È nel sogno che un vigoroso Noah scopre la realtà: i suoi piedi calpestano una terra intrisa di sangue. Nei cieli, non c’è più uno sguardo accondiscendente nei confronti dell’umanità, che di quel sangue si è macchiata. Il male imperversa. E il computo del tempo verso il diluvio è iniziato. I piedi del biblico patriarca sono quelli di Russell Crowe. La costruzione dell’Arca, le ostilità di chi ne tenta la distruzione, la raccolta degli animali, le acque che erompono sommergendo il mondo e il loro finale ritiro a segnare la nuova Alleanza, diventano ancora una volta un kolossal biblico – rinato filone di Hollywood,
Exodus di Ridley Scott con Christian Bale,
Mosè è in uscita il 14 dicembre 2014 e anche Spielberg sta pensando a un suo film sulla medesima figura – arricchito da incredibili effetti speciali (un totale di spesa intorno ai 130 milioni di dollari) e dalla presenza di attori premi Oscar nonché amatissimi dal vasto pubblico: oltre a Crowe, Emma Watson nei panni della figlia Ila, Jennifer Connelly della moglie Naameh e Anthony Hopkins in quelli di Matusalemme. Alla serata inaugurale del Tertio Millennio Film Fest a Roma sono state proiettate le prime immagini del film in un anteprima di una decina di minuti, accompagnate da alcune dichiarazioni di Darren Aronofsky – il regista di
The Wrestler e
Il cigno nero – che ne ha scritto la sceneggiatura insieme a Ari Handel. Si sapeva di come il desiderio di raccontare Noè risalga ai suoi anni di gioventù e abbia accompagnato tutta la sua carriera. Un film sul coraggio, a detta dei produttori. Che inizia con la citazione della Genesi, alcuni versetti del sesto capitolo. Un film sulla pace, aggiunge il regista. Il video si chiude con l’immagine di due colombe che si posano sul suolo asciutto. Una vegetazione densa e verde smeraldo cresce velocemente per rinnovare, insieme all’uomo purificato, la faccia della terra. Immagini luminose che contrastano con le tetre precedenti. Di questo film, comunque, si sa pochissimo. Forse nessuno lo ha ancora visto nella sua interezza, assoluto riserbo da parte della Paramount Pictures che lo distribuirà, con uscita prevista il 28 marzo negli Stati Uniti e il 3 aprile in Italia. Alcune foto scattate sul set islandese sono state immediatamente rimosse dai siti che le hanno pubblicate. Questo clima non si capisce se è costruito più come strategia di marketing o come timore di critiche premature. Che potrebbero emergere soprattutto dal mondo della cultura cattolica e dei biblisti. Nel film ci sono anche Adamo, Caino e Abele, Noè adolescente, un cattivo di nome Tubal-cain – interpretato da Ray Winstone, look primitivo, scelto perché sembra che Aronofsky abbia voluto «un attore con grinta e grande fisico per essere convincente nel testa a testa contro Crowe/Noè» – e anche un angelo caduto. Potrebbe per questo infiltrarsi una dimensione new age, visto che sia il regista che Ari Handel ne avevano colto tutti i sintomi nel confuso
The Fountain - L’albero della vita. Meno problematica una possibile lettura epica ed ecologista: le storie della Bibbia si prestano anche a grandi scenari e la difesa della natura è immancabile quando si parla degli animali salvati nell’Arca. Costruita realmente, tutta legno e corde, a Oyster Bay, nei pressi di New York. Gli effetti speciali danno al diluvio l’impronta di una forza apocalittica: esplode l’acqua dalla terra a difesa dell’Arca, poi copre la terra e l’umanità. La Paramount Pictures ha deciso di far vedere le prime immagini di Noah non ad un pubblico di giornalisti e addetti ai lavori, ma selezionato nell’ambito della sua appartenenza al mondo cattolico, per testarne la reazione. Soprattutto quella dei giovani: alcuni gruppi sono stati scelti nel corso della GMG di Rio e in Italia legati a diverse realtà ecclesiali. Ne sono usciti colpiti. Particolarmente per il personaggio di Noè, per il suo coraggio da guerriero, la sua fede – «contro la malvagità dell’uomo io non sono solo, ho Dio», esclama deciso nel film – la sua immagine di sognatore e nerboruto salvatore pronto a credere nell’impossibile, che si rispecchia d’altronde nel volto e nei muscoli di Crowe. Così distante dalla figura di amabile e paterno patriarca interpretato da John Huston nel suo
La Bibbia: se di lui si ricordano le mani nodose dietro la schiena che si stringono soddisfatte davanti all’Arca terminata, dell’ex-gladiatore colpiscono lo sguardo del combattente, la barba irsuta e un cranio ben rasato, quando iniziano i momenti più drammatici della battaglia e della storia.