaginato, un fantasma, un incubo? Il doppio, come appunto in Dostoevskij, genera angoscia, dubbio, curiosità. Con assoluta padronanza del corpo e perfetta sintonia Bolze e Messaoudi si librano all’interno della struttura della casa sull’albero, escono ed entrano dalle finestre, camminano in verticale sui muri sfidando le leggi di gravità. Capaci di creare, grazie anche a un sapiente uso delle luci e dei suoni, un mondo a sé, un’altra dimensione ricca di tensione che sempre più assomiglia all’interno della nostra mente. «Qui non si tratta di pazzia o schizofrenia – precisa però il coreografo –. Mi interessa il punto di vista del protagonista sul mondo, il suo desiderio di migliorare la propria vita, di amare, di vivere anche delle piccole cose, di parlare di filosofia con qualcuno». Il risultato è un’ora di emozioni dense col naso in su, dove alle prodezze di capriole, voli e salti il pubblico non applaude (se non calorosissimo alla fine), avvinghiato dalla tensione emotiva e poetica, e non solo dalla obiettiva spettacolarità della performance. Ma non sarà l’unica chicca di Torinodanza, festival presentato dal direttore artistico Gigi Cristoforetti e dal direttore del Teatro Stabile di Torino Filippo Fonsatti a Chambéry per sottolineare un futuro di collaborazioni transfrontaliere che superino i confini attraverso l’arte. Così il capoluogo piemontese diventerà dal 6 settembre al 3 novembre prossimi un grande palcoscenico che ospiterà 15 spettacoli, 27 rappresentazioni, 10 prime nazionali, 5 coproduzioni, 14 compagnie da 7 diverse nazioni. Ad aprire al Teatro Regio il 6 settembre sarà Israele, con il grande coreografo contemporaneo Ohad Naharin che ha creato
Tre per la compagnia israeliana Batsheva Dance Company, spesso contestata a Torino dai movimenti filopalestinesi. «Quella lancinante bellezza estetica è una risposta d’artista alle contraddizioni di un pezzo di mondo straziato da dolori politici umani e sociali – spiega Cristoforetti che lancia un appello –. Ci saranno ancora davanti al teatro, come nel 2012 le urla e la rabbia di chi pensa che l’arte non possa insegnarci la convivenza, ma che debba essere al servizio di un’ideologia?». Tra gli altri spettacoli l’anteprima nazionale di
Mahler project dedicato da Alain Platel al grande musicista,
Odio di Daniel AbreuCold
Blood, sequel di
Kiss & Cry del regista belga Jaco Van Dormael e
Annonciation di Angelin Preljocai dedicato a Maria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA CAPRIOLE. Bolze e Messaoudi in “Barons perchés”