A un anno esatto dalla sua morte Bologna ma soprattutto la sua «basilica del cuore» San Domenico renderà omaggio a Lucio Dalla. Questa mattina alle 10.30 a presiedere la Messa di suffragio sarà l’amico di sempre del cantautore di piazza Grande il padre domenicano Bernardo Boschi. «Abbiamo deciso – racconta il frate biblista con un passato di studi all’École Biblique di Gerusalemme – di ricordare, con il consenso dei suoi familiari, Lucio nella basilica in cui veniva a pregare, a confessarsi e ci è sembrato bello fare iniziare questo rito proprio alle 10.30 nel momento in cui, un anno fa, è spirato in Svizzera».Sono tanti i ricordi che affastellano la mente di questo religioso molto dotto e, allo stesso tempo, alla mano sul suo amico Lucio conosciuto sul finire degli anni Sessanta che fu catturato dai racconti di questo frate sulla Bibbia e la «amata terra di Gesù »: «Mi è sembrato bello intitolare l’omelia che pronuncerò con queste parole Caro Lucio ti scrivo… per manifestargli quanto ci è mancato in questo lungo anno da 'quando sei partito…', ma anche raccontare la profonda vena mistica e religiosa che ha sempre albergato nell’animo di questo cantautore, un vero 'giullare di Dio' alla Fellini che, a mio giudizio, se era così radicato nella fede cattolica lo doveva soprattutto ai rudimenti di catechismo e di fede, appresi da sua madre». Padre Boschi estrae dall’album dei suoi ricordi le lunghe nottate trascorse con il suo amico Lucio a parlare di Gesù, alle sue domande sull’aldilà, al fatto che se lo trovava alle prime ore del mattino in ginocchio a pregare in San Domenico «tutto solo», al fatto che la sua forza stava anche nella sua «fede rimasta ancora infantile». La mente di padre Boschi corre ai funerali di un anno fa in San Petronio all’incipit della sua omelia, pronunciata a braccio, all’accostare l’animo dell’autore di canzoni come Caruso e Come profondo è il mare a Milan Kundera e alla sua «insostenibile leggerezza dell’essere»: «Rammento che la gente fu colpita dalle mie parole, dette a braccio, e dal fatto che raccontai la storia di un uomo geniale, credente a suo modo e delle sue devozioni personali come quella per padre Pio e ricordo che scoppiò un’ovazione al pronunciare le parole Buon Compleanno Lucio … ».Padre Boschi oltre a descrivere la figura di un Dalla credente, privo di ogni forma di «bigottismo», ne rivela un aspetto inedito: «Si preoccupava molto nella sua cerchia di amici del mondo della musica soprattutto durante gli anni della contestazione del 1968, nella maggioranza dei casi, agnostici di far loro riscoprire la bellezza di un rapporto con una fede personale e a volte mi diceva quasi con insistenza: 'Sai dobbiamo portare questo mio amico alla fede perché è molto smarrito….'. Non c’erano in lui tentativi di proselitismo ma la voglia di far scoprire la bellezza del dono della fede di cui Lucio era testimone a suo modo». Il profondo rispetto per la pratica dei sacramenti, come della penitenza e le visite «dei veri e propri tour» in basilica dove spiegava da vero «Cicerone» (gli dicevo, strappandogli un sorriso, citando Manzoni, quasi «come un libro stampato») ai suoi amici artisti la storia di un luogo di culto monumentale come san Domenico («impressionava con che passione spiegava le cose della fede ») sono altri particolari che emergono dalla mente di padre Boschi: «Ricordo che gli piaceva raccontare i simboli cristiani di questa chiesa o confrontarsi con un mio confratello sui temi dell’Aldilà, sul purgatorio, inferno e paradiso e poi mi diceva con il suo stile inconfondibile e la sua bella inflessione bolognese: 'più chiaro di così…'.E poi certamente memorabile è stato, dopo un concerto a San Remo, la sua esibizione in convento solo per noi domenicani dove ci cantò, per la gioia dei padri, Il Cielo… Anche questi erano i suoi gesti di inaspettata generosità. Era affascinato dalla storia del mio Ordine e ricordo che mi confidava di trovarsi più in sintonia con San Domenico che con San Tommaso d’Aquino, perché lo riteneva troppo dotto e intellettuale…». Il sorriso, la sua generosità ad oltranza, quello sguardo da menestrello e da folletto, il suo distacco dalle cose esteriori e – strano a pensarsi – da tutto ciò che «rappresentava chiasso e rumore» sono le istantanee che più tornano in mente a padre Boschi sul suo amico Lucio: «Vorrei che fosse ricordato per la sua arte, per il meglio delle sue canzoni, per la sua umanità ma anche per la sua fede e devozione, non codificabile e clericale, ma estremamente libera, tipicamente paolina, che è propria dei figli di Dio e che pochi, ahimé, hanno capito».