Per
correre in bici occorre una qualità fondamentale: non darsi mai per vinti.
Anche contro l’evidenza di un’altimetria ostile alle proprie caratteristiche,
come ha fatto Michael Matthews nella quinta tappa del Giro. Il giovane
velocista australiano non si è arreso al pronostico e alle pendenze della
strada – anche se non impossibili - che portava verso l’arrivo di Viggiano:
voleva conservare la maglia rosa e per farlo si è aggrappato al manubrio con i
denti. Alla fine avrebbe anche potuto vincere la tappa se nel finale non avesse
commesso un peccato capitale per un velocista: tirare per “tappare un buco”. Lo
sprinter per natura è un opportunista, pronto a sfruttare tutto e tutti per
restare coperto in attesa di sferrare la zampata negli ultimi metri. Ma
Matthews è ancora giovane, ha solo 23 anni, e si è lasciato prendere
dall’euforia nel ritrovarsi lì nel finale, un risultato sperato ma improbabile.
Sulle
strade lucane non si è dato per vinto nemmeno Gianluca Brambilla, anche se a lui la sorte ha riservato un destino
diverso. Il gregario lombardo ha attaccato in discesa e ha insistito nella sua
azione anche quando sentiva il fiato degli inseguitori sul collo. Ci ha creduto
fino alla fine, fino a quando è stato inghiottito dal gruppo dei migliori a
poco più di mille metri dalla meta. Questa volta è andata male, ma per riuscire
in un’impresa bisogna provare e riprovare. Sfoderare fantasia e
coraggio senza allinearsi al tran tran di chi si limita a portare la bici al
traguardo.
E non
si è arreso allo scoramento Diego Ulissi, dopo il giro a vuoto nelle grandi
classiche. Il toscano - che da predestinato rischia di trasformarsi in
incompiuto - ha rimesso insieme i cocci usando la grinta come collante e, negli
ultimi metri, ha sbattuto il suo scatto bruciante in faccia ai grandi nomi per
la maglia rosa.
E al
Giro che torna ad essere anche un po’ italiano c’è chi fa la formichina (Evans)
e mette da parte le molliche per quando arriveranno le montagne, chi fa il
camaleonte (Quintana) e gioca a nascondersi alle spalle dei rivali, e chi si
ritrova suo malgrado nei panni della lumaca (Rodriguez) che non riesce a tirare
i muscoli fuori dal guscio. Ma la corsa è appena iniziata e le salite finora
sono state poco più che cavalcavia, non si può certo pensare di azzardare
valutazioni in chiave maglia rosa. Il Giro comincerà a fare sul serio sul
Carpegna: sabato i big dovranno iniziare a giocare a carte scoperte e si potrà
capire se qualcuno dovrà rinunciare ai sogni in rosa.
Nell’attesa
del primo round, domani si arriva in cima all’abbazia di Montecassino. Terreno
ideale per un bis di Ulissi, nella speranza che non si senta già appagato.