giovedì 2 luglio 2015
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Riconosce foto di biciclette, skyline, abiti da sposa e berretti universitari, ma quando si tratta dei volti la tecnologia ha ancora parecchia strada da fare. Ne è una prova Google Foto, la piattaforma per archiviare le immagini e catalogarle grazie a un software in grado di analizzare cosa vi è raffigurato. Quando ha confuso cani con cavalli ha suscitato ilarità, così come quando alcune persone di tutte le etnie sono state scambiate per cani. L'ultimo errore, però, ha fatto incappare Big G in una pesante gaffe razzista: gli afroamericani etichettati come "gorilla".    A far scoppiare la polemica è stata la stizzita denuncia, via Twitter, del programmatore informatico Jacky Alciné, dopo la scoperta che il sistema di catalogazione di Mountain View aveva piazzato la scritta 'gorilla' sotto a una foto che lo ritraeva con un'amica. Le scuse immediate di Google non sono bastate a smorzare la notizia, subito rimbalzata sulla stampa online statunitense e internazionale. Il primo a scusarsi è stato il chief social architect della società, Yonatan Zunger, spiegando appunto che molto lavoro rimane da fare per perfezionare il software, mentre un portavoce si è detto "sconcertato e sinceramente dispiaciuto" dell'accaduto e ha garantito il massimo impegno per evitare simili errori in futuro. 'Foto' usa algoritmi per riconoscere cosa viene immortalato negli scatti - dal cibo ai panorami, dagli aerei a una cerimonia nuziale - in modo da poterli etichettare e organizzare. Il sistema, per stessa ammissione di Zunger, non sembra ancora funzionare bene: "Abbiamo avuto problemi con persone di tutte le razze, etichettate come cani", ha scritto. In attesa di migliorare la tecnologia, Google ha rimosso l'etichetta 'gorillà dalla app. Per il colosso fondato da Larry Page e Sergey Brin si tratta del secondo incidente razzista in meno di due mesi. A maggio la società aveva dovuto scusarsi per le sue Mappe, dopo la scoperta che ricerche con termini offensivi nei confronti degli afroamericani - epiteti dispregiativi come "nigga" e "nigger" - indirizzavano gli utenti alla Casa Bianca.
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