giovedì 25 aprile 2013
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Programma intenso a conferma di una rinnovata vitalità del Festival dei due Mondi, con ampi spazi alla musica, al teatro, alla danza, all’arte figurativa e persino a una serie di eventi che dimostrano anche una certa attenzione alla spiritualità. La musica, e in particolare l’opera, ha sempre un ruolo importante nella kermesse spoletina, ma forse non ne è più la regina. Per la prima volta in più di mezzo secolo non sarà assegnata al melodramma la serata inaugurale (quella del prossimo 28 giugno), che è invece un misto di danza e teatro. Stiamo parlando di The piano upstairs, di cui sono protagonisti un attore e una danzatrice che raccontano la storia di un matrimonio che sta andando a pezzi, nel linguaggio che è loro congeniale: la donna ballando (musiche di Pärt, Glass, Feldman, Allevi e Crumb) e l’uomo recitando. La coreografia è di Alessandra Ferri e la regia di Giorgio Ferrara, che del Festival da cinque anni è il direttore artistico: incarico che il Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi (la presentazione della 56a edizione è avvenuta ieri proprio nella sede del dicastero) gli ha confermato per un altro quinquennio, augurando ai Due Mondi «un futuro ancora migliore del presente». Al che Ferrara ha risposto che «anche quest’anno Spoleto sarà terreno d’incontro tra avanguardia e tradizione, rivoluzione e conservazione, nuove generazioni e mostri sacri».L’opera arriverà sul palcoscenico del Caio Melisso, e sarà il dramma giocoso in due atti di Domenico Cimarosa Il matrimonio segreto, nell’allestimento prodotto dal Teatro Massimo di Palermo, alle sole luci delle candele, come nel ’700. In buca l’orchestra del Petruzzelli di Bari, diretta da Ivor Bolton. Il concerto-oratorio Paradiso, Paradiso con la musica composta e diretta da monsignor Marco Frisina, ci riporta invece nella Roma in cui operò san Filippo Neri. Gli interpreti sono Giorgio Albertazzi e il coro della diocesi di Roma. Numerosi i concerti, più o meno tradizionali: quelli "di mezzogiorno", quelli "del chiostro" e ovviamente molto atteso quello conclusivo del 14 luglio, con l’orchestra della Scala diretta da James Conlon che eseguirà musiche celebrative dei bicentenari Verdi e Wagner.Per il teatro ricordiamo fra l’altro The old woman di Daniil Kharms, uno dei più grandi autori dell’avanguardia russa, nella messa in scena di Robert Wilson con Mikhail Baryshnikov e Willem Dafoe, Peter Stein – per la prima volta a Spoleto – con «Il ritorno a casa» di Harold Pinter e un doppio Jean Cocteau di Adriana Asti (La voce umana e Il bell’indifferente) diretta da Benoit Jacquot.Fra gli eventi in programma da ricordare una nuova serie di "prediche" (che come l’anno scorso verranno pubblicate sulle pagine di Avvenire), quest’anno affidate al cardinale Gianfranco Ravasi, monsignor Rino Fisichella, monsignor Vincenzo Paglia, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo, Enzo Bianchi, monsignor Pierangelo Sequeri e don Fabio Rosini, che si occuperanno di temi come i dubbiosi, gli ignoranti, i peccatori, gli afflitti, il perdono e la preghiera. Il cardinale Carlo Maria Martini viene ricordato, proseguendo una recente iniziativa del festival, in uno spettacolo su testo di Marco Garzonio e con la drammaturgia e regia di Felice Cappa, che racconta non solo il grande uomo di Chiesa, ma anche «l’uomo del dialogo» per eccellenza.
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