«Il cristianesimo non fa che cominciare». Potrebbe sembrare paradossale citare la frase di padre Aleksander Men, grande teologo e predicatore ortodosso, protagonista della rinascita cristiana in Unione Sovietica negli anni Settanta e Ottanta, introducendo due libri e altrettanti autori che mettono sotto la lente d’ingrandimento la fine di un certo modo di pensare e vivere il cristianesimo. Teologia e postcristianesimo. Un percorso interdisciplinare (Queriniana, pp. 366, euro 26) di Carmelo Dotolo, docente di teologia delle religioni all’Urbaniana di Roma, e Fine corsa. La crisi del cristianesimo come religione confessionale (Edizioni Dehoniane Bologna, pp. 270, euro 23), di Luca Diotallevi, docente di sociologia a RomaTre, sono testi ricchi di spunti e di provocazioni per chi non vuole rassegnarsi all’'inospitalità' del pensiero religioso nella cultura contemporanea (Dotolo) e per quanti vogliano interrogarsi sulla 'unchurched spirituality' (Diotallevi). Coscienti che il pensare un 'dopo' e una 'fine' del cristianesimo non significa riflettere sulla sua ineludibile conclusione e insignificanza.
Il teologo Dotolo e il sociologo Diotallevi a confronto sullo stato del cattolicesimo e su come l’attuale momento storico lo ponga di fronte a grandi possibilità
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