giovedì 5 marzo 2020
Il 6 marzo è la Giornata di tutti coloro che hanno agito per salvare i perseguitati nella storia moderna. Vicende che accadono quando chi è a capo delle comunità si mostra irresponsabile
Il Giardino dei Giusti al  Parco di Monte Stella a Milano

Il Giardino dei Giusti al Parco di Monte Stella a Milano

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Stiamo vivendo un momento storico in cui i meccanismi dell’odio alimentano la rassegnazione e la paura. In questi giorni è ancora più evidente. Dobbiamo mettere a tacere chi è tentato, nell’agone politico, di usare questa emergenza per una resa dei conti ai propri fini di parte. Oggi si tratta prima di tutto di sentirsi tutti responsabili di fronte a delle scelte che si fanno giorno per giorno e il primato della ragione e della competenza dovrebbe guidare l’azione politica. Ogni cittadino dovrebbe essere chiamato a bloccare chi utilizza il coronavirus per lanciare messaggi di odio e di contrapposizione. Per questo la Giornata dei Giusti, che sarà celebrata domani, è una grande sfida etica per il nostro Paese.

Istituita nel 2012 dal Parlamento europeo su proposta di Gariwo e recepita da quello italiano nel 2017, la ricorrenza ha dato all’Italia l’opportunità di diventare messaggero universale delle storie dei Giusti nel mondo. Più di centotrenta Giardini dei Giusti sono nati in Italia, in Europa e nel Medio Oriente perché si avverte il bisogno di riportare alla luce grandi e piccole vicende che mostrano la possibilità del singolo individuo di incidere con la propria responsabilità in contesti difficili dove sembrerebbe impossibile cambiare il corso degli avvenimenti. Quest’anno il messaggio della Giornata dei Giusti è quello della responsabilità globale a cui sono chiamati tutti gli abitanti del nostro pianeta: la realtà di questi giorni sta smentendo l’illusione che ognuno possa salvarsi da solo. La vicenda del coranavirus ne è un esempio clamoroso.

Ha fallito il presidente cinese quando nei primi giorni dell’epidemia ha cercato di nascondere al mondo la gravità della situazione; ma hanno fallito anche tutti coloro che pensavano che il problema riguardasse solo i cinesi, lasciando crescere forme di intolleranza fortunatamente per ora sotto controllo. Oggi è chiaro a tutti che la malattia può essere affrontata solo con una concertazione internazionale sul piano scientifico e che ogni inditi viduo è chiamato ad evitare che la paura generata da questa epidemia si riversi nelle relazioni quotidiane. È un virus che può colpire non solo la fragilità dei nostri corpi, ma anche incrinare le nostre relazioni, se viene a mancare un principio di solidarietà. La stessa problematica si presenta di fronte ai cambiamenti climatici che se non adeguatamente affrontati a livello internazionale attraverso la conoscenza – e non con una colpevole rimozione – rischiano di portare molto prima di quanto si pensi un clima che ricorda l’affondamento del Titanic, quando per salvarsi i passeggeri rifiutarono di cooperare e diedero l’assalto alle scialuppe, cercando la propria salvezza a spese della vita di un altro.

La stessa memoria dei genocidi del passato e di chi ha provato ad arrestarli si presenta nei nostri giorni come una questione globale. In questo contesto globale l’individuo, indipendentemente della posizione che occupa o del Paese in cui vive, è chiamato ad una responsabilità che probabilmente non esisteva in nessuna epoca storica precedente. È chiamato, come direbbe Shakespeare, a raddrizzare non solo casa sua, ma il tempo globale in cui gli è capitato di nascere, perché ogni aspetto della sua vita è intimamente legato al resto del mondo. Per questo motivo Gariwo ha impostato in modo diverso la Giornata dei Giusti di quest’anno. Ecco perché ricorderemo lo scienziato Wallace Broecker che è stato il primo negli anni 70 del secolo scorso a studiare i cambiamenti climatici e ad ammonire l’opinione pubblica sugli effetti devastanti dei combustibili fossili per il futuro del pianeta. «Stiamo giocando alla roulette russa con il clima», scrisse in un articolo del 1987. Ed ecco perché onoreremo un’altra figura di estrema attualità: il chimico Valerij Legasov, che incurante delle radiazioni dopo l’incidente nucleare di Chernobyl si prodigò per salvare il maggior numero di persone andando contro l’ostilità del potere sovietico che cercava di minimizzare i rischi per la popolazione e per resto il mondo.

La sua storia sembra riproporsi nuovamente in quella del medico cinese Li Wenliang che nel mese di dicembre 2019 osservando dei malati gravi di polmonite si accorse che c’era il rischio di una epidemia sconosciuta e lanciò l’allarme sui social. Le autorità, invece di allertarsi per verificare quell’allarme, lo accusarono di diffondere notizie false che turbavano l’ordine pubblico e lo costrinsero al silenzio. Morto il 7 febbraio, le autorità cercarono persino di censurare la sua morte per non ammettere le loro responsabilità. Sono due esempi di uomini che sfidano la censura di regimi totalitari per assumersi una responsabilità globale. Con Chernobyl è cominciata la crisi del totalitarismo sovietico per merito di scienziati coraggiosi come Legasov (come ha ammesso recentemente in una intervista lo stesso Gorbaciov), la stessa cosa potrebbe oggi accadere in Cina per merito dei medici coraggiosi che per salvare delle vite hanno lanciato al mondo l’allarme del coronavirus e hanno costretto il regime a dire la verità. È inevitabile che si riapra in Cina, dopo le storiche manifestazioni di Tienanmen, un nuovo movimento nella società per la libertà di stampa e la democrazia.

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