sabato 24 giugno 2017
La grande coreografa statunitense a Venezia con «Dance». In cartellone anche Furey, Sciarroni, Lecavalier, Michel, Orlin
Lucinda Childs

Lucinda Childs

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«Sono onorata di ricevere il Leone d’oro alla carriera, che sottolinea lo storico legame che ho con l’Italia. Ed anche con l’Europa che oggi offre più opportunità per i nostri lavori». Così la grande coreografa statunitense, ma residente a Parigi, Lucinda Childs, che lunedì compirà 77 anni portati con algida eleganza, ha ringraziato ieri sera la Biennale di Venezia ricevendo dalle mani del presidente Paolo Baratta la prestigiosa statuetta per la sezione Danza. La sua presenza segna anche il debutto della coreografa canadese Marie Chouinard alla guida della Biennale Danza con l'11° Festival Internazionale di Danza Contemporanea. Nove giorni di festival, sino al primo di luglio, con 26 coreografie in programma (nove prime nazionali e una prima europea), oltre a tre brevi creazioni originali dei coreografi di Biennale College e una nuova creazione di Benoit Lachambre per i danzatori del College, con 15 artisti invitati fra cui nomi storici come Louise Lecavalier, Benoît Lachambre, Robyn Orlin, Xavier Leroy, Mathilde Monnier.

Marie Chouinard, Lucinda Childs e Paolo Baratta

Marie Chouinard, Lucinda Childs e Paolo Baratta - ANDREA AVEZZU' www.andreaavezzu.com


Ma è la Childs, pioniera di quel minimalismo astratto che influenzerà generazioni di artisti, l’autentica star della manifestazione, aperta ieri sera con successo al Teatro alle Tese presso l’Arsenale di Venezia dalla riedizione di Dance, uno dei capisaldi della danza postmoderna datato 1979, sulle musiche di Philip Glass e le proiezioni dell’artista So LeWitt. Un’opera testimone di quell’esaltante momento artistico della New York anni ’70 in cui la Childs partecipò collaborando con Glass, Bob Wilson ed altri grandi. Per il futuro della danza, però, è ottimista: «La danza è una forma d’arte fragile, in perenne difficoltà, ma sono fiduciosa: i giovani coreografi non si fermano di fronte a nulla, perché si dedicano all’arte con amore».


E tra i coreografi più lanciati, è attesa stasera, con le sue contaminazioni fra diversi linguaggi, la canadese di Clara Furey che con Peter Jasko rivisita la favola di Hansel e Gretel in Untied Tales (The vanished power of the usual reign). Come pure richiestissimo è l’italiano Alessandro Sciarroni, che fra i tanti lavori si è di recente anche occupato del tema delle migrazioni e del loro impatto sulla cultura europea. Oggi in prima nazionale presenta a Venezia Chroma, esempio di danza concettuale di rigore formale ma al tempo stesso grande empatia con il pubblico. Ad esibirsi stasera un’altra star internazionale, Louise Lecavalier, icona della danza canadese che ha collaborato anche con David Bowie. Presenta in duo con Frederic Tavernini l’intenso balletto autobiografico So Blue.


Fra le figure più originali, da segnalare Dana Michel, afroamericana di Ottawa, Leone d’argento 2017 per la prima volta a Venezia dove il 27 giugno in prima italiana presenterà Yellow towel in cui stigmatizza e capovolge gli stereotipi della cultura black, attingendo alla propria autobiografia come motivo di ricerca. Da da tenere d’occhio anche le provocazioni a volte estreme
della sudafricana Robin Orlin che il primo luglio porterà in scena le contraddizioni del Sudafrica di oggi e il futuro delle nuove generazioni in un lavoro in prima italiana dal titolo degno di Lina Wertmuller, And you see…our honorable blue sky and enduring sun..can only be consumed slice by slice…

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