Il primo successo è stato cercato con la forza della disperazione, dopo un anno di tribolazioni, il secondo è stato voluto con la determinazione di chi sa di avere le gambe per andare lontano. In quattro giorni e qualche centinaio di chilometri la condizione fisica di un corridore non può cambiare tanto radicalmente, la convinzione mentale sì. E la sua lucidità l’ha dimostrata anche nel riprendersi dopo aver sbandato in curva a qualche centinaio di metri dal traguardo, solo una settimana fa sarebbe andato giù come un sacco. È il potere della mente, un fattore ancora troppo trascurato nello sport e nel ciclismo in particolare, dove i tecnici sono sempre più concentrati sul fattore fisico.
Dalla lezione di Visconti dovrebbero essere in molti a trarne insegnamento, a cominciare da Filippo Pozzato, uno dei più grandi talenti degli ultimi anni che rischia di chiudere la carriera con una “misera” Sanremo in bacheca e tantissimi rimpianti. Uno come “Pippo” non può accontentarsi di arrivare a metà stagione con una sola corsa vinta - la prima disputata, il Trofeo Laigueglia -, una tappa al Giro non salverebbe la sua annata ma gli darebbe almeno un senso. Invece, non è riuscito ad uscire dalle sue nebbie nemmeno sulle strade di casa. Peccato, perché ha 31 anni e ancora qualche stagione per dare una svolta alla sua carriera. E un corridore come Pozzato serve come il pane alla squadra azzurra per il Mondiale che quest’anno si corre a Firenze.
Una buona occasione per vincere l’hanno persa anche quei velocisti che non si erano arresi, come Cavendish, in salita: ma la bandiera bianca l’hanno alzata durante l’inseguimento. Visconti è andato forte però gli inseguitori hanno fatto i furbi sperando che qualche altro togliesse loro l’incombenza di recuperare il fuggitivo.
E a forza di fare i furbi si rischia di perdere il controllo di quello che avviene in corsa, come è successo a Navardauskas che vincendo la volata degli inseguitori ha alzato le braccia convinto di avere vinto. È un fenomeno, questo, che si sta ripetendo troppo frequentemente. È già capitato in questo Giro e per questo è ancora più grave. Una volta succedeva raramente e solo a chi non era avvezzo a frequentare i rettilinei d’arrivo nelle parti nobili del gruppo. Forse la mancanza di radioline costringeva a “vedere” la corsa senza addormentarsi.
Ora, con la cronoscalata, inizia il trittico da vertigine: tre giorni da pedalare in quota con l’intento di ribaltare la classifica. Meteo permettendo. Perché le previsioni annunciano neve su Stelvio, Gavia e Tre Cime di Lavaredo. Per il momento di sicuro resta solo la crono. Il Giro, quindi, rischia di finire con i 20 chilometri da Mori a Polsa.
L’ordine d’arrivo: 1. Giovanni Visconti (Ita) 2. Ramunas Navardauskas (Lit) a 19” 3. Luka Mezgec (Slo) 4. Filippo Pozzato (Ita) 5. Danilo Hondo (Ger) 6. Salvatore Puccio (Ita) 7. Sacha Modolo (Ita) 8. Fabio Felline (Ita) 9. Francisco J. A. Ventoso (Spa) 10. Cadel Evans (Aus)
La classifica: 1. Vincenzo Nibali (Ita) 2. Cadel Evans (Aus) a 1'26" 3. Rigoberto Uran Uran (Col) a 2'46" 4. Michele Scarponi (Ita) a 3'53" 5. Przemyslaw Niemiec (Pol) a 4'13" 6. Mauro Santambrogio (Ita) a 4'57" 7. Carlo Alberto Gomez Betancur (Col) a 5'15" 8. Rafal Majka (Pol) a 5'20" 9. Benat Elorriaga Intxausti (Spa) a 5'47" 10. Robert Gesink (Ola) a 7'24"
L’ordine d’arrivo: 1. Giovanni Visconti (Ita) 2. Ramunas Navardauskas (Lit) a 19” 3. Luka Mezgec (Slo) 4. Filippo Pozzato (Ita) 5. Danilo Hondo (Ger) 6. Salvatore Puccio (Ita) 7. Sacha Modolo (Ita) 8. Fabio Felline (Ita) 9. Francisco J. A. Ventoso (Spa) 10. Cadel Evans (Aus)
La classifica: 1. Vincenzo Nibali (Ita) 2. Cadel Evans (Aus) a 1'26" 3. Rigoberto Uran Uran (Col) a 2'46" 4. Michele Scarponi (Ita) a 3'53" 5. Przemyslaw Niemiec (Pol) a 4'13" 6. Mauro Santambrogio (Ita) a 4'57" 7. Carlo Alberto Gomez Betancur (Col) a 5'15" 8. Rafal Majka (Pol) a 5'20" 9. Benat Elorriaga Intxausti (Spa) a 5'47" 10. Robert Gesink (Ola) a 7'24"