Eros riparte da Eros. Anzi, da quei bordi di periferia in cui dopo trent’anni è ancora difficile guardare in faccia la realtà. Per Ramazzotti la scelta di presentare il nuovo album
Noi con un concerto negli Studi di Cinecittà, mecca dei sogni incastonata tra i grigi condomìni del quartiere in cui è cresciuto, sta tutta nell’urgenza di trovare in queste 14 nuove canzoni le sue radici. Tutto col tocco "imperiale" offerto dal set sull’Antica Roma costruito otto anni fa dall’americana Hbo per un suo serial tv utilizzato pure dai Coldplay per il loro intervento all’ultimo show di Fiorello. «Oggi a Cinecittà tutto mi sembra più piccolo di quando ci vivevo io, colpa forse dei palazzi cresciuti ovunque che finiscono per limitare quegli spazi che ai miei occhi di ragazzo sembravano infiniti» ammette. «La periferia spinge a prendere in mano la propria vita e a migliorarsi. Prova ne è Massimo, un mio compagno di giochi che oggi fa lo scenografo alla Scala».Preannunciata dal singolo
Un angelo disteso al sole, questa dodicesima fatica del cantautore romano regola i conti col passato e con i risultati sotto le aspettative del predecessore
Ali e radici facendo piazza pulita del vecchio staff per porre le condizioni di un nuovo inizio. «Ci sono momenti in cui senti il bisogno di dare uno strappo con ciò che è stato» spiega Ramazzotti. Ma Eros ammette anche che in
Fino all’estasi avrebbe voluto collaborare con Jennifer Lopez o Madonna, ma alla fine ha trovato Nicole Scherzinger delle Pussycat Dolls, mentre per l’hip-hop di
Testa o cuore aveva pensato ad Eminem e poi s’è ritrovato i Club Dogo. In
Io sono in te c’è la voce recitante di Giancarlo Giannini (nella versione internazionale Andy Garcia), mentre in
Così quelle lirico-adolescenziali de Il Volo, tributo forse da pagare al nuovo manager che è pure quello del mini-trio. Tra trombe, sassofoni e tromboni, la beatlesiana
Solamente uno vede invece l’intervento dei belgi Hooverphonics. Arrangiato e prodotto con Luca Chiaravalli («assieme a cui mi sembra di aver ritrovato l’alchimia che mi legava a Piero Cassano e a Claudio Guidetti, i musicisti con cui ho raggiunto i miei più grandi successi»)
Noi nelle note di copertina trova spazio pure per ringraziare Francesco De Gregori. «Volevo ricantare
La donna cannone a Cuba con una sezione di archi e musicisti cubani e l’ho chiamato. De Gregori ha detto che io e Vasco siamo stati gli unici a chiedergli il permesso».Il titolo
Noi intende esprimere «quel senso di unione di cui si sente molto bisogno in questo momento», assicura il cantante. «Bisogna restare uniti. E il collante è l’amore; viviamo tutti nello stesso mondo e quindi tanto vale viverci in pace». Sanremo, invece, Ramazzotti lo vive come una cosa ormai lontana: «Oggi che puoi farti il disco sull’iPhone e che le succursali dell’arte sono trasmissioni come
Amici o
X-Factor, il Festival con la sua ritualità mi sembra anacronistico. Ma non lo rinnego, perché in fondo pure io vengo da lì». Tour mondiale in quattro continenti al via il 9 marzo da Torino.