Misterioso il nome dello strumento: LHC. Altrettanto misterioso quello dell’oggetto ricercato: « la particella di Dio » . Uno dei primi risultati che ci si aspetta dal nuovo mega- acceleratore di particelle del Cern di Ginevra è la conferma dell’esistenza della particella che è stata proprio ribattezzata così. Gli scienziati, più sobriamente, la chiamano «bosone di Higgs» , dal nome del fisico che per primo ne teorizzò l’esistenza. E nel team di ricerca impegnato a scoprirla, lavora anche una suora, la giovane domenicana Katarina Pajchel, fisico dell’università di Oslo, in Norvegia. Arrivata dalla Polonia nel Paese scandinavo all’età di nove anni, suor Katarina ha studiato fisica all’Università di Bergen e riesce a conciliare perfettamente vita di preghiera e ricerca scientifica. Nonostante le difficoltà che si sono manifestate all’inizio dell’esperimento al Cern, la voce di suor Katarina suona comunque entusiasta. « La nostra attuale comprensione dell’universo testimonia la potenza del pensiero, dell’immaginazione e della curiosità umane. Grazie ad esse, ci viene offerto di dare un’occhiata al piano creativo di Dio». Sono le stesse leggi della natura, aggiunge, a parlare di un ordine, di una creatività e di una bellezza stupefacente nell’universo. « Ma – specifica – speriamo anche di poter rispondere ad altre domande, ad esempio se esistono più di tre dimensioni nello spazio, o se possiamo meglio comprendere la piccola asimmetria tra materia e antimateria, che è il motivo fondamentale per il quale esistiamo » . Statisticamente può sembrare inusuale, ma il fatto che una suora si occupi di fisica delle particelle non è affatto strano, afferma suor Katarina. « La Chiesa cattolica è da sempre stata coinvolta nel mondo accademico. A cominciare dal Medioevo ha contribuito alla istituzione delle prime università e l’ordine domenicano è stato particolarmente attivo in questo tipo di imprese». La religiosa vive nel convento delle suore domenicane di Majorstuen, quartiere di Oslo, e insieme a nove consorelle gestisce una casa per studenti. Negli ultimi anni ha collaborato allo sviluppo della « Grid » , la rete che dovrà consentire di gestire in maniera veloce ed efficace i dati elaborati negli esperimenti del LHC. Gran parte del lavoro lo sta svolgendo da lontano, andando periodicamente a Ginevra per verificare sul campo quanto sviluppato ad Oslo. Nonostante l’abito, non sono pochi i paralleli tra la sua vita di consacrata e quella dei suoi colleghi universitari. « Mentre loro tornano a casa dopo il lavoro per accudire i figli, io deve correre dalle mie consorelle per recitare i vespri e pensare alla casa di accoglienza di cui ci occupiamo». Katarina vive con le altre suore gli stessi tempi che caratterizzano la vita di una famiglia. Cercano ogni giorno di mangiare almeno un pasto tutte insieme e di avere alcuni momenti di svago e relax nel weekend. Sul rapporto tra fede e ricerca, suor Katarina spiega che « credere nella scienza significa credere in qualcosa di evidente, il credo religioso è differente. Ciò che mi interessa è la ricerca della verità che caratterizza entrambe le due sfere. Alle domande di fede non si può rispondere scientificamente, nello stesso tempo le risposte offerte dalla religione non sono in grado di rispondere a questioni scientifiche. Una cosa è un problema, altra cosa è un mistero » . Le due questioni fondamentali per la sua esistenza non possono non interagire. «Perdere la razionalità – afferma – significa perdere contatto con la tua cultura, con le altre culture e religioni. Dal mio punto di vista cattolico la fede non può essere cieca, è anch’essa un processo razionale. La teologia è essa stessa una scienza. Certamente ci sono alcuni punti della Rivelazione che devono essere accettati per fede, ma poi certi contenuti devono essere espressi anche in maniera logica e razionale » . In questo senso rileva che per la sua vita di fede è importante essere un fisico, avere cioè una visione completa e profonda delle dinamiche del reale. Ma questo è anche un servizio alla società: « Penso sia essenziale per il mondo in cui viviamo non perdere mai la comprensione di ciò che sta avvenendo nel campo delle scienze. Utilizzare computer e telefoni cellulari senza sapere come funzionano è una sorta di alienazione. Perdere la consapevolezza di queste cose rischia di alimentare forme di pseudomisticismo. Le cose si devono imparare, una volta imparate possono essere capite». L’ordine domenicano di cui Katarina fa parte è un ordine di preghiera, studio e predicazione. «E predicare – spiega la giovane suora – ai nostri giorni può essere inteso in molto modi. Il solo essere presente all’interno della comunità scientifica e cercare di condividere le risposte che ho trovato, cercare di affascinare le persone con Dio e con le meraviglie del creato, è importante » . Questa la missione che Katarina di cui si sente investita. « Non mi interessa che tutti siano d’accordo con me. Ciò che è importante è che ciò che dico abbia senso. È importante mantenere questa linea di comunicazione con il nostro tempo, con la nostra società, con le altre religioni e le altre culture».