martedì 11 febbraio 2014
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Non arrivò sulla costa orientale degli Stati Uniti volando con un ombrello nero, come inve­ce aveva fatto la tata Mary Poppins a Londra, immorta­lata nelle pagine del suo fa­moso romanzo. Prese, invece, un comodo jet della BOAC, atterrò a Los An­geles già assai maldisposta, dotata di una britannica compostezza amalgamata a u­na sufficiente dose d’ipocondriaca scon­trosità. Si preparò così per affrontare il sor­riso sornione di Walt Disney.Era l’aprile del 1961: il creatore di Topolino confessava a­mabilmente alla scrittrice Pamela L. Tra­vers, nel corso del loro primo incontro, co­me la sua fantasia per vent’anni si era in­fiammata della celebre Mary e della fami­glia Banks – destinataria dei magici servigi – grazie all’entusiasmo delle due figlie. La volevano vedere sullo schermo e lui voleva realizzare un film a modo suo. La battaglia fu combattuta da entrambi con onore e Mary Poppins – che festeggia i cin­quant’anni, la premiere avvenne il 27 ago­sto 1964 al Grauman’s Chinese Theatre – di­venne alla fine un capolavoro amatissimo, vinse cinque Oscar – tra cui quello a Julie Andrews – portando successo e dollari alla Disney e alla terribile Travers. Una storia che non è quella del backstage di un film, perché Saving Mr. Banks , in sala dal 20 febbraio, è il diario inedito dello scon­tro tra due carismatiche personalità, cia­scuna impegnata nel convincere l’altra a deporre le armi e a cedere: Mrs. Travers i di­ritti, Walt i propositi. Lui voleva numeri mu­sicali e una spruzzata di cartoni animati, lei detestava questi e quelli. Vinse Walt, ma con le armi della pazienza e della comprensione, nel tentativo di ri­marginare le ferite cau­sate dall’infanzia della sua scontrosa interlocu­trice e del suo rapporto con la figura paterna (Co­lin Farrell), affabulatore morto per abuso di alcol, che scopriamo attraver­so numerosi flashback ambientati nell’entroter­ra australiano del 1906. La sceneggiatura ha fatto capolino negli studios della Disney parten­do anch’essa dall’Australia con il filmaker Ian Collie e la scrittrice Sue Smith che ne hanno sponsorizzato la realizzazione, affidando la scrittura del film a Kel­ly Marcel, poi la regia a John Lee Hancock, a Tom Hanks il ruolo di Disney e a Emma Thompson quello della scrittrice. «Walt capisce che deve riuscire a convincere Pa­mela – precisa il regista – che i narratori hanno il compito di trasformare qualcosa di oscuro o di tragico in qualcosa di eterno capace di alleviare i dolori del pas­sato. E che entrambi, per le difficoltà della loro infanzia e il rapporto col padre, hanno qualcosa in comune». I due attori si sono dovuti confrontare con due vere icone. Sen­za volerle imitare, ma cercandone l’essen­za attraverso uno studio approfondito. «Cer­to Walt aveva una cadenza particolare nel parlare – racconta Hanks – così come lo e­rano i suoi colpi di tosse, perché accanito fu­matore. Per ricreare i dialoghi e le situazio­ni sono stati preziosi gli aneddoti raccontati da Richard Sherman, ancora in vita, all’e­poca autore delle musiche del film insieme al fratello Robert». «La Travers – aggiunge Emma Thompson – era affascinata dal mi­to, lei stessa è una figura mitica, perché die­tro l’angolo, come nel labirinto del Mino­tauro, puoi trovarti davanti un mostro op­pure una bambina vulnerabile. Ho scoper­to anche che era un’appassionata di Buffa­lo Bill e dell’ambientazione western, che spesso legava a Mary Poppins. Entrambi ri­solvevano i problemi con metodi poco or­todossi, ma alla fine sapevano anche di do­versi dileguare. Le piaceva che una donna potesse incarnare questo potere in un mo­do occidentale in cui all’epoca ne aveva an­cora pochissimo». Per Tom Hanks la pre­parazione è stata, come sempre, molto ac­curata. «Senza l’accesso agli archivi della Disney – prosegue –, cui mi ha dato libero accesso Diane Disney Miller, figlia di Walt, non sarebbe stato possibile. Da tutti i ma­teriali audio e video che ho visionato ho scoperto la sua vera forza: credeva fino in fondo a tutti i suoi progetti, abbracciando tutte le possibilità che fossero in grado di creare meraviglie». Non c’è dubbio che la travagliata genesi di Mary Poppins portò a una delle pellicole più amate e ancora oggi ineguagliate. Nel cinema e nei sogni di tan­ti, tantissimi bambini.
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