giovedì 23 marzo 2017
Paltrinieri passa al nuoto di fondo ed entra nell’élite degli “eclettici”: Weismuller e Radmilovic vinsero una decina di titoli in più di una disciplina
Il grande salto. Campioni che cambiano sport
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In quel tempo l’eclettismo era la normalità. Basti pensare che durante gli Antichi Giochi olimpici, quelli che dal 776 avanti Cristo al 393 dopo Cristo si svolsero ogni quattro anni ad Olympia nel Peloponneso, il pentathlon comprendeva sia discipline atletiche (corsa, salto e lanci) sia la lotta. Eccellere in più campi era considerato uno standard anche agli albori dei Giochi olimpici moderni - prima edizione ad Atene nel 1896 - ma ben presto la ricerca dei particolari e lo spostamento della frontiera della prestazione tecnica sempre più in là hanno indotto alla specializzazione. Le eccezioni confermano però la regola e sono ravvisabili in svariati settori. Volando oltreoceano si scopre l’ampia letteratura in materia di trasferimenti dall’atletica al football americano oppure dal basket all’atletica. Nella prima famiglia il caso più evidente è quello di Jim Hines, non un tipo qualsiasi ma il primo uomo a correre i 100 metri sotto i 10 secondi. Accadde ai Trials olimpici del 1968: due mesi più tardi lo sprinter conquistò il titolo a cinque cerchi e per le sue doti di velocità fu ingaggiato dai Miami Dolphins della Nfl.

Non giocò però mai una partita nella prima squadra. Dal basket all’atletica il passo fu breve per Jackye Joyner-Kersee, che divenne grande tra salto in lungo e eptathlon. Chi invece fece flop nella sua seconda vita agonistica fu Michael Jordan. La star dei Chicago Bulls lasciò i canestri per il diamante, ma con la mazza da baseball non fu la stessa cosa che con la palla a spicchi. In Inghilterra l’eclettico per definizione è il compianto John Surtees, scomparso appena qualche settimana or sono. Il suddito di Sua Maestà è stato finora l’unico nella storia del motorismo a conquistare il titolo iridato in sella a una motocicletta (3 volte nella classe 350 e quattro nella 500 a fine Anni Cinquanta) e a bordo di un Formula Uno: nel 1964 con la Ferrari.

Restando in tema motoristico come non citare il bolognese Alex Zanardi, due volte campione nella Formula Indy-Cart al volante e poi, dopo il terribile inci- dente, plurimedagliato ai Giochi paralimpici nell’handbike. Sfogliando gli annali a cinque cerchi si rintracciano numerose storie di campioni del passato e del presente capaci di partecipare ai Giochi in discipline differenti. A cavallo tra le due Guerre il nome che risalta di più è quello di Johnny Weissmuller in gara nel 1924 e del 1928 in due discipline: nuoto e pallanuoto. È proprio il nuotatore-attore - noto al grande pubblico per aver interpretato Tarzan sul grande schermo - il recordman di medaglie olimpiche in più sport: ben sei. Dietro di lui a quota 4 campeggiano il britannico Paul Radmilovic (nuoto e pallanuoto) e il tedesco Carl Schumann (ginnastica e lotta), mentre la prima donna è la sovietica Anfisa Retsova, tre ori tra sci di fondo e biathlon.

A Rio ha fatto notizia la canadese Georgia Simmerling, in gara nel ciclismo su pista dopo essere apparsa nello sci alpino a Vancouver 2010 e nello skicross del freestyle a Sochi 2014. La nordamericana non è l’unica ad aver fatto tris. Tornando indietro a Saint Louis 1904 si scopre l’epopea del tedesco Frank Kluger, capace in un’unica edizione di destreggiarsi con successo nel tiro alla fune, nella lotta e nel sollevamento pesi. Risultato: un argento e tre bronzi. I casi di vincitori di medaglie olimpiche in più discipline superano quota 80, mentre sono solo cinque quelli che solo saliti sul podio ai Giochi estivi e a quelli invernali: l’americano Eddie Eagan (pugilato e bob), il norvegese Jacob Tullin Thams (salto con gli sci e vela), la tedesca Christa Luding-Rothenburger (pattinaggio velocità e ciclismo su pista), la canadese Clara Hughes (ciclismo su strada e pattinaggio velocità) e la statunitense Lauryn Williams (atletica e bob). Quest’ultimo binomio è attualmente di moda, considerando che numerosi frenatori dei bob hanno un passato tra piste e pedane. L’ultimo in ordine di tempo ad aver intrapreso la carriera di bobbista è il siciliano Giuseppe Gibilisco, già campione del mondo di salto con l’asta.

Tra i medagliati olimpici siamo tutti curiosi di vedere il grande salto in acqua di Gregorio Paltrinieri che, come promesso, passa dalla vasca (800 e 1500 m. le sue specialità) alle gare di fondo in mare aperto. “Change” anche per due coppie di fratelli: gli svedesi Axel (ginnastica e tiro alla fune) e Daniel Norling (equitazione e ginnastica) e gli statunitensi John e Jennison Heaton, in bob e skeleton. Citazione d’obbligo poi per la doppietta dell’ungherese Alfred Hajos: due ori ad Atene 1896 nel nuoto e argento nella competizione d’arte a Parigi 1924. L’unica italiana in graduatoria è l’altoatesina Gerda Weissensteiner, oro nello slittino a Lillehammer 1994 e bronzo nel bob a Torino 2006. La striscia di atleti eclettici è quindi davvero lunga. E tra qualche mese potrebbe arricchirsi di un calibro da novanta. Circolano voci che Usain Bolt dopo il ritiro dalla pista (la sua ultima apparizione dovrebbe essere ad agosto) potrebbe darsi al calcio. La domanda sorge quindi spontanea: a differenza di Jim Hines riuscirà il Lampo a disputare almeno una partita nell’undici titolare?

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