venerdì 16 ottobre 2009
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Da Parma a Buenos Aires, due ct, così vicini eppure così lontani - in ogni senso - , Marcello Lippi e Diego Armando Maradona, chiedono più rispetto per la bandiera, la loro, e vero amore di patria verso le rispettive nazionali. Sono due Commissari tecnici, ma sembrano anche un po’ due “colonnelli” che non gradiscono interferenze esterne e non amano la critica: quella del pubblico Lippi, quella della stampa ostile Maradona.I fischi di Parma hanno fatto accendere come un sigaro Toscano la suscettibilità del ct azzurro. Lippi, al termine della girandola- turnover di 11 undicesimi e il rocambolesco 3-2 - con Cipro, ha voluto chiudere la bocca al loggione, a suo dire sguaiato del Tardini, ricordando dall’alto di una qualificazione Mondiale ottenuta con 90 minuti d’anticipo che il pubblico, anche se pagante, non si può permettere di offendere lui e la sua Nazionale.Maradona dopo il salvataggio del “loco” Martin Palermo nel quasi naufragio con il Perù, è andato a vincere la partita della sua seconda discutibile vita da selezionatore con l’Uruguay a Montevideo. Grazie alla rete all’anonimo Mario Bolatti a cinque minuti dalla fine si ritrova fortunosamente a Sudafrica 2010. Dal tuffo sull’erba fradicia del Monumental, all’ira funesta di Montevideo, “El Diego” manda in mondovisione un monologo osè che il regista Emir Kusturica aggiungerà di sicuro al sequel del suo film-documentario su Maradona. Dopo le oscenità da “bip” forzato, Maradona invia il suo messaggio alla nazione: «Ringrazio tutti i tifosi argentini e dedico questa vittoria a chi ha sempre remato contro e criticato gratuitamente». Poi rivolgendosi alla stampa argentina orfana dei Soriano, ha tuonato furioso: «Mi avete trattato come immondizia, senza alcun rispetto, non ho nessuna voglia di condividere questa gioia con voi...». Nella notte della tregua dunque, El Pibe dichiara guerra aperta a tutta l’opinione pubblica. La risposta del quotidiano “Clarin” non si fa attendere e mette in piedi un sondaggio in cui l’80% dei circa 22mila votanti, ritiene che Maradona meriti quanto meno una multa per gli insulti pronunciati. In Italia, dove anche a fare sondaggi elettorali c’è il rischio poi del riconteggio delle preferenze, al momento non sappiamo quanti chiedano la multa a Lippi per quel «vergogna» di Parma. Di sicuro l’indice di simpatia del ct azzurro è sceso ed è tornato più o meno a quello dei giorni della vigilia del Mondiale 2006, tormentati dall’ombra di Calciopoli sulla sua famiglia. Che la rabbia premondiale, la qualificazione con un turno d’anticipo e l’imbattibilità del girone - precedenti dell’82 e del ’94 in cui poi siamo andati in finale - non vadano visti come segni di buon auspicio?Intanto il giorno dopo l’imperatore Marcello dall’attacco scomposto passa alla difesa diplomatica. «Ho avuto uno sfogo, forse un po’ forte ma, conoscendo bene i miei ragazzi, quanto entusiasmo, quanta passione e quanta voglia mettono quando scendono in campo, non sono riuscito a stare zitto. Il dovere di una guida sia quello di farle notare certe cose». Il compito di una guida secondo noi è anche quello di usare saggezza e non avventurarsi nella risposta all’invettiva popolare, tenendo sempre conto del privilegio che hanno tutti i mestieranti del pallone professionistico. Che Maradona abbia perso la testa lo sapevamo da tanto, ma che Lippi aspiri a far tacere la prima o la seconda (con l’Argentina) Repubblica fondata sul pallone, non ancora. Forse Soriano annoterebbe: Marcello e Diego tristi e solitari si avviano alle fasi finali di un Mondiale, ma il popolo non è affatto con loro.
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