lunedì 11 novembre 2024
L'aumento esponenziale delle crisi ambientali e sociali dimostra che il mondo non può permettersi più il costo delle diseguaglianze. Il nuovo libro di Balzani e Castellucci
Scienza e fede alleate per la giustizia

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Pubblichiamo qui la parte conclusiva del volume La buona alleanza. Scienza e fede a difesa della casa comune (Libreria Editrice Vaticana, pagine 140, euro 15,00), in libreria da oggi a firma di Vincenzo Balzani, il massimo esperto di chimica in Italia, e Erio Castellucci, arcivescovo di Modena- Nonantola e Carpi, vicepresidente della Cei, che uniscono le loro competenze in un libro nel quale la crisi climatica viene affrontata con la competenza dell’uomo di scienza e del pensatore credente.

Oxfam (Oxford committee for famine relief), una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, riporta spesso dati riguardanti l’evoluzione del problema disuguaglianze. Nelle nazioni del G20 è presente l’80% dei miliardari del mondo e, nel 2022, l’1% più ricco nel G20 ha avuto un reddito cumulativo pari a 18 trilioni di dollari, una cifra più alta del Pil della Cina! Le tasse sull’1% più ricco nelle nazioni del G20 negli ultimi 10 anni sono diminuite di circa il 30%, mentre le loro entrate sono aumentate del 45%.

In molti Paesi, fra quali Brasile, Francia, Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti, i super ricchi attualmente pagano meno tasse di un lavoratore medio. La Oxfam ha anche stimato che una tassa del 5% sulla ricchezza dei miliardari del G20 raccoglierebbe 1,5 trilioni di dollari all’anno, una cifra che sarebbe sufficiente per porre fine alla fame nel mondo, per aiutare le nazioni a reddito medio e basso a mettere in atto azioni di adattamento al cambiamento climatico e per permettere a tutte le nazioni di soddisfare il programma Sustainable Development Goals (Sdg) dell’Onu. I dati sulle disuguaglianze sono impressionanti e, come scrive papa Francesco, non può esserci sostenibilità sociale se «non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degradante, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono» (Laudato si’, 160).

Da qualche tempo, si fa strada fra economisti e politici l’idea che per combattere le disuguaglianze è necessario aumentare le tasse dei super ricchi, anche al fine di trovare i fondi necessari per far fronte ai danni causati dal cambiamento climatico, che è imputabile prevalentemente ai ricchi, ma che colpisce più duramente i poveri. Questi problemi sono sempre all’ordine del giorno nelle riunioni di Istituzioni internazionali e, infatti, nella riunione del Gruppo G20 del luglio 2024 si è discussa, su proposta del Brasile, la possibilità di istituire una tassa coordinata a livello globale sui redditi dei circa 3.000 miliardari che ci sono nel mondo, ovvero una tassa minima globale pari al 2% sui patrimoni dei super ricchi.

Il primo passo per affrontare la situazione delle disuguaglianze deve essere una saggia politica per sviluppare e rendere disponibili a tutti, gratuitamente, i servizi di base (scuola, casa, sanità, trasporti, ecc.), raccogliendo fondi mediante una tassazione giusta e progressiva; se necessario, bisogna anche intervenire con sussidi mirati ad aiutare i più deboli, perché ogni persona vale e non va dimenticata. I Governi, quindi, dovrebbero scegliere forme di tassazione progressiva per spostare sulle persone più abbienti il costo delle infrastrutture necessarie per la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e per migliorare le strutture sanitarie. Negli Usa, fino a metà del secolo scorso la tassazione per i più ricchi superava il 70%, mentre oggi è solo del 37%.

Un articolo sulla rivista “Nature”, pubblicato nel 2024, affronta il problema delle disuguaglianze con molti dati e un titolo provocatorio, Why the wordl canno afford the rich. Fra il 2020 e il 2022, l’aumento della ricchezza dell’1% delle persone più ricche è stato il doppio dell’aumento della ricchezza totale del rimanente 99% delle persone e, nel decennio 2012-2022, i miliardari hanno più che raddoppiato le loro ricchezze. Queste grandi disparità provocano tensioni che compromettono il buon funzionamento della società. Le indagini condotte da Oxfam dimostrano che, con l’aumento delle disuguaglianze, aumentano il numero di omicidi e di carcerati, la mortalità infantile, l’obesità e il consumo di droghe, mentre diminuiscono il benessere dei bambini, la mobilità sociale e la fiducia fra le persone. Nelle nazioni dove la ricchezza è più distribuita, tutti vivono meglio: ad esempio, in Norvegia il numero di omicidi è undici volte inferiore a quello degli Usa, gli episodi di bullismo nelle scuole sono sei volte meno frequenti e i bambini hanno un rendimento scolastico migliore. Il motivo per cui la disuguaglianza ha effetti negativi è sostanzialmente psicologico: aumenta lo stress delle persone, crea problemi nel funzionamento della società e, nei più poveri, mina la fiducia e l’autostima. L’evidenza scientifica mostra che la riduzione delle disuguaglianze è anche una condizione preliminare per affrontare le crisi sanitarie e sociali. Ridurre le disuguaglianze e aumentare la solidarietà e la coesione sociale sono fattori importanti anche per affrontare il problema del cambiamento climatico. In media, ogni persona che appartiene all’1% dei più ricchi del mondo produce 100 volte più emissioni rispetto alle persone che fanno parte della metà dei più poveri del mondo. In un Paese con forti disuguaglianze è difficile portare avanti una politica in favore dell’ambiente proprio perché le persone vedono che le spese necessarie non sono equamente distribuite.

I Paesi con minori disuguaglianze sono i più interessati alla pace e i più disposti a fornire aiuti internazionali. In questo campo, l’obiettivo dell’Onu è che ciascun Paese spenda lo 0,7% del suo Pil per aiuti internazionali. La Svezia e la Norvegia, Paesi con bassa disuguaglianza, mettono a disposizione per questo scopo 1% del loro Pil; la Gran Bretagna 0,5%, mentre gli Stati Uniti solo 0,2%. Bisognerebbe anche controllare che le grandi compagnie che dominano l’economia globale si comportassero in modo più equo nel fissare gli stipendi dei dipendenti ai vari livelli. L’aumento esponenziale delle crisi ambientali e sociali dimostra che il mondo non può permettersi il costo delle disuguaglianze e, invece, anche in Italia, ci troviamo in un’epoca caratterizzata spesso dall’indifferenza nei confronti della povertà, che ha raggiunto livelli molto preoccupanti.

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