Il cantautore Diodatop in gara al Festival di Sanremo 2020 con "Fai rumore" - Giuseppe Gradella
«Ho voluto celebrare la vita, quella forza di mettersi in gioco nonostante le difficoltà. Saremo sempre in questa barchetta in mezzo al mare, ma non dobbiamo lasciarci spaventare e vivere». Chi ha amato l’ammaliante brano di Diodato Che vita meravigliosa che ha fatto da colonna sonora al film di Ferzan Ozpetek La dea fortuna, si prepari a fare il bis al Festival di Sanremo. Il cantautore Tarantino si presenta in gara per la terza volta con Fai rumore, un brano ampio, melodico ma contemporaneo, che sarà contenuto nel suo terzo album Che vita meravigliosa, in uscita il 14 febbraio.
A Sanremo la cristallina voce di Diodato volerà nella stratosfera con delicatezza per cantare un amore finito nei silenzi e nelle incomprensioni. Vi riecheggia la fine della lunga relazione con la cantautrice Levante, anch’essa in gara fra i Campioni quest’anno, ma sul tema il cantautore è discreto. «Questo brano è un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità – ci spiega Antonio Diodato – È un invito a farsi sentire, a non soffocare nel silenzio delle incomprensioni, del non detto dove muore ogni umanità. È un atto di ribellione che ha l’amore come finalità, nel senso più ampio possibile». Sembra quasi un manifesto politico, conoscendo l’impegno di Diodato come organizzatore del Primo maggio di Taranto. «Si parla del vissuto con un altro essere umano, ma è anche riferibile alla politica che ci circonda - aggiunge -. Ora ci sono due forti ondate: una di urlatori, di gente che alimenta l’odio e la paura, che cerca di zittire il prossimo, e un’altra che è sempre più silenziosa e che vive anche uno sconforto, che sembra essere dormiente. Li invito a farsi sentire, a confrontarsi: anche manifestando il dissenso si manifesta umanità». Un riferimento alle Sardine?
«Mi piace molto l’attitudine che hanno questi ragazzi, mi ci riconosco. Sarei andato alla manifestazione di Bologna se non fossi stato impegnato col Festival. Ma sono questioni sempre molto delicate, quando nascono certi movimenti vanno compresi. Dal momento in cui sono costretti organizzarsi, rischiano di rientrare nei canoni che le istituzionalizzano».
L’artista, quindi, come cassa di risonanza degli aspetti in cui crede: la rinascita, l’investimento in un futuro alternativo, l’umanità da recuperare. Come canta in La lascio a voi questa domenica, un brano il cui allegro ritmo estivo contrasta col tema doloroso, il suicidio di una donna nella stazione di Cattolica due anni fa . «Ero su un treno che aveva accumulato ritardo e poi in stazione, ed ho assistito a una sorta di isteria collettiva tra ritardi e treni cancellati – spiega l’autore - Ho guardato con occhio distaccato il circo del qualunquismo che aveva completamente dimenticato la vittima».
Mente nel brano Il commerciante, Diodato canta i piccoli eroi quotidiani che cercano ancora di contrastare la globalizzazione: «La rivoluzione nasce con rapporto con un’altra persona. Sono entrato in un negozio per acquistare l’olio per la macchina e ho trovato un commerciante talmente innamorato del suo lavoro che mi ha scioccato. Non ero più abituato a quella competenza e a quel dialogo, in una economia dominata da centri commerciali e distribuzione online». Per il resto il cantautore esprime con riflessione poetica il suo intimo: «Credo fortemente nell’amore che sopravvive anche al vissuto. E nel cantarlo cerco di avvicinarmi sempre più ai cantautori anni 60 con cui mi sono formato, togliendo il più possibile gli orpelli». Per la serata del giovedì dedicata ai settant’anni del festival, Diodato ha scelto 24.000 baci di Celentano, in coppia con Nina Zilli: «Mostrerò un aspetto rock che ho nei live». Il tour da aprile