Gli 'strani' dati raccolti dal
cacciatore Ams, al lavoro dal 2011 sulla Stazione Spaziale
Internazionale (Iss), potrebbero essere la prima prova indiretta
delle particelle che costituiscono la materia oscura, ossia la
misteriosa e invisibile materia che occupa il 25% dell'universo. I dati
sono stati presentati oggi al Cern in un incontro internazionale
e l'attesa è enorme.
Nell'esperimento l'Italia gioca un ruolo di primo piano, con
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Agenzia Spaziale
Italiana (Asi) e numerose aziende che hanno contribuito a
realizzare la macchina, alta 5 metri e larga 4, pesante 8,5
tonnellate, ed equipaggiata con 650 computer e 300.000 canali di
elettronica.
I dati dell'esperimento Ams (Alpha Magnetic Spectrometer)
potrebbero indicare, quindi, l'esistenza di un nuovo fenomeno
fisico. Analizzando i raggi cosmici che attraversano
continuamente i suoi rivelatori, Ams ha segnalato una quantità
di positroni e antiprotoni anomala, decisamente più abbondante
di quella prevista dalle teorie fisiche attuali. In altre
parole, i fisici si aspettavano di incontrare queste particelle
di antimateria nello spazio, ma non in quantità così grandi.
L'unica spiegazione possibile è che questa abbondanza di
positroni e di antiprotoni sia stata prodotta da collisioni tra
particelle di materia oscura. Di conseguenza i dati di Ams
fornirebbero una possibile evidenza indiretta sia dell'esistenza
della materia oscura, sia del fatto che possa essere composta da
particelle.
Sono "risultati straordinari", ha detto Roberto Battiston,
presidente dell'Asi e fino a pochi mesi fa vice-responsabile
della Collaborazione Ams, che ha costituito insieme al Nobel
Samuel Ting. "Entrambe le misure di precisione fatte da Ams
della frazione di antiparticelle nei raggi cosmici - ha aggiunto
- stanno mostrando uno scenario completamente diverso rispetto a
quello atteso". L'emozione è grande anche per il presidente
dell'Infn, Fernado Ferroni: "siamo eccitati - ha detto - per
questi risultati che presentano un quadro difficilmente
interpretabile nell'ambito della fisica tradizionale dei raggi
cosmici". Anche per il direttore generale del Cern, Rool Heuer,
"potremmo essere alle porte di una nuova scoperta, oppure di un
nuovo mistero".