Misty Copeland con Roberto Bolle durante le prove di "Romeo e Giulietta" per la Scala
Potrebbe essere la sceneggiatura di un film alla Billy Elliot. Versione al femminile. La storia di una ragazzina afroamericana con un’infanzia complicata, passata nei motel perché ogni volta che la madre veniva scaricata da un uomo lei e i suoi fratelli si ritrovavano senza casa ed erano costretti a stringersi in una stanza d’albergo dove sulla tv passavano le immagini di Mariah Carey. Poi arriva la danza che diventa per la ragazzina un modo per fuggire dalla realtà. La famiglia le mette i bastoni tra le ruote, ma lei non molla e riesce ad arrivare a ballare sul palco del Metropolitan di New York. Sceneggiatura da sbancare i botteghini. Eppure è la vita vera di Misty Copeland, la prima ballerina afroamericana a essere nominata pirincipal dancer dell’American ballet di New York in settantacinque anni di storia. La danzatrice, nata a Kansas City nel 1982, martedì arriva per la prima volta in Italia. Debutta al Teatro alla Scala di Milano con Romeo e Giulietta di Prokof’ev che danzerà nella coreografia di Kenneth MacMillan accanto a Roberto Bolle. Prima Giulietta nera sul palco del Piermarini. E sarà interessante vedere l’effetto che fa. Un assaggio lo si è avuto a ottobre su Rai1 quando Misty Copeland, ospite di Bolle nel suo programma La mia danza libera, ha ballato con Roberto il passo a due del balcone, quello intenso e struggente che chiude il primo atto. «Danzo Giulietta solo da due anni, ma ho avuto la fortuna di studiare il personaggio in sala prova all’American ballet con Alessandra Ferri, una delle più grandi Giuliette del nostro tempo, che mi ha dato molti consigli. Anche se poi quella che porto sul palco è la “mia” Giulietta », racconta la ballerina spiegando che per essere Giulietta occorre tecnica , ma anche capacità di interpretare calandosi nel personaggio. Inevitabilmente, dunque, la vita arriva sulla scena. «Ogni volta che porto in scena le vicende immaginate da William Shakespeare mi rivedo ragazzina quando la danza per me era tutto, come Romeo per Giulietta. Più danzo Giulietta e più metto in lei aspetti della mia vita dove ci sono state perdite dolorose, ma anche momenti felici», spiega Misty Copeland che ha dovuto combattere per realizzare il suo sogno.
Nella sua vita la danza è arrivata tardi, quando aveva già 13 anni: l’incontro con Cynthia Bradley, un’insegnante che ha creduto in lei, l’ha forgiata – certo, il talento c’era, ma erano in molti a dire che Misty non aveva quello che si dice un fisico e un piede da danzatrice – e soprattutto le ha dato una speranza di riscatto tanto che per la ragazza ballare è diventato «un modo per fuggire dalla realtà». Alla quale, però, ogni giorno, tolte le scarpette, la riportava prepotentemente la madre che più che in tutù su un palcoscenico la immaginava dietro il bancone di un bar per portare a casa qualche soldo. Ma la danza l’ha resa «più resistente ». E a temprarla ci ha pensato la vita: «Da piccola facevo fatica a comunicare e il ballo è diventato il mio modo di esprimermi», racconta la ragazza, diventata ballerina professionista in soli quattro anni grazie a una borsa di studio, bruciando le tappe e smentendo chi non scommetteva sul suo talento.
Misty non rinnega il suo passato. Anzi. Lo ha raccontato nella sua autobiografia Life in motion – libro che la madre non ha preso benissimo – perché «non mi sono mai scoraggiata, non ho mai ceduto allo sconforto, ma ho sempre cercato di trasformare le difficoltà in occasioni di crescita. Forse non sarei quella che sono se la mia vita non fosse stata quella che è stata», racconta. Le difficoltà legate alla situazione familiare. Ma anche la condizione di afroamericana. Prima ballerina di colore a vestire nel 2014 sul palco del Metropolitan il tutù candido di Odette, il cigno bianco protagonista de Il lago dei cigni. Cosa impensabile sino a non molti anni fa. «Anche se il razzismo è una piaga che forse non verrà mai debellata». E vedendo Misty Copeland ballare non si può non pensare alla rivoluzione di Barack Obama, primo presidente americano di colore. Lui e la ballerina si sono incontrati alla Casa Bianca e il presidente ha definito «Misty un esempio per tutti noi», nominandola sua consigliere per le politiche su sport e nutrizione. Un bel riconoscimento come quello arrivato nel 2015 dal Times che ha inserito la danzatrice tra le cento persone più influenti del mondo. Lo dicono anche il milione e 200mila follower su Instagram, gli oltre centomila su Twitter e un video che su YouTube sfiora gli 11 milioni di visualizzazioni.