La piazza della chiesa di Saint Sulpice alla periferia di Parigi, dove sono in corso gli “Holy Games” organizzati dalla parrocchia di San Giovanni Bosco - Avvenire
La piazza della chiesa di Saint Sulpice alla periferia di Parigi, dove sono in corso gli “Holy Games” organizzati dalla parrocchia di San Giovanni Bosco
Parigi Freccette, tiro con l’arco, mini tornei di pallavolo, judo e basket. Ragazzi, genitori e adulti provenienti da tutte le parti del mondo impegnati nel conquistare la loro medaglia dell’amicizia con lo sfondo della maestosa chiesa di Saint Sulpice. Il sagrato è animato da decine di giovani, trasformato in oratorio olimpico. Nell’antistante piazza del Comune, su un mega schermo si possono seguire in diretta i momenti essenziali delle varie gare “vere” dei Giochi, purchè ci siano francesi in competizione ovviamente, con tutt’attorno un anfiteatro dove assistere a spettacoli musicali, e serate di confronto culturali. Sono gli “Holy Games” (giochi santi) che padre Xavier Ernst, salesiano, parroco di San Giovanni Bosco, parrocchia alla periferia di Parigi, ha fortemente voluto. Una festa dello sport cittadina, anche se non l’unica, sostenuta dai diversi municipi parigini con l’intento di coinvolgere i giovani. «In questo che è il 6° arrondissement, nel cuore della città dice padre Ernst- ci siamo messi in gioco, abbiamo accettato la sfida, per essere partecipi, nel crisma, ai valori del fondatore dei Salesiani San Giovanni Bosco a questa festa mondiale dello sport». Con Xavier, così lo chiamano i tanti volontari provenienti da diverse regioni della Francia con nel cuore e nelle gambe il messaggio e lo spirito delle Gmg. E che qui vogliono vivere un’Olimpiade alternativa, fatta si di sport, ma anche di incontri di preghiera, di riflessione alla luce del messaggio di don Bosco nel coinvolgere per lo più i giovani in un cammino di fraternità. Padre Xavier ricorda che dietro questo volontariato c’è l’intero ispettorato salesiano d’Oltralpe. Quando ci incontriamo sul sagrato, l’ideatore di questa festa ha appena parcheggiato in un locale in restauro della chiesa, la sua bici da corsa. Ciclismo e boxe sono i due sport che più lo attraggono. Si è appena lasciato alle spalle nel caotico traffico parigino una ventina di chilometri percorsi a velocità sostenuta, tanta è la distanza fra il Villaggio Olimpico a questo meraviglioso luogo di culto. Che con Notre Dame ancora alle prese con i lavori di restauro, è per qualche mese la chiesa madre di Francia. E dove l’arcivescovo, monsignor Laurent Ubrich, presiede le cerimonie più rappresentative. Al Villaggio Olimpico, Xavier con altri pastori di chiese cristiane, copte, protestanti, ortodosse, valdesi anima momenti di preghiera per gli atleti ma anche per i loro accompagnatori, tecnici e dirigenti nel centro religioso multifunzionale. La messa cattolica viene celebrata nella parrocchiale di Saint Ouen, a pochi passi dalla casa degli atleti. «E’ incredibile – aggiunge il prete salesiano – quanti ragazzi ai vertici della loro carriera sportiva sentano il bisogno di un confronto, di un conforto, di avere il sostegno della fede prima di quella che per tutti è una prova importante della loro vita. Questa mattina tre ragazze dell’atletica, una jamaicana, una finlandese e una australiana, hanno voluto condividere l’inizio di un nuovo giorno nella preghiera, hanno chiesto l’amicizia con Cristo. Si è parlato della tanto discussa Cerimonia d’Apertura, ci siamo addentrati nella loro vita. Tutte sono rimaste colpite dall’attenzione che la chiesa cattolica universale riserva all’Olimpiade, ma più in generale al mondo giovanile ». Come non vedere allora in questa festa di persone e bandiere, l’opportunità per far conoscere lo spirito di Don Bosco? «Qui c’è tanto bene, le sfide sono ai valori più alti, dai giovani arriva tanto di buono. Sta a noi saperlo interpretare», spiega Xavier. In questa piazza i giovani salesiani, tutti con una preparazione spirituale e pedagogica, accanto alle bancarelle con i libri e le pubblicazioni che raccontano don Bosco, fanno conoscere la grande intuizione del loro fondatore: gli oratori. Anche qui si vive la modernità di questi spazi, che in Italia ma non solo, hanno rallegrato l’estate di milioni di ragazzi che hanno frequentato i Grest grazie alla disponibilità di migliaia di animatori. Sono i volontari salesiani, multi lingue, che davanti a Saint Sulpice sanno coinvolgere tutte le sere centinaia di persone in concerti, con band multicolori che ballano, cantano, si divertono fino a tarda notte. E naturalmente pregano. Un evento che vuole coinvolgere anche le tante famiglie che non hanno potuto lasciare la città per le vacanze, e sono costretti a convivere questa caotica estate parigina. «La chiesa di Francia – dice il padre salesiano – ci ha chiesto di vivere questi Holy Games dialogando attraverso lo sport con i tanti giovani che ogni giorno incontriamo, per arrivare attraverso Cristo e il nostro fondatore a metterci al collo la medaglia della fraternità». © RIPRODUZIONE RISERVATA