Donne normali, che hanno fatto consapevolmente una scelta speciale. Donne che si raccontano, parlando di tutto, politica, intimità, attualità, emozioni. Sono le monache del monastero cistercense di Valserena (Pisa) che raccontano la loro vita in clausura ne Il silenzio che debutta oggi al Teatro le Laudi di Firenze. Tratto dal libro-indagine
Silenzio Amico del giornalista Giampiero Beltotto (ed. Marsilio), con la regia di Alfredo Traversa, lo spettacolo porta in scena tre attrici della Compagnia Teatro della Fede (Antonella Fanigliulo, Tiziana Risolo, Tano Chiari) nei panni delle monache benedettine che hanno aperto la loro anima a Beltotto dando modo ora anche allo spettatore di addentrarsi in un mondo che non conosce.
Il silenzio ha avuto due anteprime nel carcere di Venezia e in quello di Taranto. Una sfida, quella di portare le ragioni della clausura volontaria, all’interno dei luoghi in cui la reclusione è forzata, spiegata con delicatezza e partecipazione dalla Badessa di Valserena in una lettera rivolta ad ogni singolo carcerato: «Non voglio offendere il tuo dolore, né poco considerare il tuo cammino, ma una parola di speranza e di amore vi potrà venire forse da persone che hanno scelto liberamente, per amore, alcune limitazioni che vivete per legge – scrive la Badessa –. Voglio dirti solo che anche lo spazio chiuso del tuo carcere può diven- tare uno spazio di cielo, se lasci che lì abiti il Signore, voglio dirti che il suo amore e Misericordia sono lì che attendono te». «Non ho incontrato donne sepolte vive o fuori dal mondo, ma un’esperienza consapevole sia dal punto di vista ecclesiale che da quello culturale, un gruppo di donne che, in nome e in forza di una fede incarnata nel tempo, nella storia e nelle vicende umane, autogestiscono materialmente e spiritualmente la propria esistenza». Cosi Beltotto descrive le monache di clausura di Valserena. Lui, che già nel 1979 era riuscito a varcare la soglia dei monasteri toscani, aveva allora pubblicato
Ho intervistato il silenzio, con prefazione di Giovanni Testori. Un vero caso letterario, come pure un successo editoriale è il nuovo libro. Fil rouge tra l’uno e l’altro è madre Monica, che Beltotto intervistò nel ’79: «Allora era una giovane monaca, oggi è diventata la Badessa di Valserena – racconta il giornalista –. Non ci siamo mai persi di vista, così è nata l’idea di raccontare la clausura 34 anni dopo. Cosa è cambiato? Con quelle suore ho fatto l’identica esperienza di silenzio intelligente e cordiale di allora. Sono cambiate, semmai, le domande di quelli che bussano alla loro porta, anche se la costante è un profondo bisogno». Insomma, per paradosso, questi luoghi a torto considerati 'fuori dal mondo' sono «necessari» agli uomini d’oggi aggiunge il regista Alfredo Traversa che nello spettacolo lascia fluire emozioni, dubbi e certezze, mettendole anche a confronto con la cronaca esterna, dal rapimento Moro alla caduta delle Torri Gemelle, affinché lo spettatore «possa compenetrare il pensiero e l’interiorità di donne reali». Le attrici sono donne che piangono, sorridono, cantano, si disperano, navigano pure su internet, senza mai rinunciare alla propria femminilità. «In questo momento storico dove la figura della donna subisce continue pressioni e distorsioni grazie ad un materialismo imperante – spiega il regista –
Il Silenzio è un’opportunità per riflettere e conoscere una realtà piena di luoghi comuni e stereotipi che nello spettacolo vengono azzerati svelando d’incanto la meraviglia e lo stupore del vivere una vita tra le mura di un monastero». Lo spettatore partecipa ai dialoghio, ma anche ai molti silenzi in scena: «È in quel silenzio – conlude il regista – che lo spettatore si rende conto della propria esistenza».